2 Agosto 2025

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Verde e rifiuti, la giunta Occhiuto approva novità

santelli occhiuto

La Giunta municipale di Cosenza, presieduta dal Sindaco Mario Occhiuto, ha approvato, su proposta dell’Assessore  alla sostenibilità ambientale, manutenzione, ciclo dei rifiuti, raccolta differenziata e protezione civile, Carmine Vizza, alcuni importanti progetti volti ad ottimizzare l’attuale sistema di raccolta differenziata e a riqualificare il verde urbano.
La Giunta ha, intanto, approvato il progetto definitivo per la realizzazione, nell’ex area mercatale di Vaglio Lise, di un nuovo centro di raccolta comunale (Isola ecologica) che si va ad aggiungere all’Isola Ecologica “Vecchia Stazione”, ubicata nell’area dell’ex Caffè Letterario, inaugurata nel mese di aprile di quest’anno.

“Il progetto definitivo approvato oggi in giunta per la realizzazione nell’area di Vaglio Lise di una nuova Isola ecologica – ha sottolineato l’Assessore Carmine Vizza – rappresenta un nuovo tassello di una best practice che rimane uno dei punti chiave del programma del Sindaco Occhiuto. Alla realizzazione del nuovo centro di raccolta comunale – ha aggiunto Vizza – si arriva anche in considerazione del consenso  riscosso presso i cittadini dall’Isola ecologica Vecchia Stazione”.

L’importo complessivo dei lavori per la realizzazione della nuova isola ecologica di Vaglio Lise è di 350 mila euro “che – ha detto ancora l’Assessore Vizza – arriveranno dalla partecipazione del Comune di Cosenza al bando pubblicato dalla Regione Calabria e finalizzato alla nascita di nuove isole ecologiche per l’implementazione sul territorio regionale della raccolta differenziata”.

Altro importante provvedimento assunto oggi dalla Giunta comunale è quello relativo all’approvazione del progetto definitivo per la riqualificazione di alcune aree verdi.
Un provvedimento che conferma la particolare attenzione dell’Amministrazione comunale nei confronti degli spazi di verde urbano.

Con l’approvazione del progetto, si procederà ad interventi di ripristino di tutti gli impianti e dei sistemi di irrigazione, nonché alla formazione di un nuovo manto erboso nelle aree dei parchi “Nicholas Green”, “Corrado Alvaro” e “Grazia Deledda”. Previsti, inoltre, arredi e strutture ludiche.

In aggiunta, sempre nell’ambito del progetto approvato oggi dalla Giunta comunale, è prevista la realizzazione di 4 sgambatoi per cani, da realizzare all’interno di 4 aree pubbliche idonee ad essere attrezzate ed ubicate in prossimità dei seguenti toponimi: Parco “Emilio Morrone” (lato via Galluppi-via Acri), Via dell’Accoglienza, Parco “Corrado Alvaro” (Via Padre Giglio) e Giardino “Fabio Aroni” (via G.Marafioti). Si tratta di spazi opportunamente recintati e attrezzati, dedicati agli amici a quattro zampe, nei quali i proprietari potranno far correre i loro animali in assoluta libertà e serenità e che saranno fruibili in condizioni di sicurezza.

“Con queste realizzazioni – sottolinea l’Assessore alla sostenibilità ambientale Carmine Vizza – l’Amministrazione comunale intende promuovere sempre più la cultura del rispetto degli animali e il principio della corretta convivenza con gli stessi. Ma si tratta anche di un gesto di attenzione e sensibilizzazione verso tutti i nostri concittadini, che possiedono uno o più cani,  che non dispongono di spazi liberi adeguati”.  La progettazione definitiva ha individuato, per ogni singola area destinata agli sgambatoi, una recinzione a giorno dotata di cancello pedonale, l’installazione di una fontanella, la realizzazione di una pavimentazione drenante di ampiezza pari a 20 mq., l’installazione di un punto informativo nel quale saranno indicate le regole e le modalità di utilizzo.

L’importo complessivo dei lavori per la riqualificazione delle aree verdi e per la realizzazione degli sgambatoi è di 250 mila euro. La Giunta ha, infine, approvato, sempre su proposta dell’Assessore Vizza, titolare anche della delega alla protezione civile, lo studio di microzonazione sismica e condizione limite per l’emergenza (CLE) del territorio comunale che sarà recepito sia nel PSC (Piano Strutturale Comunale) che nel Piano di protezione civile comunale.

‘Ndrangheta, accesso antimafia a Seregno dopo dimissioni consiglieri

municipio seregnoIl ministro dell’Interno, Marco Minniti ha delegato il prefetto di Monza Brianza ad esercitare l’accesso presso il Comune di Seregno per la verifica della sussistenza di collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso.

Il prefetto ha anche proposto lo scioglimento e disposto la sospensione del consiglio comunale con la nomina di un commissario prefettizio, il prefetto Antonio Cananá, per la provvisoria amministrazione dell’ente, a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.

Stamane si era dimesso in blocco tutto il corpo consiliare della Lega Nord, 8 consiglieri in tutto, tra cui il vicesindaco Giacinto Mariani, indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta (Ignoto 23) sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria in Brianza. A ruota si erano dimessi anche i consiglieri di Forza Italia, della minoranza, centrosinistra e liste civiche, che questa mattina hanno deciso in massa di abbandonare l’incarico. Ciò ha inevitabilmente determinato la decadenza della giunta e lo scioglimento dell’assise.

Gli sviluppi a Seregno dopo la maxi inchiesta della procura di Monza e della Dda di Milano sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in comune e hinterland che ha portato anche all’arresto, fra gli altri, del sindaco azzurro Teodoro Mazza ed il consigliere Stefano Gatti, oltre all’iscrizione nel registro degli indagati di Mario Mantovani, ex vicepresidente della regione Lombardia.

