26 Aprile 2024

Blitz anti terrorismo in Abruzzo: 10 arresti. C’è un Imam. Fondi neri per “Al-Nusra”

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I carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico di L’Aquila, stanno dando esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 indagati (8 di origine tunisina e 2 italiana), indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo.

Gli indagati, tramite alcune società, creavano numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro, in parte frutto di evasione fiscale, da destinare anche al finanziamento di attività riconducibili all’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”, nonchè in favore di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

In corso anche il sequestro di somme ed immobili per oltre un milione di euro. L’operazione si è svolta a seguito di una complessa indagine coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L’Aquila. Tra le persone finite in manette anche un Imam e una commercialista italiana.

L’indagine nasce nel 2015 ed è partita dalla posizione dell’Imam di Martinsicuro (Teramo) che aveva espresso posizioni anti occidentali basate sull’incitamento al terrorismo. Da lì sono cominciate le indagini dei carabinieri, sviluppate a livello nazionale e internazionale che poi hanno portato alla scoperta della rete terroristica sgominata dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di finanzia coordinati dalla procura distrettuale antiterrorismo dell’Aquila. Il dato emerge dall’intervento del comandante nazionale dei Ros, Pasquale Angelosanto, nel corso della conferenza stampa tenuta stamani all’Aquila. I fondi neri scoperti ammontano a oltre un milione di euro. L’indagine ha portato al controllo di 55 persone, all’iscrizione al registro degli indagati di 17 e all’arresto di 10.

Il principale indagato nell’inchiesta sul terrorismo scoperta dalla Procura antiterrorismo dell’Aquila è un tunisino, finito in carcere nell’operazione di stamani, che commerciava in tappeti e ristrutturazioni edili.

L’uomo risiedeva a Torino ma aveva la dimora ad Alba Adriatica (Teramo), come emerso nella conferenza stampa di stamani all’Aquila, ed organizzava il trasferimento di denaro in Siria e Turchia anche per “favorire il passaggio di aspiranti terroristi” in quei paesi.

“Il denaro veniva trasferito con operazioni illegali tra cui fatturazioni false, con trasferimenti con corrieri e anche con il pagamento di somme superiori ai dipendenti che poi portavano indietro la parte eccedente – ha spiegato il comandante regionale abruzzese della Gdf, Gianluigi D’Alfonso”.

Già dalle prime indagini è emerso l’ingiustificato flusso di denaro che transitava anche in Germania e Svezia. I movimenti ammontano a oltre un milione di euro.

“Abbiamo ragionevole certezza che il sodalizio colpito dai nostri provvedimenti oggi creava fondi neri che venivano trasferiti in Turchia, luogo dal quale venivano utilizzati per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti terroristi”. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Michele Renzo, nel commentare l’operazione della Dda, che ha portato ai dieci arresti nel Teramano. Renzo ha voluto poi fare i complimenti alle forze dell’ordine che hanno effettuato le indagini. “La grande capacità dei carabinieri di controllare il territorio e l’apporto indispensabile della Gdf per le competenze specifiche dimostrano che è indispensabile che le differenti forze di polizia debbano lavorare in maniera complementare per esaltare le loro competenze”.

“Non siamo qui per spargere paura ma per garantire che qualsiasi segnale sarà verificato nell’ambito delle nostre povere capacità”. Così il procuratore antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo, sulla operazione che ha portato a sgominare una organizzazione dedita ad attività antioccidentale che dall’Abruzzo aveva ramificazioni in tutta Europa. In riferimento alla pericolosità dell’organizzazione, il procuratore, nel corso della conferenza stampa che si è svolta all’Aquila, ha sottolineato che questa cellula terroristica è un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo “perché la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo”.

 


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