2 Agosto 2025

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Squarcia le gomme dell’ex, entra in casa e la minaccia di morte, arrestato

arresto carabinieri roseHa forato le gomme dell’auto dell’ex compagna, ha fatto irruzione dentro casa minacciandola di morte e, per impedirle probabilmente di muoversi liberamente, le ha rubato i documenti.

L’ennesimo caso di atti persecutori è stato registrato a Rose, in provincia di Cosenza, dove un uomo di 48 anni, originario di Corigliano Calabro è stato arrestato dai carabinieri del posto e dei colleghi di Montalto Uffugo intervenuti dopo la segnalazione della donna.

Sono stati proprio i militari, giunti rapidi sul posto, a scongiurare un possibile epilogo tragico. L’uomo, in contrada Petraro, a Rose, si era piazzato sotto casa della ex cominciando a inveire contro la donna, che appena ha visto il malintenzionato si è serrata in casa spaventata.

Il 48enne, accecato dall’ira e dalla gelosia a quel punto entra in azione con forza intimidatrice: ha dapprima bucato gli pneumatici dell’auto della vittima per impedirle qualsiasi via di fuga e poi ha fatto irruzione nell’abitazione sfondando il vetro di una finestra. Una volta dentro, ha iniziato a minacciarla di morte rubandole patente e carta di identità, per fare in modo che non potesse muoversi.

Fortunatamente i militari sono arrivati in tempo. Una volta ammanettato, l’uomo è stato condotto in caserma e chiuso in camera di sicurezza del Comando Compagnia Carabinieri di Rende in attesa del rito direttissimo fissato per stamattina. Dovrà rispondere di atti persecutori, danneggiamento e furto.

Nuovi ospedali, la Calabria vuole risarcimenti da Infrastrutture Lombarde

Progetto ospedale Piana di Gioia TauroLa Giunta regionale della Calabria, riunitasi sotto la presidenza di Mario Oliverio, ha deliberato di dare mandato all’Avvocatura regionale, secondo quanto è detto in un comunicato dell’ufficio stampa, “di verificare la possibilità di intraprendere azioni risarcitorie nei confronti di “Infrastrutture lombarde” ed altri eventuali soggetti responsabili dei danni causati dai gravi errori fatti nel corso degli adempimenti della progettazione dei tre nuovi ospedali calabresi”, quello della Piana di Gioia Tauro, della Sibaritide e di Vibo Valentia, cui si è aggiunto poi quello di Catanzaro.

“Evidenti errori procedurali e di progettazione, a partire, in alcuni casi, dalla scelta dei siti, risultati non idonei, dal punto di vista idrogeologico – secondo la Giunta – hanno determinato gravi ritardi e costi aggiuntivi necessari per la messa in sicurezza degli stessi. Tali problematiche, che sono in via di soluzione, grazie all’impegno assunto dall’attuale giunta regionale, come è facile immaginare, hanno comportato non poche difficoltà”.

Le tappe in sintesi 

Il 20 dicembre 2010 Regione Lombardia e Regione Calabria, presidenti Formigoni e Scopelliti, quest’ultimo in qualità di Commissario delegato per l’emergenza sanitaria, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che definiva gli interventi necessari alla realizzazione dei nuovi ospedali di Vibo, della Piana di Gioia e della Sibaritide. Queste strutture erano già previste dal 2007, in base a un Accordo di Programma sottoscritto tra Ministero della Salute e Regione Calabria. In realtà era la Stazione unica appaltante (Sua) a bandire le gare di concessione, ma per altri gravosi impegni e mancanza di organico e mezzi, la Sua non riuscì ad espletarle. Così si giungerà poi all’accordo con i lombardi.

Successivamente la Regione Lombardia ha sottoscritto una convenzione con Infrastrutture Lombarde, una Spa in house della regione lombarda, cui venne affidato il compito di espletare, per conto della stessa Regione Lombardia, le attività di assistenza tecnica, supporto alla stazione appaltante ed al Responsabile Unico del Procedimento, project&construction management e di alta sorveglianza, relativamente agli interventi di realizzazione dei suddetti tre nuovi ospedali, che divennero poi quattro, con quello di Catanzaro, inserito grazie a una modifica dell’intesa di dicembre 2010.

Infrastrutture Lombarde, ha proceduto all’elaborazione degli avvisi di pre-informazione delle procedure di gara e alla stima dell’investimento complessivo per i nuovi ospedali, da realizzarsi in concessione.

Il 30 dicembre 2010 tali avvisi sono stati pubblicati con l’indicazione del valore stimato dei singoli interventi. ILSpA ha inoltre proceduto alla revisione e all’aggiornamento dei tre progetti preliminari.