Piccoli comuni, la legge Realacci approvata dopo 16 anni

piccoli comuniROMA – Ci sono voluti 16 anni e 4 legislature, ma alla fine anche la politica si è resa conto che i piccoli comuni sono un’opportunità per l’Italia e non una questione marginale da trascurare. Il provvedimento a sostegno dei borghi e dei centri minori, che porta la firma del presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci (Pd), alla quale si è aggiunta poi quella della parlamentare M5S Patrizia Terzoni, diventa legge dopo l’approvazione definitiva di oggi al Senato avvenuta praticamente all’unanimità dei presenti: 205 sì e 2 soli astenuti.

Il via libera al testo che aiuterà ben 5.567 dei 7.998 comuni esistenti in Italia viene salutato con soddisfazione da forze politiche, governo, regioni, sindaci, Coldiretti. Anche se il più felice oggi è Ermete Realacci che si è impegnato per questo risultato dal 2001. “Oggi è una bella giornata per l’Italia”, commenta, anche perché si tratta di realtà che “amministrano più della metà del territorio nazionale” in cui vivono “oltre 10 milioni di persone”.

E alla domanda sul perché ci siano voluti 16 anni per approvare un ddl che ora tutti dicono di volere, lui risponde citando la celebre frase di Proust: “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”. Tradotto: prima la politica “non era mai “settata” su questa idea di Italia”. Solo ora “si è resa conto dell’importanza dei piccoli comuni” che hanno dato grande prova di sé “anche in occasione del terremoto”. “Ora però ci dovrà essere una sinergia con le regioni”, avverte il presidente della Conferenza delle regioni Stefano Bonaccini che definisce il via libera alla legge “un fatto positivo e utile”. “E attendiamo il confronto sui decreti attuativi”, dice anche Roberto Pella vicepresidente dell’Anci.

Ed è importante per tutti l’istituzione di un Fondo per aiutare i centri minori a salvarsi da spopolamento e degrado. A cominciare dal presidente dell’Anci Antonio Decaro che saluta con gioia la norma che “finalmente dà il via all’agenda del controesodo” perché “ai borghi – sottolinea – servono politiche differenziate”. E’ vero che le risorse del Fondo sono “esigue”, come fanno notare Bonaccini, la Lega e la capogruppo di SI al Senato, Loredana De Petris, perché si tratta di 100 milioni di euro in tutto: 10 mln per il 2017 e 15 per ogni anno dal 2018 al 2023, ma significativa è “l’inversione di tendenza”. Come sottolinea anche il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che definisce il voto “una bella notizia”.

Il testo, osserva il ministro dell’Ambiente Galletti, prevede anche “un insieme di azioni che vanno a prevenire il dissesto idrogeologico” e consentiranno “riqualificazione degli edifici” ed “efficienza energetica”. Ma borghi e piccoli centri non sono importanti solo per la salvaguardia del territorio e dell'”identità nazionale”, ma anche perché “custodi di tradizioni culinarie” e garanti di produzioni Dop, come osserva Coldiretti che definisce quella di oggi “una legge storica”. E come evidenzia il ministro dell’Agricoltura Martina secondo il quale la legge “valorizza le peculiarità di tanti piccoli comuni” anche da un punto di vista agricolo.

In questo litigioso scorcio di fine legislatura, quello sui piccoli comuni è uno dei pochi provvedimenti che riscuote consenso unanime. Il blog di Grillo ne parla come di “una proposta del Movimento”. Maggioranza, Pd in testa, commenta con entusiasmo. E persino il centrodestra e le opposizioni, che rimarcano come si sarebbe potuto “fare molto di più”, alla fine convengono perché, “seppur timido”, come dice il senatore FI Giovanni Piccoli, “è comunque un bel passo avanti”. (di Anna Laura Bussa per l’Ansa)

Maltempo, allerta meteo arancione in Calabria

maltempoAllerta meteo arancione in Calabria. Il transito di una perturbazione sul Mar Ionio determinerà condizioni di instabilità sulle regioni meridionali e in particolare nella nostra regione, dice il bollettino emesso oggi dal dipartimento di protezione civile.

L’avviso prevede dalla tarda serata di oggi, giovedì 28 settembre, precipitazioni a carattere prevalentemente di rovescio o temporale, sulla Basilicata, sulla Puglia e sulla Calabria, specialmente sui settori ionici centro-settentrionali. I fenomeni temporaleschi saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, forti raffiche di vento e locali grandinate.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di oggi, giovedì 28 settembre, allerta arancione sui versanti ionici centro-settentrionali della Calabria e allerta gialla sul resto della Calabria e sulla Puglia nelle aree del Salento, Basso Fortore, Gargano e Tremiti, Tavoliere, Cervaro e Carapelle.

Nella giornata di domani, venerdì 29 settembre, permane l’allerta arancione sui settori ionici centro-settentrionali della Calabria. Inoltre è stata valutata allerta gialla sul versante meridionale della Basilicata, sulle restanti aree della Calabria, sulla Puglia.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it), insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.

La Cassazione mette una pietra tombale sul caso Pantani

Marco Pantani
Marco Pantani

Il caso giudiziario sulla morte di Marco Pantani è chiuso. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’avvocato Antonio De Rensis, difensore dei familiari del campione di Cesenatico, contro l’archiviazione decisa dal Gip di Rimini a giugno 2016.

L’inchiesta bis sulla morte di Pantani, trovato il 14 febbraio 2004 nel residence “Le Rose” di Rimini, era stata riaperta nel 2014 su sollecitazione della famiglia che chiedeva di indagare sull’ipotesi di un fatto violento. Ma la Procura riminese aveva concluso che non c’erano né possibili indizi che si trattasse di omicidio e tantomeno di possibili assassini, e neppure di un ipotetico movente.

