“Il nostro Dio è Dio della pace, il suo santo nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza”. “So – scandisce il Papa in italiano davanti ai leader interreligiosi radunati nella nunziatura di Nairobi, e le sue parole vengono subito tradotte in inglese dall’interprete – che è vivo in voi il ricordo lasciato dai barbari attacchi al Westgate Mall, al Garissa University College e a Mandera”.
E aggiunge: “Troppo spesso dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione per seminare discordia e paura e lacerare il tessuto stesso delle nostre società; quanto è importante che siamo riconosciuti come profeti di pace, operatori di pace, che invitano gli altri a vivere in pace, armonia, e rispetto reciproco”.
Il Papa ha citato le stragi compiute da al Shabaab, che parla di guerra santa e in Kenya, come altrove, uccide cristiani, animisti, ma anche islamici, chiunque si opponga ai propri disegni di terrore e possa attirare sulla fazione jihadista una macabra popolarità mondiale. Garissa è il nome che più colpisce i keniani, giacché lo scorso aprile in quel collegio al Shabaab ha ucciso 148 persone, quasi tutti ragazzi.
E i Papa oggi parla esplicitamente di “giovani resi estremisti in nome della religione, per seminare discordia”.”Violenza, conflitto e terrorismo” ha detto il papa nel suo primo discorso pronunciato in inglese, e concluso con un saluto in Swahili, “si alimentano con paura e disperazione” che “nascono da povertà e frustrazione”. “La lotta contro questi nemici della pace e della prosperità – ha detto il Papa a Nairobi – deve essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita” del Kenya.
Papa Francesco è arrivato in Africa mercoledì. L’aereo del Pontefice, decollato la mattina da Fiumicino ed è atterrato all’aeroporto internazionale “Jomo Kenyatta” a Nairobi in Kenya.
“Buongiorno, voglio salutarvi e ringraziarvi per la vostra presenza e il vostro lavoro in questo viaggio”. Lo ha detto il Papa ai 74 giornalisti di testate internazionali che lo hanno accompagnato nel suo viaggio in Africa. “Io – ha aggiunto papa Bergoglio – vado con gioia a trovare i keniani, gli ugandesi e i fratelli della Repubblica Centrafricana. Vi ringrazio per tutto quello che farete perché questo viaggio dia i frutti migliori, siano materiali che spirituali.
E così mi piacerebbe salutarvi uno per uno”. Dopo il consueto giro tra i giornalisti, durante il quale ognuno ha potuto salutarlo e scambiare qualche parola con lui, papa Bergoglio, ripreso il microfono, ha detto: “Buon viaggio e a ritrovarci”. “Grazie santità – ha detto il portavoce papale Federico Lombardi – faremo di tutto per collaborare al suo servizio: ci proteggeremo dalle zanzare”.
Sarà per lui la prima visita assoluta in un paese africano. Le successive mete sono Entebbe (Uganda) il 27 novembre e Bangui (Repubblica Centrafricana) il 29 novembre. Il viaggio apostolico si concluderà il 30 novembre con l’arrivo alle ore 18.45 all’aeroporto di Roma Ciampino. Imponenti sono le misure di sicurezza per proteggere il Pontefice da minacce terroristiche.