Non erano grandi cifre, ma le leggi sui reati di usura non pongono limiti né accordi privati. Se è usura è usura. Vale per il crimine organizzato quanto, a maggior ragione, per i grandi istituti di credito: ossia, le banche che per ordinamento dovrebbero rispettare regole e principi di legalità. Ma putroppo sono sempre più i casi di banche che applicano tassi usurari a danno di ignari imprenditori dietro clausole astruse e “invisibili”.
Ma c’è sempre qualche procura “attenta” a vigilare. E’ il caso della procura di Trani (la stessa che mise sotto accusa le agenzie di Rating) che ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini per il gravissimo reato di usura bancaria aggravata a 62 persone tra cui alla presidente Rai, Anna Maria Tarantola (indagata in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia) e l’ex ministro dell’Economia del governo Letta, Fabrizio Saccomanni (indagato come ex dg dell’Istituto via Nazionale).
Negli atti dell’inchiesta, che ha scosso il mondo bancario nazionale, compaiono anche i nomi dei vertici di Bnl, Unicredit, Mps e di Banca popolare di Bari per i quali il pm inquirente, Michele Ruggiero, sembra essere intenzionato a chiedere il rinvio a giudizio.
La lunga lista degli indagati comprende il presidente del Cda di Bnl, Luigi Abete, e l’Ad Fabio Gallia. Per Unicredit l’ex Ad Alessandro Profumo, ora presidente del Cda di Mps, e l’attuale Ad Federico Ghizzoni. Per Mps l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone. Sempre per Bnl sono indagati l’ex vicepresidente Piero Sergio Erede e il presidente del collegio sindacale Pier Paolo Piccinelli. Per Unicredit l’ex presidente del Cda, Dieter Rampl, e il dg Roberto Nicastro.
Si procede anche per i vertici di Unicredit Banca di Roma che coinvolge Paolo Savona, ex presidente del Cda. Per Unicredit Banca d’Impresa l’ex presidente Mario Fertonani, l’attuale vicepresidente vicario di Unicredit spa, Candido Fois e Piergiorgio Peluso (ex Fonsai e Telecom), quest’ultimo figlio “d’arte” dell’ex ministro dell’Interno (governo Monti) ed ex Guardasigilli (governo Letta) Anna Maria Cancellieri, entrato nei fascicoli dei pm pugliesi nella sua precedente qualità di Ad di Unicredit Banca d’Impresa. Per la Banca Popolare di Bari sono indagati anche l’attuale presidente del Cda e AD, Marco Jacobini, l’ex presidente Fulvio Saroli, e il dg Pasquale Lorusso.
Per il ruolo avuto in Bankitalia sono indagati anche l’ex direttore generale Vincenzo Desario e gli ex capi della Vigilanza succedutisi nel tempo: Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Per il ministero dell’Economia è indagato Giuseppe Maresca, a capo della quinta direzione del dipartimento del Tesoro. Agli otto indagati viene contestato di avere – tra il 2005 e il 2012 – adottato consapevolmente determinazioni amministrative in contrasto con la legge sull’usura fornendo un “contributo morale necessario” ai fatti-reati di usura “materialmente commessi dalle banche”.
Secondo il pm Ruggiero i su citati avrebbero prescritto alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito “accordato”, anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente “erogato” dal cliente, così precostituendo le condizioni per una elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati poiché più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza – secondo le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari – gli interessi applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su c/c) risultavano sempre entro i limiti dei “tassi soglia”, pur essendo in concreto ad essi superiori e, come tali, usurari.
Le aziende ritenute danneggiate dal comportamento delle banche sono del nord barese: Bnl – secondo i conteggi della pubblica accusa – con l’applicazione dei tassi usurari avrebbe lucrato oltre 53mila euro; il gruppo Unicredit più di 15mila euro; Mps circa 27mila euro, Banca Popolare di Bari solo 296 euro.