Un’impostazione condivisa dal giudice con l’archiviazione, ma non dall’avvocato De Rensis che aveva impugnato il provvedimento. Ma ora la Cassazione, come riporta la stampa locale, ha definitivamente chiuso la questione.

Marlane, arriva altra inchiesta. Sequestrato stabilimento: 7 indagati

Marlane Marzotto Praia a MarePAOLA (COSENZA) – I carabinieri del Noe di Catanzaro hanno sequestrato lo stabilimento della Marzotto – Marlane di Praia a Mare, dismesso nel 2004, nell’ambito di una inchiesta della Procura di Paola sul decesso di 30 operai e la malattia di altri 12 provocati, secondo l’accusa, dalle esalazioni tossiche sprigionate dalla sostanze usate nella produzione.

Sette le persone indagate. Una precedente inchiesta si è conclusa nei giorni scorsi con 12 assoluzioni in appello (stessa assoluzione in primo grado), per casi antecedenti a quelli presi in esame adesso. Il sequestro è stato disposto dal procuratore di Paola Pierpaolo Bruni e dal pm Teresa Valeria Grieco.

Nei confronti degli indagati, sono ipotizzati i reati di omicidio colposo e lesioni gravissime colpose. Le cause di decessi e lesioni, per gli investigatori, sarebbero legate ad una serie di omissioni in ragione delle quali i dipendenti non sarebbero stati adeguatamente protetti nel processo di lavorazione del tessuto, compresa la tinteggiatura con l’uso di sostanze ritenute cancerogene.

Nella nuova inchiesta sono indagati l’ex sindaco di Praia a Mare Carlo Lomonaco, coinvolto in qualità di responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003; l’ex amministratore delegato del gruppo Marzotto dal ’97 al 2001 Silvano Storer; il responsabile dello stabilimento dal ’96 al 2001 Vincenzo Benincasa; il responsabile del reparto tintoria dall’89 al 2003 Salvatore Cristallino; l’amministratore delegato e vice presidente della Marzotto Spa dal 2001 al 2004 Ernesto Antonio Favrin; il responsabile dello stabilimento dal 2003 al 2004 Attilio Rausse; il responsabile del reparto finissaggio dall’86 al 2004 Ivo Comegna.

Taglia alberi abusivamente in bosco comunale, denunciato

taglio alberi mesoraca cc forestaliMESORACA (CROTONE) – I carabinieri forestale di Crotone hanno scoperto un’area boschiva di proprietà del comune di Mesoraca in località Bruciamante – Macchia del Forno 14 alberi tagliati furtivamente. Le ceppaie relative erano state abilmente occultate. Il lotto era in consegna ad una ditta boschiva che si era aggiudicata la lavorazione per conto del comune.

Il taglio del lotto boschivo di proprietà del comune di Mesoraca era ormai giunto quasi alla fine. Nel corso di un sopralluogo volto a controllare la regolarità dell’esecuzione i militari hanno accertato il taglio recentissimo di 14 alberi (13 faggi e un ontano) le cui ceppaie erano state abilmente occultate per mascherarne il furto. Il lotto era ancora in consegna ad una ditta boschiva che si era aggiudicata la lavorazione per conto del comune.

L’intervento dei militari verosimilmente ha impedito che venissero abbattuti e trafugati altri alberi. Il rappresentante della ditta presente sul luogo è stato segnalato alla Procura della Repubblica per furto aggravato e deturpamento di bellezze naturali. Gli è stato elevato anche un verbale amministrativo di poco meno di 500 euro per violazione alle prescrizioni di massima e di polizia forestale, il regolamento che disciplina il taglio degli alberi.

Un’altra perdita è stata così assestata al patrimonio boschivo, già pesantemente colpito dai rovinosi incendi occorsi nel corso dell’estate. Per ogni albero distrutto, oltre alle numerose valenze ambientali e culturali venute meno, ci sarà un po’ meno di carbonio fissato sulla Terra, con tutto quello che ne consegue per la sostenibilità.

Spetterà ora all’Amministrazione comunale rivalersi sulla ditta boschiva per il danno economico subito in seguito all’abbattimento e trafugamento degli alberi che dovevamo rimanere in dote al bosco, così come era previsto nel piano e nel progetto di taglio.

Arrestato il “Barba”, figlio del “cassiere” della Banda della Magliana

Personale della Guardia di finanza di Roma ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale capitolino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 4 persone accusate di trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Nel contempo i militari hanno sequestrato 2 società di capitali e le quote del capitale di una terza società, per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro.

Target principale delle investigazioni, condotte dagli specialisti del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Roma, è stato Massimo Nicoletti, 53enne con precedenti, figlio del noto Enrico, ritenuto storico cassiere e “riciclatore” della “Banda della Magliana”.

Massimo Nicoletti – conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di “Barba” (di qui il nome dell’operazione delle fiamme gialle) – è gravato da precedenti di polizia per traffico di droga, usura, estorsione, oltre ad essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

Le indagini, iniziate nel dicembre 2015, sono state sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti economico- patrimoniali, consentendo – spiega una nota – di individuare il circuito relazionale del Nicoletti il quale – ancorché in maniera occulta, attesi i trascorsi giudiziari – è emerso come dominus di rilevanti investimenti nel mercato immobiliare dell’hinterland romano.

Tra le varie iniziative imprenditoriali spicca la realizzazione di un importante complesso residenziale, composto da ben 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di euro di sospetta provenienza.

Due le società di capitali utilizzate per la realizzazione di tali investimenti, la Koros Srl e la Dama Investment Srl entrambe con sede a Roma: la prima, utilizzata per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata dell’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali.

Secpndo l’accusa, le citate società, oggi sequestrate, erano di fatto gestite da Nicoletti in quanto i formali soci e amministratori erano meri “prestanome” che, per di più, operavano anche a favore di altri due noti pregiudicati gravati da precedenti di polizia per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, violenza e truffe.

