«Il rischio di diffusione della malattia da virus Ebola in Europa è considerato molto basso da tutti gli esperti, ma ciò non riduce la necessità di tener alta la guardia, soprattutto riguardo ad alcuni aspetti». Lo ha detto ministro della Salute, Beatrice Lorenzin a conclusione della sessione del meeting «informale» dei ministri della Salute dell’Ue svoltosi a Milano e dedicata all’epidemia di Ebola.
L’esponente del governo Renzi rassicura, quindi, sul “mancato rischio” di diffusione del virus in Europa che sta mettendo in ginocchio l’Africa occidentale. In particolare, afferma il ministro, «per il ruolo che sta svolgendo come porta d’Europa per i flussi di migranti, (il nostro paese) si trova anche a dover gestire i timori, per lo più infondati, che attraverso i migranti possa essere importata nel Continente la malattia».
“Timori” tuttavia ammessi (e rilanciati da questo blog) dall’affrettata decisione di Barack Obama di inviare tremila militari Usa a presidiare i porti del nord Africa da cui partono le carrette del mare coi migranti verso l’Europa.
Tale scelta è stata motivata, secondo Whashington, da “timori concreti” che l’Isis possa utilizzare Ebola per attaccare l’Occidente o quanto meno riuscire nell’intento di generare panico per poi «attaccare» su altri fronti. Il presidente degli Stati Uniti nella sua mossa (che ha messo in estremo imbarazzo l’Ue) era stato convinto dal suo staff a muoversi subito per “motivi di sicurezza nazionale”. Da quanto si apprende, un ruolo determinante nella decisione di Barak l’avrebbe avuto il Mossad. Ma non vi sono conferme circa il coinvolgimento dell’intelligence israeliana.
Secondo quanto aveva confermato “Site”, il portale online di monitoraggio sul terrorismo Jjhadista, l’Isis sarebbe infatti pronta “ad attaccare Europa e Usa con il virus Ebola”.
E’ molto probabile quindi che l’organizzazione terroristica possa usare i flussi migratori per lanciare la “bomba” Ebola sul vecchio continente sfruttando la vulnerabilità delle frontiere colabrodo a sud dell’Itala: Sicilia e Calabria, regioni dove ogni giorno si registrano decine di sbarchi con migliaia di migranti e dove l’Is potrebbe trovare il supporto logistico della ‘Ndrangheta, potente organizzazione criminale calabrese pronta a cooperare con chiunque possa portargli profitti.
Due anni fa la Direzione Nazionale Antimafia (DNA), presieduta allora dall’attuale seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, al proposito della “grande alleanza” tra ‘Ndrangheta e terroristi islamici, centrava la sua «attenzione» “sulle particolarità e sulle varianti di recente manifestatesi nel quadro d’insieme. Il riferimento è, in particolare, alla scoperta di nuove aree di incidenza del crimine organizzato o alla evoluzione di taluni gruppi criminali verso modelli organizzativi più sofisticati, maggiormente in grado di mimetizzarsi nell’economia legale e di relazionarsi, con metodo “persuasivo” e non più solo violento, ai pubblici poteri. La più interessante e, al contempo, più allarmante fra le nuove emergenze registrate concerne, peraltro, l’intreccio fra la materia della migrazione illegale e quella del terrorismo internazionale di matrice fondamentalista islamica […]”. Relazione Dna – dicembre 2012
I timori ritenuti «infondati» dal ministro della Salute Lorenzin prendono invece corpo con la notizia che la filiale tunisina di Al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM), ha promesso sostegno ai terroristi dell’Isis. In Egitto, la bomba fatta esplodere ieri vicino al ministero degli Affari Esteri è un chiaro segnale di destabilizzazione dell’Egitto ad opera degli jihadisti di “Ansar beit al Maqdis”, movimento anch’esso legata al doppio filo tra la vecchia Al-Qaida e l’Isis, il quale ha esortato oggi «i combattenti» a continuare gli attacchi contro “miscredenti” e obiettivi occidentali o filo tali. Tunisia, Egitto, Siria, Libia e l’Algeria (con la falange Jund al Khilafah), sono paesi maghrebini dove l’Isis, mediante la fitta rete di militanti, potrà affondare le sue radici di odio contro il “West” e alimentare il flusso di clandestini. La “porta d’Europa”, come la definisce Lorenzin, dista da questi paesi qualche centinaio di chilometri.
E’ stato un meeting, quello di Milano, «informale» (che di per sé è bizzarrro e anche ridicolo definirlo tale a fronte di una emergenza mondiale gravissima come Ebola…) dal quale è emerso uno squarcio di verità. Lorenzin ha ammesso che «pur considerando il basso rischio dell’estensione dell’epidemia ai nostri Paesi, dobbiamo comunque aumentare il nostro grado di preparazione, per rafforzare la capacità di identificazione, trasporto, diagnosi e cura di pazienti o sospetti».
Nessuna parola dai ministri Ue sulle preoccupazioni di Obama, costretto a muoversi in anticipo per l’inerzia delle istituzioni europee. Anche il collega della Lorenzin e leader del suo partito (Ncd), Angelino Alfano, finora pare stia sottovalutando il problema Isis-Ebola e le probabili commistioni con la Ndrangheta.