La strage di Ustica è nella coscienza del paese “una ferita sempre aperta” e resta il “costante impegno” perché “siano compiutamente accertate le responsabilità e vengano ricostruite in modo univoco le circostanze e il contesto che provocarono così tante morti innocenti”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio per il 37 anniversario della strage del 27 giugno 1980. Il capo dello Stato ha sottolineato che “alla domanda di giustizia le istituzioni hanno il dovere di dare risposta, percorrendo fino in fondo la strada della verità”.
“La data del 27 giugno, ricorrenza della strage di Ustica, – scrive Mattarella – resta impressa nella coscienza del Paese come un evento tragico e come una ferita sempre aperta, per le vite spezzate, per le indicibili sofferenze dei familiari, e per il vulnus alla sensibilità civile e democratica del nostro popolo. In questa giornata esprimo la partecipazione della Repubblica al comune dolore e la vicinanza nel costante impegno affinché siano compiutamente accertate le responsabilità e vengano ricostruite in modo univoco le circostanze e il contesto che provocarono così tante morti innocenti”.
“Alla domanda di giustizia le istituzioni hanno il dovere di dare risposta, percorrendo fino in fondo la strada della verità e facendo onore alla professionalità e alla dedizione di uomini dello Stato che sono riusciti ad aprire questo cammino superando ostacoli e difficoltà. Altri passi potranno essere compiuti, nella auspicabile collaborazione con istituzioni di paesi amici, affinché la memoria di quanto avvenuto nel cielo di Ustica rafforzi la solidarietà e la speranza di quanti operano per il trionfo delle ragioni dello stato di diritto”.
“Le innegabili opacità di questi anni – scrive anche il presidente del Senato Pietro Grasso – hanno fin ora impedito una ricostruzione complessiva degli eventi di quella notte. Non per questo possiamo abbandonare l’impegno perché sia fatta giustizia: dobbiamo anzi, proprio in questo triste giorno, ribadire la nostra volontà di non cedere alla rassegnazione”.