I due, destinatari di ordinanza di custodia cautelare e tuttora oggetto di ricerche anche all’estero, avrebbero “schermato” al pari di Nicoletti, i loro rilevanti apporti di capitale, di origine ignota, intestando le partecipazioni societarie a congiunti e soggetti contigui – anch’essi, pertanto, qualificabili come prestanome – allo scopo di eludere la normativa antimafia ovvero favorire operazioni di riciclaggio.

In questo contesto, si inseriva la figura dell’imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza custodiale, che sarebbe stato in affari con “Barba” ed incaricato della gestione dei rapporti con gli occulti finanziatori delle lucrose speculazioni immobiliari.

Più in particolare, Mattei avrebbe agito come factotum di Nicoletti: incaricato solo formalmente dell’amministrazione della Dama Investment Srl, era privo di qualsivoglia autonomia decisionale e, di fatto, “asservito” a Nicoletti, cui riferiva tutte le vicende gestionali della società.

Nel corso delle indagini emergeva come, anche a causa della profonda crisi del settore immobiliare, i compartecipi/finanziatori occulti del Nicoletti, avendo deciso di desistere dagli investimenti iniziali, pretendessero la restituzione delle provviste finanziarie conferite: pretese non onorabili perché i relativi capitali erano stati “drenati” da Nicoletti. Ne scaturivano minacce nei confronti di Mattei, che veniva pure selvaggiamente picchiato, tanto da essere costretto a far allontanare i propri familiari dall’abitazione.

Oltre a Nicoletti e Mattei, sono stati raggiunti dalla misura cautelare altri due soggetti. È stato, inoltre, eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale, delle quote societarie e dell’intero compendio aziendale della Dama Investment con sede a Roma, operante nel settore della “compravendita di beni immobili effettuata su beni propri”; del capitale sociale, delle quote societarie e dell’intero compendio aziendale della Koros con sede a Roma, attiva nelle “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”; della quota di partecipazione pari al 32% del capitale sociale della E.L. Immobiliare 2007 Srl con sede a Rocca Priora (Roma), esercente l’attività di “costruzione, acquisto, vendita e locazione di beni immobili di proprietà”. Il valore delle quote ammonta a olltre 5 milioni di euro.

Tra i beni in sequestro spicca il rilevante patrimonio immobiliare facente capo alla Koros composto – come detto – da 42 beni immobili (13 villini e 29 box), siti a Roma in località Vermicino.

Nel corso dell’operazione Barba sono stati impiegati sul campo più di 80 Finanzieri, che hanno effettuato, altresì, numerose perquisizioni.

Rende, un arresto e due denunce per tentata e estorsione e ricettazione

La caserma dei carabinieri della compagnia di Rende
La caserma dei Carabinieri della Compagnia di Rende

I carabinieri della stazione di Torano Castello, hanno arrestato un 36enne di Napoli in ottemperanza a un ordine di carcerazione emesso dal tribunale partenopeo. Il trentaseienne è accusato di tentata estorsione aggravata commessa a Napoli nel marzo 2015.

I militari, dopo aver notificato al giovane il provvedimento, che dispone la reclusione di anni 3 e mesi 6 lo hanno tradotto presso la casa circondariale di Cosenza.

I militari delle stazioni carabinieri di Rose e Luzzi, hanno denunciato in stato di libertà un 40enne di nazionalità rumena per i reati di “Porto di chiavi alterate e grimaldelli e ricettazione”. Gli uomini dell’Arma nel corso della perquisizione personale e veicolare hanno rinvenuto attrezzi da scasso, un passamontagna e un’autoradio provento di furto.

Dai successivi accertamenti è emerso inoltre che l’autovettura era priva di assicurazione. Al quarantenne è stato proposto per il Foglio di Via Obbligatorio con divieto di ritorno per anni 3 nei comuni di Luzzi, Rose e Bisignano. Il mezzo e il materiale rinvenuto sono stati sottoposti a sequestro.

A Lattarico è stato invece denunciato in stato di libertà un 45enne cosentino di per il reato di “ricettazione”. I militari del posto, nel corso di perquisizione domiciliare hanno rinvenuto un motocoltivatore completo di cassone, fresa ed aratro e una motopompa oggetto di furto a Lattarico nel mese di agosto. La refurtiva veniva restituita ai legittimi proprietari.

Scoperti 335 falsi braccianti, denunciati insieme a imprenditore agricolo

falsi braccianti335 falsi braccianti e un imprenditore agricolo sono stati denunciati dalla Guardia di finanza di Corigliano Calabro, per una truffa ai danni dell’Inps, che sarebbe stata consumata dalla cooperativa agricola di Francesco Caputo, di Corigliano, mediante false assunzioni di dipendenti, con un danno alle casse dello stato per oltre 800.000 euro.

Secondo le indagini, coordinate dalla procura di Castrovillari, l’impresa presentava, all’ente previdenziale, falsi contratti di fornitura di frutta e contratti di comodato d’uso gratuito o di affitto di terreni riconducibili a soggetti ignari, completamente estranei alla truffa, nonché fasulle denunce aziendali trimestrali, attestanti l’impiego, mai avvenuto, di operai, al fine di consentire l’indebita percezione di indennità di disoccupazione, malattia e maternità.

Nel corso delle indagini sono state acquisite informazioni dai proprietari dei terreni estranei alla truffa e attraverso l’analisi documentale sono state ricostruite le false dichiarazioni e comunicazioni all’Inps del falso dal datore di lavoro.

Oltre 27.000 le giornate lavorative mai effettuate e comunicate, che hanno fittiziamente generato falsi costi di personale per oltre 1.500.000 di euro e nessun ricavo.