Solo per l’ospedale della Sibaritide occorrono quasi 144 milioni di euro, in gran parte pubblici (oltre 102 mln) e in parte privata (oltre 41 milioni). Centinaia di milioni per gli altri tre.

L’ordinanza regionale del commissario alla sanità calabrese del 6 luglio 2010, successivamente modificata dall’ordinanza del 14 febbraio 2011, ha stabilito il luogo in cui sorgeranno e il numero di posti letto di cui dovevano disporre.

Il nuovo Ospedale di Vibo Valentia era stato localizzato lungo l’asse viario che collega il capoluogo con Sant’Onofrio e con l’innesto dell’autostrada A3. Avrà 350 posti letto.

La location del nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, 314 posti letto, era indivituato nel territorio comunale di Palmi, a ridosso dell’uscita autostradale dell’A2 mentre l’ospedale della Sibaritide nel comune di Corigliano Calabro, in località Insiti (conterà 334 posti letto).

Location che in base a verifiche successive della regione a guida Oliverio sono state dichiarate dissestate e a rischio idrogeologico. Intanto, però, la regione aveva già pagato centinaia di migliaia di euro a Infrastrutture Lombarde per i servizi di assistenza e altre attività. Da quì la decisione della giunta di valutare una richiesta risarcitoria dopo essersi accorti dell’impossibilità di realizzare i quattro ospedali in base agli accordi precedenti.

Panetti di hashish in camera da letto, arrestato ragazzo di Donnici

Carabinieri RoglianoI carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Rogliano (Cosenza) hanno arrestato e posto ai domicialiari B. E. F., un ragazzo cosentino di 21 anni, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Durante un controllo nell’abitazione sita a Donnici Superiore, nota frazione del capoluogo bruzio, i militari hanno rinvenuto 3 panetti di hashish per complessivi 300 grammi avvolti da strati di pellicola che il giovane aveva riposto in un giubbotto conservato sopra l’armadio della stanza da letto. I militari hanno anche rinvenuto un bilancino elettronico di precisione. elementi sufficienti per far scattare le manette.

Preso a Milano l’ex prete evaso a Roma. Fu condannato per violenza sessuale

carabinieri_notteE’ stato rintracciato dai Carabinieri, a Milano, l’ex sacerdote 64enne condannato nel 2013 dalla Corte d’appello di Roma a 14 anni di reclusione per violenza sessuale aggravata ai danni di minori. L’ex prete si era allontanato lo scorso 26 settembre da una clinica dei Castelli Romani dove si trovava per motivi di salute, in regime di detenzione domiciliare.

L’ex sacerdote era ricoverato in stato di detenzione presso la struttura sanitaria di Genzano con regolare autorizzazione dell’autorità giudiziaria, da dove, poi, ha deciso arbitrariamente di allontanarsi facendo perdere le proprie tracce.

I Carabinieri della Compagnia di Velletri, allertarti dai responsabili della clinica di Genzano, si sono subito messi al lavoro, analizzando le celle di telefonia mobile a cui il cellulare dell’ex parroco si agganciava, per ricostruire i movimenti dell’uomo.

L’attività d’indagine ha consentito di accertare che il fuggitivo aveva usufruito di un taxi per farsi trasportare a Roma, pagando la corsa con una carta di credito, da questo passo falso il rintraccio dei militari.

La circostanza che si trovasse a Milano era stata confermata dal suo difensore che si era messo in contatto con i Carabinieri. L’uomo deve ancora espiare la pena residua di quasi 12 anni. Ora si trova piantonato presso la struttura sanitaria milanese.

Via Misasi isola pedonale “funziona”, parola di alunni e docenti

combo via Misasi giornata sport Si celebrata stamane a Cosenza la “Giornata Europea dello Sport scolastico” istituita dalla Commissione europea per il 29 settembre. La manifestazione, che si è svolta nello spiazzale chiuso al traffico di via Misasi, ha coinvolto docenti e studenti della scuola media Zumbini che hanno potuto godersi qualche ora all’aria aperta senza il caos e lo strombazzare delle auto.

Alla manifestazione, sostenuta dal Comune di Cosenza, ha partecipato il sindaco della città Mario Occhiuto accompagnato dall’assessore Carmine Vizza e dal responsabile Impianti sportivi Pino Abate. L’iniziativa ha avuto come protagonisti gli alunni che si sono divertiti giocando a calcio e ad altri sport.

