12 Dicembre 2024

Caserta, parla Pezzella dopo la strage a Trentola: "Furgone rumoroso"

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Carabinieri presidiano la via Carducci a Trentola Ducenta dove Luciano Pezzella ha commesso la strage
Carabinieri presidiano la via Carducci a Trentola Ducenta dove Luciano Pezzella ha commesso la strage (Ansa/Abbate)

Lo sgomento è tanto nel Casertano dopo la strage a Trentola Ducenta, dove Luciano Pezzella, agente della Polizia penitenziaria, ha ucciso 4 persone per la sosta “rumorosa” di un camioncino della frutta.

Resta lo sconcerto tra i 18mila abitanti che popolano il paese tra Aversa e Casal di Principe. Monta la “rabbia” per il movente “assurdo”, “futile”. Per niente.  Nel lungo interrogatorio reso ai Carabinieri del reparto territoriale di Aversa, Luciano Pezzella, presunto autore della strage ha spiegato il suo folle gesto: ”Quel furgone mi dava fastidio, faceva rumore”. Tanto rumore da fargli scattare la molla del’ira, del raptus omicida.

Poi ancora: “Ho ucciso i Verde e Pinestro per difendermi da un’aggressione. Sono stato minacciato e avevo paura che potesse accadermi qualcosa”, ha detto Pezzella ai Carabinieri.

Li ha trucidati senza esitazione, senza pietà per quel camioncino di frutta e verdura di proprietà di Franco Pinestro, la quarta vittima dopo la famiglia Verdi, perché il mezzo rumoroso a Pezzella “dava fastidio”, era “rumoroso”.

Così ha preso la pistola d’ordinanza che gli agenti si portano dietro anche dopo il servizio, è ha fatto una “mattanza”, come ha detto lui stesso. Ha scaricato tutto il caricatore sui corpi del capofamiglia Michele Verde, della moglie Enza e del figlio 31enne Pietro. Antonella, la fidanzata di quest’ultimo e il secondo figlio di Enza e Michele sono scampati miracolosamente alla strage. I

Il giovane era al bar, la ragazza al piano superiore dell’edificio invitata da Pietro a rimanerci. Un terzo figlio era a Varese, in Lombardia sceso subito dopo a casa sua dopo che è stato avvisato dai Carabinieri. Un ragazzo che stava tentando la fortuna al Nord per realizzare anche il suo sogno di metter su famiglia. Doveva sposarsi, ma le nozze sono state annullate.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che hanno sentito molti vicini, testimoni, anche oculari, la mattanza sarebbe avvenuta dopo il piccolo imprenditore di frutta, Franco Pinestro, ha parcheggiato il suo furgoncino in via Carducci a Trentola Ducenta davanti casa dei Verde e a pochi metri dell’ingresso dell’abitazione dell’agente della Polizia penitenziaria.  Pezzella nell’interrogatorio ha raccontato ai Carabinieri di “aver litigato con Pinestro perché quel furgone parcheggiato nei pressi di casa mia dava fastidio e faceva tanto rumore; gli ho chiesto di spostarlo, lui mi ha minacciato insieme al mio vicino Michele Verde, a quel punto ho avuto paura per mia incolumità ed ero esasperato, sono andato a prendere la mia pistola e ho sparato a Pinestro alle gambe, poi anche agli altri”.

Lo ha sparato quando lui la vittima era dentro il furgone. Ha tentato di accelerare per evitare che la follia omicida di Pezzella potesse rincorrerlo e colpirlo ancora ed è andato a sbattere contro un muretto di cinta. Portato in ospedale è morto “dissanguato”, diranno i medici.  Dopo aver aperto il fuoco contro Pinestra, l’assassino avrebbe fatto irruzione dentro casa Verde e lì ha freddato, ad altezza d’uomo, Michele, Enza e Pietro, centrati al petto e alle spalle. L’autopsia chiarirà nei dettagli la dinamica della strage.

Pinestro era andato a Trentola Ducenta non per vendere pesche e altra frutta di stagione ai Verde, ma era andato là a comprare delle cassette vuote di legno per la frutta che le vittime avevano in deposito. Per caricarsi le cassette Pinestro era partito presto da San Marcellino. Aveva una compagna è un figlio di otto anni. A casa, il piccolo imprenditore ortofrutticolo non è potuto più tornare a riabbracciare la sua famiglia.

Gli investigatori del Reparto Operativo dell’Arma di Aversa stanno cercando inoltre di capire se nel recente passato le liti tra Pezzella e i Verde fossero sfociate in denunce; secondo testimoni più volte Pezzella aveva già litigato con i vicini per i tanti furgoni che sostavano a pochi metri da casa sua nelle prime ore della mattina.

Pezzella dopo il fermo operato dalle forze dell’Ordine è stato portato nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di omicidio volontario. l’arresto dovrà essere convalidato dal Gip del Tribunale di Napoli Nord.


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