Al termine delle indagini, il rappresentante legale dell’impresa è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari per truffa aggravata ai danni dell’ente previdenziale e falso, mentre, i 335 falsi braccianti, sono stati segnalati per il reato di truffa aggravata, in concorso con il fittizio datore di lavoro.

Stx, accordo raggiunto tra Italia e Francia: Fincantieri avrà il 51%

Gentiloni Macron Fincantieri StxUn accordo fatto tra Francia e Italia sulla vicenda Fincantieri Stx. Emanuel Macron e Paolo Gentiloni in un summit bilaterale hanno raggiunto un compromesso sui cantieri Stx di Saint Nazaire, con il colosso italiano che resta leader con il 51 per cento, come chiedeva l’Italia, sia pur con un 1% a prestito dallo Stato francese e la Francia che mantiene un ruolo strategico nei cantieri.

L’intesa su Fincantieri e l’impegno per il militare navale era nell’aria da giorni, è lo sblocco della Tav Torino-Lione da parte di Macron a dare sollievo al governo italiano, rimasto in stand by negli ultimi mesi dopo lo stop d’oltralpe.

Nonostante le tensioni tra i due paesi e le pressioni subite contro l’accordo, a Lione ha vinto la volontà politica di Italia e Francia di trovare un accordo e di non guastare i rapporti tra i due paesi cugini che, come hanno sottolineato sia Macron sia Gentiloni, hanno l’onere della ricostruzione europea e di “un’ambizione – afferma il premier italiano – che tra 3-4 anni” rischia di essere inutile.

Fincantieri avrà il controllo dei cantieri francesi e la nomina di presidente e direttore generale con 4 membri in un cda di 8. La soluzione “creativa” escogitata per soddisfare le due parti è che Parigi potrà revocare l’1% in prestito per 12 anni per formare il 51% ma solo a condizione di un inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali presi. E, in quel caso, il gruppo italiano potrà rivendere il 50% alla Francia. In Italia la Lega polemizza considerando la soluzione un cedimento italiano ma per Gentiloni si tratta di “un ottimo accordo che consente al socio industriale di gestire e alla Francia di avere garanzie sul piano del lavoro e delle tecnologie”.

Anche Macron, anche lui nel mirino delle critiche dei protezionisti, difende l’intesa parlando di “equilibrio” tra “leadership industriale” italiana e ruolo strategico francese. Una soluzione che forse non convince i mercati ma serve alla politica per rafforzare la cooperazione tra i due paesi. In un momento di debolezza europea, sia Macron sia Gentiloni hanno bisogno di un asse tra i due paesi mediterranei. Al punto che il presidente francese si spinge ad immaginare un ‘trattato del Quirinale” con l’Italia sulla falsa riga del trattato dell’Eliseo con la Germania per una cooperazione rafforzata tra Roma e Parigi. E sul bilancio comune così come su un impegno per lavoro e investimenti a Lione arriva il completo via libera italiano a lavorare insieme. E l’avvio del progetto per una partnership Fincantieri-Naval group con l’obiettivo di un colosso mondiale di difesa navale e militare potrebbe essere un passo per facilitare la difesa comune.

Ed è anche per favorire, a partire dal vertice di venerdì a Tallin l’avvio dell’agenda dei “paesi ricostruttori”, come dice Macron prendendo spunto dalla sua road map indicata ieri alla Sorbonne, che nei colloqui del summit di Lione si evita con cura la vicenda Tim-Vivendi. “Non è politica di Stato, dobbiamo essere modesti”, mette in chiaro il presidente francese separando la vicenda Fincantieri dal contenzioso dell’Italia con la società telefonica francese che potrebbe spingere il governo a usare il golden power. Anche il presidente del consiglio italiano, d’altra parte, ci tiene a tener divisi i due dossier, come dimostra il rinvio a domani dell’ultima riunione del Comitato interministeriale. “Sono aziende private a cui chiediamo solo il rispetto delle leggi italiane e delle regole europee, in Italia come in Francia”, chiarisce Gentiloni.

Muore dopo il trapianto di cuore. Medici: “Organo era perfetto”

trapiantoUn uomo di 60 anni è morto all’ospedale San Camillo di Roma due giorni dopo un trapianto di cuore avvenuto all’ospedale San Raffaele di Milano. Il donatore, ha spiegato il direttore dell’unità di cardiochirurgia del San Camillo, Francesco Musumeci, “era un uomo di 46 anni, deceduto in piscina, e che aveva riportato danno cerebrale”. Al San Raffaele è stata quindi effettuata la coronografia ed un esame ecocardiografico, che hanno dato esito normale. “Gli esami hanno cioè dimostrato che il cuore era in condizioni perfette”. L’uomo ha riportato, ha proseguito, “un danno cerebrale irreversibile e si è proceduto all’espianto”.

Inoltre non aveva utilizzato alcun farmaco cardiologico particolare. Il cuore espiantato, ha ribadito “era perfettamente funzionante e tutte le procedure e linee guida standard sono state rigidamente seguite. Tutto è stato fatto con estrema responsabilità e precisione sia dall’ospedale San Raffaele sia dal San Camillo e le notizie riportate non rispondono a verità”.

I medici – “Il cuore trapiantato dalla coronarografia era risultato normale, cioè nelle condizioni di essere trapiantato”, ha spiegato il direttore del Centro Nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa. I controlli avevano verificato la normale funzione cardiaca ed il trapianto è avvenuto nei tempi stabiliti. Il cuore ”era in condizioni perfette, sano e con tutti i parametri per poter essere essere impiantate”, ha detto anche il direttore dell’unita’ di cardiochirurgia del San Camillo, Francesco Musumeci affermando che quanto riportato dai quotidiani in merito che fosse malato è “totalmente falso”.