Il sindaco Occhiuto, nel corso della manifestazione ha evidenziato i benefici della decisione di chiudere il tratto di via Misasi, su tutti l’uso esclusivo di questo spazio (che presto verrà pavimentato e diventerà una piazza con giochi e arredi urbani) da parte dei piccoli cittadini che possono godere di un ambiente più salubre.

“Gradualmente – ha affermato Occhiuto – trasformiamo Cosenza in una città pedonale, dove ad avere priorità sono i pedoni e non le automobili, con un’attenzione speciale alla qualità della vita dei nostri cittadini”.

I docenti, ma anche gli alunni, hanno evidenziato che chiudere al traffico via Misasi è stata buona idea: “Sicuramente – ha detto per tutti la dirigente della Zumbini, Marietta Iusi – è un modo per vivere la libertà al centro della città. Le istituzioni scolastiche hanno bisogno di spazi dinamici e aperti. Questa è una risorsa che in pochissimo tempo abbiamo dimostrato di sapere e poter utilizzare”, ha concluso la preside.

Celebrato a Cariati San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato

Patrono della Polizia di Stato Oggi a Cariati, hanno avuto luogo i festeggiamenti connessi alla ricorrenza del Santo Patrono della Polizia di Stato San Michele Arcangelo, difensore della Giustizia.

Alle 10,30 è stata celebrata la santa messa officiata da mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati, dal parroco di Cariati don Angelo Pisani, dal vice parroco di Roggiano Gravina (ex poliziotto) don Ernesto Piraino e dal cappellano della Polizia di Cosenza, don Pier Maria Del Vecchio. Durante la celebrazione eucaristica i canti sono stati eseguiti dal coro polifonico formato da personale della Questura di Cosenza.

Alla solenne celebrazione erano presenti, il Questore di bruzia Giancarlo Conticchio ed il Prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao oltre alle massime Autorità Civili e Militari, Funzionari e personale della Polizia di Stato presente in Provincia, rappresentanza dell’Associazione nazionale Polizia di Cosenza, dell’Associazione nazionale Carabinieri e personale in quiescenza delle forze di polizia con i rispettivi familiari. Particolarmente gradita è stata la partecipazione di rappresentanze, dell’Unitalsi, dell’Associazione “Il Faro”, dell’Associazione Familiari Disabili e dell’Associazione “I Figli della Luna”.

Durante l’omelia mons. Satriano ha rivolto parole di elogio per l’opera istituzionale svolta quotidianamente dalla Polizia di Stato. Nel corso dell’evento, inserito nelle attività finalizzate a divulgare la cultura della legalità e ad affermare la vicinanza della Polizia di Stato alla gente e soprattutto al mondo giovanile, in piazza Rocco Trento e nelle piazze adiacenti sono state esposte auto storiche della Polizia di Stato, stand dedicati alle specialità della Polizia di Stato, alla Polizia Scientifica e lo stand degli Istruttori di tecniche operative.

Erano inoltre presenti i cinofili del Reparto di Vibo Valentia che nel corso della mattinata hanno effettuato due esibizioni ed hanno interagito per tutto il tempo con i bambini. Lo stand della Polizia Stradale è stato allestito con due motociclette della Sezione Polizia Stradale ed è stato evocativo dei 70 anni della fondazione della specialità.

Molti sono stati i visitatori che hanno affollato la mostra, aperta anche domani, allestita nel centro storico di Cariati con materiali e cimeli forniti dal Museo storico della Polizia di Stato assegnati dal Dipartimento di Ps. All’insegna del motto “Esserci Sempre” sono state ospitate scolaresche della zona che hanno partecipato con circa 500 bambini ed associazioni che si occupano di bambini disabili.

Incendiato un Centro per disabili a Reggio: Falcomatà: “La ricostruiremo”

Incendiati locali Centro disabilità Reggio Calabria
I locali del centro

L’ex emeroteca del quartiere Gebbione, nella periferia sud di Reggio Calabria, è stata incendiata la notte scorsa da ignoti. La struttura, nel giugno scorso, con il bando comunale “Beni Comuni”, era stata destinata come centro multidisciplinare per la salute e la disabilità ed assegnata gratuitamente dalla Giunta comunale alle famiglie del territorio metropolitano come sito di riferimento per effettuare consulti periodici e controlli sullo sviluppo di neonati, bambini e giovani affetti da sindrome di Down.

“Colpire una struttura destinata a persone con disabilità – ha commentato il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà – significa prendersela con i più deboli tra i deboli. Ma non ci fermiamo e non arretriamo di un millimetro. Loro bruciano, noi ricostruiamo”.

