Nei Paesi più colpiti dal virus ebola la prossima emergenza di salute pubblica, che potenzialmente metterebbe a rischio migliaia di vite, potrebbe venire da un virus più familiare: quello del morbillo.
In Guinea , Liberia e Sierra Leone , dove l’epidemia di Ebola che ha prodotto 10mila morti e oltre 24mila contagi è stata più intensa ed è ancora attiva, vi è stato infatti, secondo quanto riporta un sondaggio effettuato su medici e personale sanitario, un forte calo delle vaccinazioni per questa malattia (in alcune realtà pari al 75%) perché cliniche e ospedali erano chiusi o destinati esclusivamente alla cura dell’ebola.
Se si verificasse un’epidemia di morbillo dopo 18 mesi di interruzione della normale attività del sistema sanitario i casi potrebbero essere tra i 153mila e i 321mila e i decessi potrebbero dai 2mila ai 16mila. Questo il quadro tracciato in un articolo pubblicato sulla rivista Science dai ricercatori della Princeton University e della Johns Hopkins University.
Prima di ebola , e dopo le campagne di vaccinazione , tutti e tre i paesi nel periodo 2004-2013 avevano riportato in totale solo 6.937 casi di morbillo – evidenziano ancora i ricercatori – ma con l’avvento dell’epidemia di ebola circa 351mila bambini tra i nove mesi e i cinque anni (al ritmo di 19.500 al mese) non hanno effettuato il vaccino, che se sommati ai 778mila piccoli che prima dell’epidemia non erano stati vaccinati fanno la somma totale di un milione di bambini a potenziale rischio.
“Anche nel momento in cui la minaccia di ebola comincia a retrocedere c’è il potenziale per altre epidemie di malattie infettive” ha evidenziato una delle autrici della ricerca, Saki Takahashi, evidenziando uno degli scopi principali del report e’ incoraggiare i governi e le organizzazioni sanitarie a promuovere le vaccinazioni.
“Campagne di vaccinazione su larga scala nei paesi colpiti da Ebola potrebbero essere la chiave per allontanare potenziali epidemie di morbillo” ha evidenziato infatti la studiosa. Dal report, che come evidenziano gli studiosi si è focalizzato sul morbillo perché tende in qualche modo ad essere conseguente alle crisi umanitarie, si evidenziano anche altri potenziali rischi causati dalla riduzione delle inoculazioni di polio ,l’indisponibilità di trattamenti per l’aids e la malaria, e una marcata diminuzione della cure prenatali.