La procura – Una consulenza medico legale disposta dalla procura di Roma ha invece stabilito che non era idoneo il cuore trapiantato nel paziente. L’accertamento tecnico è inserito nel fascicolo inviato dai pm di piazzale Clodio, per competenza territoriale, ai colleghi di Milano. La procura ha aperto un fascicolo per “omicidio colposo” giunto a Milano “perché l’errore medico (questa l’ipotesi) si sarebbe consumato al S. Raffaele”.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato “verifiche” spiegando che la notizia, se confermata è “gravissima e inaccettabile”, anche perché riguarda “un sistema come quello italiano sui trapianti, che ha una procedura tra le migliori al mondo”.

Legavano pazienti a letto, sospeso un sacerdote

maltrattamenti forlìLegavano a letto, alle sedie o ai termosifoni pazienti anziani con patologie psichiatriche perché mancava organico. E’ successo in una casa di cura a Predappio, in provincia di Forlì-Cesena, dove la Polizia ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio nei confronti di un sacerdote di 60 anni, direttore di una struttura religiosa-socio assistenziale, e della sua più stretta collaboratrice, una donna quarantenne.

I due sono ritenuti, in concorso, responsabili del reato di maltrattamenti nei confronti di anziani pazienti della casa di cura “Opera San Camillo”, che fa parte omonima Fondazione. Nella struttura sono ospitati almeno una trentina di anziani. Le indagini sono state condotte dai poliziotti dalla Squadra Mobile di Forlì e del Servizio centrale operativo. Gli investigatori hanno svolto indagini piazzando anche videocamere nascoste all’interno della struttura che ritraevano i maltrattamenti.

I degenti venivano legati con delle cinghie ai lettini, sulle sedie a rotelle o anche ai termosifoni, anche se non davano segni di alterazione. Il pretesto per legare i pazienti, sarebbe stata l’insufficienza di personale, ovvero il timore dei vertici che se venivano lasciati liberi potevano fare danni, per questo era meglio impedirgli di muoversi.

Corcorsi truccati, indagato rettore università di Napoli: “Favorì figlio ministro”

Il rettore dell'Università Suo Orsola Benincasa, Lucio D'Alessandro
Il rettore dell’Università Suo Orsola Benincasa, Lucio D’Alessandro

Il rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Lucio D’Alessandro, risulta indagato dalla Procura partenopea perché avrebbe favorito un figlio di Ortensio Zecchino, ex ministro all’Università dei governi D’Alema e Amato, nell’assegnazione di un posto di ricercatore al Suor Orsola. Lo scrivono alcuni media, tra cui il Mattino e il Fatto. Né Ortensio Zecchino né il figlio Francesco risultano indagati.

A Lucio D’Alessandro ed agli altri componenti della commissione, Giovanni Coppola, Anna Giannetti, Alessandro Viscogliosi, è stato notificato un avviso di conclusione indagini. Per il rettore del Suor Orsola, al termine dell’inchiesta condotta dal pm Graziella Arlomede, avanzata l’ipotesi di concorso in abuso di ufficio.

Appicca un incendio a Pellaro, arrestato un 43enne

incendi-pioggiaAppicca il fuoco in un bosco, ma è stato sorpreso e arrestato. Si tratta di Giuliano Romano, 43enne già noto alle forze dell’ordine. I carabinieri forestali di Reggio Calabria lo hanno sorpreso nella frazione Pellaro mentre appiccava il fuoco in tre diversi punti di un bosco con lo scopo di provocare un incendio

Le fiamme divampate, che hanno danneggiato la vegetazione presente, tipica della macchia mediterranea, si sono spente da sole per via della pioggia abbondante caduta nella zona. I carabinieri hanno anche sequestrato l’accendino che l’uomo aveva utilizzato per appiccare l’incendio.

Il giudice ha successivamente convalidato l’arresto di Romano disponendo nei suoi confronti l’obbligo di presentazione quotidiana all’autorità giudiziaria.

Ius soli. Tensione nella maggioranza, Lupi (Ap): “Il discorso è chiuso”

Maurizio Lupi
Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Ap

E’ polemica nella maggioranza di governo sullo Ius soli. Alternativa popolare, il movimento del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha alzato le barricate davanti alla volontà del Partito democratico di approvare entro ottobre la norma che dà diritto alla cittadinanza a chi nasce sul territorio nazionale.

Ap dopo aver puntualizzato nei giorni scorsi che non avrebbe votato il testo in caso di fiducia ribadisce: “per noi la questione è chiusa, se ne potrà riparlare alla prossima legislatura”, ha sottolineato il coordinatore nazionale del partito di Alfano, Maurizio Lupi al termine della direzione. “Serve una legge – ha detto – ma una buona legge. Ora sarebbe un errore avere altre forzature in Parlamento sullo Ius Soli. Per noi si tratta di una questione chiusa per quanto riguarda questa legislatura. Se ne potrà riparlare alla prossima legislatura”, dice ancora Lupi al termine della direzione nazionale di Ap.

“Non ritengo corretta la valutazione di chi dice che non è tempo di fare la legge sullo ius soli. Si deve fare perché crea integrazione ed è una risposta all’inquietudine e alla paura. Non c’è tempo sbagliato per un diritto sacrosanto”, replica il portavoce Pd Matteo Richetti. “Cerchiamo una maggioranza parlamentare per un provvedimento in cui crediamo. Non vogliamo mettere in difficoltà il governo ma la posizione del Pd sullo ius soli non si sposta di un millimetro”, aggiunge.

Ieri l’appello dei vescovi sulla cittadinanza. In mattinata l’appello a una approvazione della legge sulla cittadinanza (venuto nei giorni scorsi anche dai presidenti delle Camere), è stato fatto anche dal ministro della Cultura Franceschini.