Commovente mamma Elisa: compra giochi a figlia fino ai 18 anni, poi muore

Elisa Girotto
Elisa Girotto (Instagram)

La piccola Alice non può ancora saperlo, ma capirà presto quanto amore le abbia lasciato in eredità la mamma, Elisa, che prima di andarsene a causa di un tumore ha acquistato tutti i regali che avrebbe voluto darle in vita: fino ai suoi 18 anni.

Una vicenda straziante quella di Elisa Girotto, giovane mamma trevigiana morta l’altra notte in un hospice di Treviso, in seguito ad un cancro al seno di rara aggressività, ma con un finale sorprendente.

Dal momento in cui la donna, con a fianco il marito Alessio, ha saputo la verità sulla prognosi infausta della malattia, ha programmato della sua bimba (che ha un anno e due mesi), acquistandole un regalo per ogni compleanno, e per le feste del Natale. Per i primi anni le bambole, poi i gonfiabili, quindi i libri, fino a quando Alice avrà 18 anni, e troverà in dono un mappamondo, con le città che la mamma avrebbe voluto visitare con lei. (Ansa)

Truffe agli anziani, i carabinieri smascherano falsi dipendenti Inps

carabinieri Cz truffe agli anzianiDiverse truffe agli anziani sono state scoperte dai Carabinieri a Botricello, Catanzaro. Al termine di una attenta attività investigativa, i militari della locale stazione sono riusciti a smascherare gli autori di diverse truffe realizzate con il collaudato sistema del falso dipendente Inps.

Simulando tale qualifica, i malfattori, carpendo la fiducia della sventurata vittima, con il subdolo artifizio della verifica dei numeri seriali delle banconote, si facevano consegnare il denaro della pensione, talvolta riscossa poco prima dall’anziano, sostituendo con un abile gioco di mani le banconote con schedine dell’enalotto e fuggendo con il maltolto.

Le indagini condotte dai Carabinieri sul territorio, anche con la raccolta di testimonianze, hanno consentito di accertare la costante presenza nei pressi delle abitazioni delle vittime di un secondo soggetto, che sorvegliava il luogo durante la commissione dell’azione delittuosa.

I trasfertisti sono stati così identificati in due soggetti di mezza età con precedenti specifici, deferiti all’autorità giudiziaria grazie all’instancabile impegno dei militari dell’Arma del Comando Provinciale di Catanzaro, impegnati su più fronti nel contrasto al fenomeno delle truffe ai danni di soggetti maggiormente vulnerabili.

Le forze dell’ordine raccomandano sempre di non aprire la porta agli sconosciuti, rammentando che enti come l’Inps non invia mai a casa degli utenti proprio personale per parlare di pratiche o riscuotere denaro. Ai primi sospetti chiamare subito il 112.

Omicidio avvocato Ciriaco, tutti assolti gli imputati

aula giustizia processo
(ANSA) – CATANZARO, 29 SET – Il gup del Tribunale di Catanzaro Giovanna Gioia ha assolto per non aver commesso il fatto, a conclusione del processo con rito abbreviato, i quattro imputati del processo per l’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco, ucciso il primo marzo del 2002 a Lamezia Terme.

L’assoluzione riguarda le tre persone accusate dell’assassinio, Tommaso Anello, presunto esponente dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, ed i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, ed il collaboratore di giustizia che li accusava, Francesco Michienzi.

Per Anello ed i fratelli Fruci il pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, aveva chiesto la condanna all’ergastolo, mentre per Michienzi erano stati chiesti dieci anni.

Secondo la tesi sostenuta dall’accusa, Ciriaco sarebbe stato ucciso perché intenzionato ad acquistare un’azienda edile che la cosca Anello voleva che finisse ad un imprenditore già sottoposto ad estorsione.

Depuratore industriale non a norma, sequestro e due denunce

deputatore spezzano cc forestaleUn impianto di depurazione di acque reflue industriali e stato posto sotto sequestro dai militari del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) di Cosenza, del Nucleo di polizia ambientale e forestale carabinieri, coadiuvati dalle stazioni carabinieri forestale di Spezzano Sila e Castrovillari. Il sequestro è avvenuto nel comune di Spezzano Albanese, lungo la statale 19.

Durante le indagini è emerso che l’impianto, utilizzato da una ditta alimentare, era privo delle autorizzazioni allo scarico previste dalla normativa, risultate scadute nel 2014.

Il controllo effettuato ha inoltre accertato l’illecito smaltimento dei fanghi di depurazione industriale prodotti, oltre alla presenza nelle vasche di depurazione di oltre 80 metri cubi di rifiuti liquidi speciali.

