19 Aprile 2025

Attentato San Pietroburgo, Mosca accusa Kiev. Marito della Teplova: “E’ stata incastrata”

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Per Mosca ci sarebbe Kiev dietro l’attentato terroristico consumato lo scorso 2 Aprile in un caffé di San Pietroburgo, in cui è morto il blogger militare Vladlen Tatarsky e del cui crimine è stata arrestata Darya Trepova, la donna 26enne che avrebbe confessato di aver portato all’interno del bar la statuetta esplosiva.

“Ho portato una statuetta che poi è esplosa”, ha detto Darya Trepova. La donna ora accusata di terrorismo ha risposto alla domanda dei servizi di sicurezza che l’hanno interrogata dopo l’arresto avvenuto lunedì mattina.

Il marito ha affermato che la ventiseienne è stata “incastrata”. Ma per i servizi antiterrorismo di Mosca non c’è dubbio che a pianificare l’attentato che ha ucciso il blogger nazionalista Vladlen Tatarsky (al secolo Maksim Fomin) e ferito una trentina di persone, siano stati i servizi di Kiev con l’appoggio di presunti “collaboratori” del Fondo anti-corruzione dell’oppositore Alexei Navalny e di cui la stessa Trepova, secondo la versione dei russi, sarebbe “una sostenitrice attiva” del Fondo.

“Non penso a quello che succede a San Pietroburgo o a Mosca, a quello deve pensarci la Russia, io penso al nostro Paese”, ha commentato da parte sua il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Quella sera, poco dopo l’esplosione, il suo consigliere Mykhailo Podolyak aveva affermato che l’attentato è un regolamento di conti interno alla Russia. Anche l’Institute for the Study of War (Isw) citato dai media, organizzazione americana impegnata nel sostegno alla politica militare di Washington, parla di una faida interna, ipotizzando “un tentativo di intimidire altri blogger militari affiliati alla Wagner”, la compagnia militare privata guidata da Yevgeny Prigozhin, che non risparmia critiche alla conduzione dell’operazione in Ucraina da parte dei vertici militari. Per corroborare queste affermazioni Isw cita un commento criptico del capo della milizia militare privata, Yevgeny Prigozhin: “Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni, penso che stia operando un gruppo di radicali”, ha affermato Prigozhin.

Secondo Prigozhin, l’uccisione di Tatarsky presenta analogie con quella avvenuta nell’agosto scorso nei pressi di Mosca di Darya Dugina, figlia del filosofo nazionalista Alexander Dugin. Anche in quel caso Kiev, accusata dalle autorità russe, aveva negato ogni coinvolgimento e si era parlato di possibili regolamenti di conti interni. Ma un mese e mezzo dopo fonti americane avevano detto al New York Times che dietro l’attentato c’erano effettivamente i servizi ucraini, non si sa se all’insaputa o meno di Zelensky. Sull’esplosione avvenuta ieri sera nello Street Food Bar N. 1 nel distretto Vasileostrovsky di San Pietroburgo restano dunque molti interrogativi. In questo locale Tatarsky, blogger e inviato di guerra originario del Donbass, stava tenendo una conferenza organizzata dal gruppo nazionalista Cyberfront Z.

Secondo il sito Fontanka, il bar apparteneva almeno in passato allo stesso Prigozhin. Ad esplodere sarebbe stata una statuetta consegnata come regalo a Tatarsky da Darya Trepova. In un video ripreso da telecamere di sicurezza e diffuso da vari canali Telegram si vede la donna, con lunghi capelli biondi e un lungo cappotto, mentre entra nel locale portando un pacco. In un altro video diffuso dal Comitato investigativo russo dopo l’arresto si vede la Trepova, con i capelli corti, mentre risponde alle domande di chi la interroga. La giovane dice di avere consegnato lei la statuetta. Ma alla domanda “chi te l’ha data?” risponde: “Posso dirlo dopo?”. Secondo la ricostruzione di alcuni canali Telegram, dopo aver consegnato la statuetta Darya Trepova si sarebbe allontanata per raggiungere un appartamento che aveva preso in affitto. Qui si sarebbe tagliata i capelli. Poi è uscita nuovamente e dopo avere cambiato diversi taxi avrebbe raggiunto la casa di un conoscente, Dmitry Kasintsev. Anche quest’ultimo, secondo quanto riferito dal marito della donna al sito Insider, è stato fermato con lei quando, stamane, gli agenti dei servizi di sicurezza hanno fatto irruzione nell’appartamento. Sempre parlando con Insider, il marito di Darya Trepova, Dmitry Rylov, l’ha difesa raccontando che la moglie gli aveva parlato della statuetta da consegnare, ma che non sapeva della presenza dell’esplosivo all’interno. “Darya è stata incastrata e usata”, ha aggiunto Rylov.


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