TRANI – I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari (Nucleo polizia tributaria) hanno eseguito dieci arresti, tre in carcere e sette ai domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica. Gli arrestati sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati.
Tra i destinatari del provvedimento di arresto ci sarebbe anche il senatore di Ncd Antonio Azzollini. La richiesta è già stata notificata in Parlamento. Tra le dieci persone arrestate vi sono anche due suore “massime responsabili della Congregazione delle Ancelle”, che si trovano ai domiciliari. Gli altri arrestati sono un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente. Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell’Ente.
L’operazione, denominta “Fuoco sacro, ora pro nobis” è stata svolta nell’ambito del crack da circa 500 milioni di euro subito dalla Congregazione Ancelle Divina Provvidenza (ospedali e istituti sanitari Casa Divina Provvidenza) con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, oggi in amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi bis. Sequestrato un immobile a Guidonia.
L’inchiesta delle Fiamme gialle è partita parallelamente alla richiesta di fallimento avanzata dalla stessa Procura di Trani nel giugno 2012, a fronte di debiti per 500 milioni di euro accumulati dall’ente nei confronti di vari creditori tra cui l’Inps e l’Agenzia delle Entrate.
Il Don Uva di Bisceglie – che gestisce anche gli ospedali di Foggia e Potenza – è stato ammesso all’amministrazione straordinaria a fine 2013. Nell’ottobre 2013 però le autorità ecclesiastiche avevano già commissariato la congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza che gestivano gli ospedali e nominato monsignor Luigi Martella, già vescovo di Molfetta, alla guida.
Diversi i sequestri eseguiti negli ultimi su conti riconducibili alla Divina Provvidenza. Tra questi c’è anche quello di 27 milioni intestato alla casa di procura, considerata la «cassaforte» dell’ente.