L’indagine effettuata dal Nipaf, coordinata dal procuratore capo della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla, ha portato oltre al sequestro dell’impianto alla denuncia di due imprenditori, il legale rappresentante della ditta e il gestore dell’impianto di depurazione, per “gestione illecita di rifiuti” e “scarico di reflui industriali senza la prescritta autorizzazione”.

Arrestati due topi d’auto in trasferta a Cosenza

Arrestati due topi d'auto in trasferta a CosenzaDue giovani originari di Gioia Tauro, Antonio Bevilacqua, di 22 anni, e L. M. di 25, il primo con precedenti per furto, il secondo incensurato, sono stati arrestati nella notte dalla Polizia di Stato a Cosenza per tentato furto aggravato.

Nel corso di controlli del territorio, personale della Squadra Volante della Questura di Cosenza ha sorpreso i due mentre tentavano di impossessarsi di una Golf parcheggiata in piazza Zumbini. Con loro avevano attrezzi da scasso con cui avevano già praticato un foro nella portiera anteriore dell’automobile.

Grazie al tempestivo intervento degli agenti l’azione è stata sventata. I due ladri, alla vista della pattuglia hanno infatti tentato la fuga ma dopo un breve inseguimento sono stati acciuffati.

Secondo quanto accertato, i due soggetti avrebbero in precedenza tentato anche un furto nei pressi di una pizzeria ubicata nelle immediate vicinanze dell’autovettura.

Sulla scorta degli elementi raccolti i due sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria di Cosenza che ha disposto il rito direttissimo nella giornata odierna, ad esito del quale, previo patteggiamento, Antonio Bevilacqua e L. M. sono stati condannati alla pena di 10 mesi di reclusione e 300 euro di multa.

I controlli della Polizia in città sono stati intensificati dal questore Conticchio al fine di prevenire e reprimere il fenomeno dei reati predatori in genere. Nel corso dei controlli, nelle ultime 48 ore sono state inoltre effettuate numerose perquisizioni domiciliari a carico di soggetti sospettati di essere autori di furti, rapine, scippi e reati inerenti le armi e gli stupefacenti.

Fondi sospetti e riciclaggio, sequestrata Villa Cappellani a Messina

Fondi sospetti e riciclaggio, sequestrata Villa Cappellani a Messina Personale della Dia e della Guardia di Finanza di Messina, hanno sequestrato ai fini di confisca l’intero complesso immobiliare denominato “Villa Cappellani”, di proprietà della “Immobiliare Cappellani Srl”, imponente struttura che ospita la nota omonima clinica gestita dal Gruppo Giomi Spa, quest’ultimo non destinatario di alcun provvedimento.

Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il tribunale di Messina su richiesta della del pm Maurizio De Lucia della locale Dda. Secondo quanto emerso dalle indagini l’importante complesso immobiliare sarebbe stato acquistato con provviste allo stato non giustificate, precedentemente esportate all’estero e successivamente fatte rientrare nel territorio nazionale attraverso la schermatura di società create ad hoc.

L’indagine penale, condotta in perfetta sinergia dagli specialisti della Dia e dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria – nell’ambito delle specifiche competenze nel contrasto all’attività illecita di riciclaggio – scaturisce dall’esame approfondito effettuato su alcune segnalazioni di operazioni sospette, trasmesse dalla Banca d’Italia ed inerenti il rientro dei capitali nel territorio nazionale di partecipazioni societarie allocate in precedenza all’estero in Lussemburgo ed in seguito artatamente “regolarizzate”.

L’attività di polizia economico-finanziaria, risalendo la china dei flussi finanziari intercettati ed esportati in precedenza in territorio svizzero, ha permesso di appurare come alcuni degli indagati – cui la “Immobiliare Cappellani Srl” è direttamente riferibile – interessati da tempo al particolare settore, siano riusciti, sfruttando la parvenza di legalità del cosiddetto “Scudo fiscale ter” a regolarizzare – già dal 2009 – le posizioni societarie prima attestate con società anonima in territorio lussemburghese.

Tutta l’operazione sarebbe stata posta in essere al fine di acquisire o comunque reimpiegare – con provviste “illecite” precedentemente esportate e facendo intervenire negli atti societari dei fidati prestanome – un consistente complesso immobiliare da destinarsi all’esercizio di professioni sanitarie, la Clinica Cappellani di Messina, nota casa di cura messinese che fa parte del gruppo Giomi, leader nazionale degli ospedali accreditati, quest’ultimo estraneo alle ipotesi delittuose contestate.

Nell’ambito del procedimento penale sono indagati i fratelli Dino ed Aldo Cuzzocrea e Antonio Di Prima, per il reato di trasferimento fraudolento di titoli e valori, nonché Dario Zaccone, quale ex consulente e persona di fiducia dei Cuzzocrea, per l’ipotesi di riciclaggio.

