Il governo del Sud Sudan per retribuire i propri soldati li autorizza a stuprare le donne. E’ quanto sostiene rapporto dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nello stato africano.
Secondo il rapporto, quello autorizzato dal governo sudanese, sono stupri di gruppo come forma di compenso per i militari mentre molti oppositori, persino bambini, vengono bruciati vivi. L’Alto commissario per i diritti umani, Zeid Raad al Hussein, sostiene che ci sono prove che il principio con cui vengono retribuite le milizie filo-governative che affiancano l’esecito di liberazione del popolo del Sudan (SPLA) si basa sul “fai e prendi ciò che puoi”.
Nessuna paga, solo pagamenti in “natura” e ogni crimine contro l’umanità. “La portata ed i tipi di violenza sessuale – in primo luogo da parte del governo delle forze SPLA e le milizie affiliate – sono descritti con dettagli devastanti e spaventosi, così come l’atteggiamento quasi disinvolto, ma calcolato, di coloro che hanno massacrato civili, distrutto beni e mezzi di sussistenza”, ha detto l’Alto commissario Onu, Zeid Ra’ad. Nel rapporto che copre il periodo da ottobre 2015 a gennaio 2016, si precisa che “gran parte dei giovani miliziani rubano bestiame e proprietà private, rapiscono e stuprano donne e ragazze come forma di retribuzione”.
Inoltre, molti civili sospettati di sostenere l’opposizione, e tra loro anche bambini, sono stati bruciati vivi, impiccati agli alberi e tagliati a pezzi. Sia il governo che i ribelli sono stati accusati di perpretrare pulizia etnica, reclutare e uccidere bambini, torture, uso sistamatico degli stupri per terrorizzare i civili.
Secondo il rapporto, nel 2015 sono stati uccisi fino a novembre 10.533 civili, per lo più in modo deliberato. Sono stati inoltre documentati più di 1.300 casi di stupro tra aprile e settembre sono nel governatorato dell’Unità. Gli stupri non risparmiano i bambini: dall’inizio della guerra i casi su minori di 9 anni sono stati almeno 702.
Nel Sudan, diventato indipendente con un referendum nel 2011 dopo 30 anni di guerra con Khartum, si commbatte dal 2013 una guerra civile, tra le forze del presidente Salva Kiir e i ribelli del suo ex vice, Riek Machar.