“Diciamo al governo basta inseguire la destra. Gentiloni dimostri forza e autonomia. Lo ius soli riguarda la vita e i diritti di 800 mila ragazzi. Questo conta molto di più di Alfano e del suo partito. Il vero regalo alla Lega è inseguire le sue politiche”, afferma Roberto Speranza, coordinatore di Mdp.

Intanto in commissione Difesa al Senato la maggioranza e il governo vanno sotto sulla delega per la revisione del modello professionale delle forze armate con Mdp che vota con l’opposizione.

Arrestato imprenditore alberghiero a Cosenza: “Bancarotta fraudolenta”

Guardia di Finanza CosenzaI militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Cosenza, hanno arrestato e posto ai domiciliari un imprenditore cosentino, Mimmo Barile, 61 anni, operante nel settore degli Hotel di lusso, con l’accusa di bancarotta fraudolenta.

Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Cosenza su richiesta della procura della Repubblica guidata da Mario Spagnuolo.

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno anche eseguito un sequestro preventivo di circa 2 milioni e mezzo di euro nei confronti di tre società gestite dallo stesso imprenditore.

La società fallita è stata nel tempo gravata da rilevanti esposizioni debitorie nei confronti di banche, fornitori e società di leasing, nonostante sia stata destinataria di rilevanti contributi regionali sin dagli anni 90.

Il dissesto finanziario della società e, quindi, il depauperamento del patrimonio della stessa, è stato pertanto la conseguenza di una gestione caratterizzata da continue e ingiustificate distrazioni di denaro perpetrate dai soci, sia a favore di loro congiunti sia sotto forma di finanziamenti a favore delle altre società del “Gruppo” Nord Hotel.

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, hanno consentito alla Procura della Repubblica di richiedere ed ottenere il provvedimento di arresto notificato mercoledì mattina all’indagato.

Domenico Barile, più noto come Mimmo, era stato già arrestato nel 2013 nell’ambito di un’altra inchiesta della procura di Catanzaro, allorquando venne scoperto un ammanco di 500 mila euro dalle casse della Fondazione Field, ente in house della Regione Calabria di cui fu nominato presidente. Barile patteggiò una pena a 4 anni per peculato che scontò ai domiciliari. Da pochi mesi era stato rimesso in libertà.

Imprenditore e politico, Barile era a capo di due importanti strutture alberghiere a Cosenza e Rende, l’Hotel Centrale e l’Hotel Executive, il primo è attualmente chiuso mentre il secondo cambiò gestione. In politica militò nelle file della destra cosentina: diventò consigliere comunale col Msi e poi con Forza Italia, dove nei primi anni ’90 venne eletto consigliere regionale.

Concorsi truccati all’università, gli studenti: “Dappertutto è così”

test universitàAll’indomani dell’inchiesta della procura di Firenze sui concorsi truccati nelle università italiane sfociata con 7 docenti arrestati, 22 interdizioni e in 59 indagati, c’è sgomento e preoccupazione tra gli studenti della facoltà di Giurisprudenza al polo di Novoli, a Firenze, il giorno dopo gli arresti per i concorsi truccati. Ma c’è anche rabbia per quella che per molti sembra non essere una sorpresa: “Hanno scoperto l’acqua calda. Pensate che accada solo qui?”, dice Marta, una laureanda che preferisce non aggiungere altro davanti ai taccuini, ma che lascia intendere che lei e i suoi colleghi di queste cose se non viste ne hanno sentite tante. Dovrebbe laurearsi tra pochi giorni proprio in Diritto tributario, con il professor Roberto Cordeiro Guerra (uno dei docenti interdetti dal gip), e ieri era andata quasi nel panico quando a Novoli è arrivata la notizia. Solo oggi ha avuto qualche rassicurazione sul suo prossimo futuro.

Quella stessa notizia sui social ha invece eletto ‘eroe’ Philip Laroma Jezzi, il tributarista fiorentino che con la sua denuncia ha dato il via all’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Barlucchi e Luca Turco, che ha portato all’arresto di sette professori universitari, alla sospensione per altri 22 e a 59 indagati. “Sei un grande!!! Le persone come te andrebbero clonate!!! Con grande ammirazione e stima”: è solo uno dei tantissimi messaggi postati sulla bacheca di facebook di Laroma Jezzi, mentre su twitter dilaga l’hastag “#concorsitruccati”.

“Hai avuto il coraggio di denunciare ciò che ormai è consuetudine accettata da tutti”, scrive Salvatrice. Stima, complimenti e ringraziamenti arrivano di continuo e Mary aggiunge: “Grazie Philip da parte dei giovani italiani preparati e bravi come te, traditi dall’Italia corrotta. Grazie per la tua rettitudine e il tuo coraggio. Non era facile. Grazie ancora”.

Gli studenti del quinto anno, che devono affrontare l’esame di Diritto tributario (la materia al centro dell’inchiesta della procura fiorentina), o chi deve preparare la tesi, solo nel primo pomeriggio di oggi hanno avuto qualche rassicurazione: gli esami saranno fatti dagli assistenti e per le lauree verranno trovati altri relatori. Magari il corso di tributario, previsto nel primo semestre, slitterà al secondo.

Oggi ha fatto sentire la sua voce anche il rettore Luigi Dei, assicurando che prima di tutti proprio l’Ateneo vuole “che siano accertate quanto prima le responsabilità e se accertate che la punizione sia severa, rigorosa, esemplare”. Dei, però, non vuole che quest’inchiesta faccia pensare che tutto e tutti sono uguali: “nella comunità universitaria italiana ci sono migliaia di professori e di ricercatori che lavorano con onestà e hanno come faro il merito, la valutazione e la trasparenza. Siamo doppiamente feriti perché non vogliamo che una malattia venga scambiata per una epidemia”.