Il sequestro ha interessato l’intero patrimonio della società “Immobiliare Cappellani Srl” – comprensivo della sede della clinica messinese, che verrà affidata ad un amministratore giudiziario nominato dalla magistratura inquirente e che consentirà, senza soluzione di continuità, l’erogazione da parte del Gruppo Giomi, dei servizi sanitari all’utenza – e rapporti finanziari, per un valore complessivo prudenzialmente stimato in 10 milioni di euro.

Marocchino violenta e impone il burqa alla moglie, in cella

Avrebbe imposto a moglie e figli, con gravi minacce, di osservare i dettami della religione islamica e allontanarsi dal modo di vivere degli occidentali, maltrattandoli ripetutamente fino violentare la consorte. Così, a conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la locale Squadra Mobile, ha arrestato e tradotto in carcere su ordine del gip A.M, marocchino di 45 anni, ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e corruzione di minorenne.

La vittima, divenuta nel corso degli anni oggetto di quotidiani maltrattamenti subiti dal marito, pochi giorni addietro l’estremo atto commesso dal marito, consistito in una gravissima minaccia di morte al fine di farle indossare il burqa e farle osservare rigidamente i dettami della religione islamica.

Dai primi elementi acquisiti durante il corso delle indagini, sarebbero emerse gravissime condotte poste in essere dall’uomo e concretizzatesi nel corso degli anni in quotidiani maltrattamenti subiti anche dai due figli minori e in ripetute violenze sessuali subite dalla moglie alla presenza della figlia in tenera età.

Gli investigatori della Polizia di Stato procedevano sin da subito a riscontrare l’attendibilità delle prime risultanze con precedenti interventi delle Forze dell’ordine presso l’abitazione familiare e con le dichiarazioni delle persone più vicine ai due coniugi.

Dai racconti emergeva un dato preoccupante, l’uomo a seguito di un viaggio intrapreso nel mese di giugno, per prendere parte al rito del “Ramadan” in Marocco, appena rientrato in Italia assumeva comportamenti strani che lo portavano continuamente ad isolarsi e ad assumere atteggiamenti ancora più aggressivi con l’intento di costringere la donna ad allontanarsi dagli usi e costumi occidentali per osservare rigidamente i dettami islamici.

Le preliminari indagini hanno fatto emergere diversi elementi che portavano la Procura della Repubblicaa intervenire immediatamente richiedendo l’applicazione di una misura restrittiva, a fronte del concreto pericolo di reiterazione delle condotte ai danni della donna e dell’intera famiglia.

Nell’attesa dell’applicazione della misura coercitiva, gli uomini della Polizia di Stato collocavano la donna ed i due figli in un luogo diverso dalla propria abitazione, predisponendo servizi di vigilanza al fine di impedire che il marito potesse mettere a frutto le gravissime minacce prospettate.

Corruzione, arrestati ex manager dell’Asm di Pavia

I carabinieri di Pavia hanno arrestato nella notte due ex dirigenti di Asm Pavia, la “multiutility” del Comune che si occupa, tra l’altro, della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Insieme ai due ex manager, sono finiti in manette altri due imprenditori.

L’inchiesta riguarda presunti casi di corruzione per l’assegnazione di appalti pubblici, e rappresenta un filone di una inchiesta avviata due anni fa dalla Procura di Pavia, che portò all’arresto di quattro ex dirigenti di Asm Pavia, dopo che era stato scoperto un “buco” nel bilancio della Municipalizzata di 1 milione e 800mila euro.

I provvedimenti cautelari eseguiti questa notte dai carabinieri hanno riguardato Claudio Tedesi, ex direttore generale di Asm Pavia, l’avvocato Marcello Rainò, già responsabile delle risorse umane dell’Azienda, e due imprenditori. L’inchiesta riguarderebbe fatti avvenuti tra il 2014 e il 2015, tra cui un affidamento per la revisione delle caldaie e la gara per la “gestione calore”. Un affare da 18 milioni di euro.

Nata nel 1903, su volontà del comune di Pavia, l’Asm, con un capitale di quasi 45 milioni di euro, è partecipata al 95,73 percento dal comune, mentre il restante 4,27 dagli altri enti. E’ una società multiservizio che opera nel territorio del Pavese offrendo servizi pubblici locali. Nata come municipalizzata del gas, nel corso dei decenni ha ampliato la sua offerta di servizi anche nel ciclo dei rifiuti, nell’ambiente in generale e fra le altre cose, parcheggi e acqua.

Sequestrati a Cosenza un milione di articoli pericolosi per studenti

sequestro articoli scuola pericolosiUn milione di articoli destinati a uso scolastico sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cosenza presso una grande struttura commerciale cittadina di cui non è stato diffuso il nome.

Nel corso di un controllo effettuato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria presso la struttura sono risultati posti in vendita migliaia di articoli destinati agli studenti privi delle informazioni obbligatorie previste dal codice del consumo e potenzialmente pericolosi per la salute del consumatore.

Oltre un milione di apparecchi elettrici, articoli decorativi e numerosi oggetti di cancelleria destinati agli scolari non conformi agli standard di sicurezza prescritti sono stati quindi sottoposti a sequestro e sottratti alla vendita.

Il responsabile dell’attività commerciale è stato segnalato alle competenti Autorità amministrative per l’applicazione di sanzioni fino a 25.000 euro e la confisca e distruzione dei prodotti pericolosi.

‘Ndrangheta, ancora un sequestro di beni per Giuseppe Chirico

Guardia di FinanzaBeni per oltre un milione e 800 mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Giuseppe Chirico, noto imprenditore reggino operante nel settore della grande distribuzione alimentare, ritenuto vicino ai clan di Reggio per come sarebbe emerso nell’ambito dell’operazione “Fata Morgana”. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Si tratta di buoni postali fruttiferi, conti correnti, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative e carte prepagate. L’indagine si era conclusa nel mese di maggio 2016 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 9 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dall’aver agevolato organizzazioni criminali.

In tale contesto, l’imprenditore Giuseppe Chirico è stato indagato, tra gli altri, per associazione mafiosa per imprenditore espressione della ‘ndrangheta nel settore della grande distribuzione alimentare. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe usufruito del costante e continuativo appoggio delle cosche Tegano e di quella ramificazione della cosca Condello, operante nel quartiere di Gallico, “già facente riferimento al defunto Domenico Consolato Chirico, per poi ampliare i propri interessi e proiezioni anche fuori dal quartiere di Gallico e dello stretto ambito commerciale, infiltrandosi nelle settore delle aste immobiliari …Con l’aggravante dell’utilizzare i proventi dell’attività delittuosa per finanziare le attività economiche di cui gli associati intendevano assumere e/o mantenere il controllo”.

In particolare, è emerso che Giuseppe Chirico – avvalendosi della “Soral Sas”, società di cui era socio e amministratore, indicata quale “ditta di riferimento” della criminalità organizzata – avrebbe posto in essere condotte volte a favorire il gruppo criminale di riferimento, di fatto alterando ai propri illeciti fini il sano tessuto economico reggino.

In relazione all’attività sopra descritta, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria delegava al Nucleo di Polizia Tributaria/ Gico e al Gruppo di Reggio Calabria, apposita indagine a carattere economico/patrimoniale, volta all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Chirico, soggetto connotato da pericolosità sociale “qualificata” in quanto gravemente indiziato di appartenere alla ‘ndrangheta.

L’attività investigativa dei finanzieri si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni di cui Giuseppe Chirico e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, accertando non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso ha rivestito nel tempo.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Dda, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto lo scorso mese di Luglio il sequestro di prevenzione del patrimonio riconducibile Giuseppe Chirico e al proprio nucleo familiare, risultato essere costituito dai seguenti beni mobili, immobili e compendi aziendali: “SO.R.AL. – società reggina alimentari di CHIRICO GIUSEPPE E C. – S.A.S.”, esercente l’attività di “Ipermercati”, comprensiva del compendio aziendale (capitale sociale, partecipazioni, n. 3 unità locali, 25 immobili, 3 automezzi e rapporti finanziari a questa riconducibili); un terreno, un’autovettura, polizze assicurative, fondi comuni di investimento, depositi titoli del valore complessivo pari a 671.738 euro intestati a Chirico o ai componenti il proprio nucleo familiare, per complessivi 19.000.000 euro circa.

A tale cifra deve ora aggiungersi il sequestro di ulteriori 1,8 milioni eseguito con la misura odierna cui si è giunti all’esito degli successivi approfondimenti di natura finanziaria condotti dai militari del comando provinciale sui conti correnti, titoli, libretti di risparmio, buoni postali fruttiferi, polizze assicurative e carte prepagate risultate nella disponibilità del proposto. Il patrimonio riconducibile a Giuseppe Chirico complessivamente attinto dal richiamato provvedimento cautelare reale emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, raggiunge pertanto il valore stimato di 20 . 800.000 euro.