Philip Laroma Jezzi “eroe” sui social – “No, non ho niente da aggiungere”. Philip Laroma Jezzi, il tributarista fiorentino che con la sua denuncia ha dato il via all’inchiesta sui concorsi truccati, il giorno dopo preferisce non dire altro. Neppure commentare il fatto che sui social è già diventato ‘un eroe’. “Non dico niente”, risponde gentilmente. Una sola precisazione su alcune notizie: “L’attuale tesoriere del Pd Francesco Bonifazi è stato un mio praticante quando ero socio di un altro studio fiorentino mentre del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi sono stato il relatore alla sua tesi di laurea”, dice Laroma.

Russo: “Laroma vale ma sul piano umano è…” – “Laroma è un… sul piano umano, è uno stronzo, ma a me non me ne frega nulla”, “io distinguo i piani umani con il piano scientifico e della meritocrazia”, “Laroma come intelligenza e come laboriosità vale il doppio di tutti quelli che hanno fatto” il concorso “l’altra volta e vale il doppio di tutti gli aspiranti associati che oggi partecipano a questa tornata, non c’è dubbio”: così, in una conversazione intercettata il 4 aprile 2015 nell’inchiesta di Firenze sui concorsi truccati, il professor Pasquale Russo, tra gli indagati, parlando a un membro della commissione giudicatrice del Miur, professor Adriano Di Pietro (università di Bologna), arrestato ieri dalla GdF. Dalla denuncia di Philip Laroma Jezzi, che registrò col telefonino colloqui-chiave per l’inchiesta, sono partite le indagini.

In questa stessa conversazione il professor Adriano Di Pietro condivide il giudizio dell’altro luminare riguardo al ricercatore italo-inglese Philip Laroma Jezzi che il sistema di spartizione delle cattedre universitarie, aveva escluso dai concorsi a favore di altri con meno titoli di lui. “Vai a leggere i libri di Laroma non solo ma continua, vedo, a scrivere sul Corriere, sulla Rivista – proseguiva il professor Russo – Articoli anche grossi, di 40 pagine, 30 pagine, cioè un uomo che segue, una persona che, cioè, non una persona che vuole soltanto arrivare a guadagnar soldi, a apparire, a comparire…”.

Russo mostra di riconoscere il valore di Laroma, annota il gip Angelo Pezzuti, anche se lui stesso gli aveva spiegato i motivi per cui si sarebbe dovuto ritirare dal concorso per l’abilitazione scientifica a favore di altri. Ma Philip Laroma Jezzi registrò i colloqui nello studio di Pasquale Russo e li portò alla guardia di finanza quando decise di fare denuncia.

L’interrogatorio del professore Adriano Di Pietro: “Io estraneo” – E’ durato circa mezz’ora l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Angelo Pezzuti del professor Adriano Di Pietro, uno dei sette docenti da ieri agli arresti domiciliari per l’inchiesta sui concorsi truccati. E’ stato il primo degli interrogatori che proseguiranno nei prossimi giorni. “Il professore Di Pietro ha reso una dichiarazione spontanea – ha detto l’avvocato Giovanni Flora che, insieme all’avvocato Luigi Stortoni di Bologna, difende l’ex docente della facoltà emiliana – annunciando una successiva memoria sui fatti e in diritto. Il professore ha ribadito di aver sempre agito nell’esclusivo interesse della scienza e di non aver mai fatto scambi per garantire il posto a qualcuno”.

I difensori, appena terminato l’interrogatorio al quale era presente anche il pm Paolo Barlucchi, hanno chiesto la revoca della misura cautelare facendo presente al gip che “il professor Di Pietro è ormai in pensione da diversi anni e che quindi non partecipa più ad alcuna commissione: Inoltre, anche a causa dell’immagine negativa creata da quanto detto tra ieri e oggi, il professor Di Pietro non è più in grado di agire”, ha spiegato Flora. Il giudice si è riservato la decisione dopo avrà avuto un parere scritto anche dal pm.

Minaccia la moglie con un coltello, arrestato

Auto PoliziaLa polizia ha arrestato a Crotone un uomo di 37 anni, G.F., con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e porto ingiustificato di coltello. L’arresto è stato eseguito dagli agenti della Squadra volanti della Questura, che sono intervenuti dopo che la figlia di una coppia di coniugi ha telefonato al 113 segnalando una violenta lite tra i genitori.

I poliziotti hanno raggiunto l’appartamento in cui era in corso la lite ed hanno bloccato G.F. mentre minacciava di morte la moglie brandendo un coltello da cucina che l’uomo ha fatto cadere a terra nel momento in cui si è trovato in presenza degli agenti.

G.F. ha anche opposto resistenza all’arresto, spintonando e colpendo gli agenti. Comportamento che gli é valso anche la contestazione del reato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. L’uomo é stato posto agli arresti domiciliari.

Trovato con ovuli di cocaina, arrestato un meccanico

ovuli droga I Carabinieri della stazione di Davoli unitamente a personale del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia hanno arrestato, in flagranza di reato, G.P., 41enne del posto, meccanico, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nella circostanza, i militari, nel corso di una perquisizione eseguita presso l’officina meccanica del soggetto, hanno rinvenuto, all’interno del cassetto della scrivania, una provetta contenente 5 ovuli di cocaina avvolti da nastro isolante rosso, dal peso complessivo di 6 grammi circa, e un proiettile calibro 38 special, che sono stati sottoposti e sequestro.

Nel pomeriggio di ieri, la 1^ sezione penale del Tribunale di Catanzaro ha convalidato l’arresto, disponendo la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte a settimana.

Nel medesimo contesto, altre 4 persone sono state segnalate alla Prefettura di Catanzaro, poiché, nel corso di perquisizioni personali e domiciliari, sono state trovate in possesso di diverse dosi di marijuana e hashish, nonché di un barattolo contenente 80 grammi di foglie di cannabis in fase di essicazione.

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