False dipendenti Inps truffano anziana nel Cosentino, in carcere

Auto dei CarabinieriSi sono presentate come false dipendenti dell’Inps per aggirare e truffare una vecchietta al fine di spillarle quattrini. Due donne siciliane, S.M. di 62 anni e D.A., di 27, entrambi di Adrano, in provincia di Catania, sono state arrestate a San Demetrio Corone (Cosenza) dai carabinieri dipendenti della compagnia di Corigliano, con l’accusa di di truffa in concorso.

Le due truffatrici si sono presentate a casa dell’anziana, una donna 80enne di San Demetrio, spacciandosi come dipendenti dell’ente previdenziale. Una volta entrate, le due siciliane hanno preteso dalla donna 200 euro quale corrispettivo per la consegna di una falsa lettera dell’Inps che le comunicava presunti arretrati della pensione.

Fortunatamente una segnalazione è giunta al 112 che ha inviato personale dell’Arma sul posto. I militari hanno così potuto cogliere in flagranza le due truffaldine mentre intascavano i soldi dalla vittima. Le due donne sono state ammanettate e dopo le formalità di rito tradotte nel carcere di Castrovillari in attesa del rito direttissimo.

L’Inps, così come gli altri enti pubblici non inviano mai propri dipendenti in casa dei cittadini a riscuotere denaro né tantomeno a consegnare lettere dell’istituto, che non sia il postino per i canali tradizionali. Le forze dell’ordine, proprio in tema di truffe agli anziani, raccomandano sempre molta prudenza ad aprire la porta a sconosciuti e, in caso di sospetti, avvisare sempre le forze dell’ordine.

Assenteisti alla Regione Calabria, Corte d’Appello annulla condanna

cittadella Regione Calabria(ANSA) – CATANZARO, 28 SET – La Corte d’appello di Catanzaro ha annullato la condanna per assenteismo che era stata inflitta in primo grado a tre impiegati della Regione Calabria, Emilio Barone, Fioravante Levato e Francesca Maimone, ai quali erano stati comminati dieci mesi di reclusione ciascuno.

L’annullamento deriva dalla dichiarazione di non punibilità nei confronti dei tre impiegati, così come era stato chiesto dal loro difensore, l’avvocato Giuseppe Fonte, per “la tenuità del fatto contestato”. I fatti risalgono al 2013. Dopo la condanna in primo grado i tre impiegati della Regione erano stati licenziati.

La Corte d’appello ha dichiarato inoltre inammissibile, accogliendo anche in questo caso la richiesta del difensore, l’appello della Procura della Repubblica di Catanzaro contro la sentenza di primo grado con il quale era stato chiesto l’aggravamento della pena inflitta a tutti gli imputati. Richiesta alla quale si era uniformato, nel corso del processo d’appello, il procuratore generale, Raffaella Sforza.

Nomine in Campidoglio, Raggi rischia il processo e lei esulta

Virginia Raggi Roma
Virginia Raggi

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Roma, Virginia Raggi, per l’accusa di falso nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio. I magistrati chiesto l’archiviazione per il reato di abuso d’ufficio. Il reato di falso è contestato per la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione Turismo del Campidoglio. L’abuso d’ufficio riguardava la promozione di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica. Spetterà ora ai giudici accogliere o meno le richieste della procura.

Intanto, la prima cittadina esulta per andare eventualmente a processo solo per il reato di Falso: “Apprendo con soddisfazione che, dopo mesi di fango mediatico su di me e sul MoVimento 5 Stelle, la Procura di Roma ha deciso di far cadere le accuse di abuso d’ufficio”, scrive la sindaca di Roma Virginia Raggi su Fb.

“Per mesi i media mi hanno fatta passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull’accusa di falso ideologico. Abbiamo sempre avuto grande fiducia nella magistratura e continueremo ad averne”.

“Il problema della Raggi – attacca segretario della Lega, Matteo Salvini – non sono le inchieste, dalle quali le auguriamo di uscire presto e nel migliore dei modi, ma l’assoluta incapacità dimostrata al governo della città che è in uno stato di totale incuria e abbandono”.

“Roma è in una condizione di degrado unica e intollerabile, mai vista prima – prosegue Salvini – ed esprimo, anche io che dissi a suo tempo che avrei votato la Raggi, la completa delusione per la sua gestione della città. Per questo dovrebbe dimettersi e non per le polemiche, gli abbandoni, i litigi e le inchieste, nelle quali non entriamo nel merito”.

Su Fb interviene il candidato premier M5s, Luigi Di Maio: “La Procura ha chiesto di archiviare le accuse a Virginia Raggi per cui la stampa ci ha infangato per mesi. Abbiamo massima fiducia nel lavoro della magistratura. Il Movimento 5 Stelle continua a lavorare per Roma”.

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