La premier Giorgia Meloni ha incontrato a sorpresa a Mar-a-Lago, in Florida, Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti che si insedierà ufficialmente il prossimo 20 gennaio. La premier italiana è partita da Roma con un aereo della Presidenza del Consiglio ed è arrivata in Florida prima delle ore 20 locali (circa l’1 di notte italiane) nella tenuta del tycoon. Al centro dell’incontro, in primis, il complicato caso della giornalista Cecilia Sala, arrestata a Teheran, e che dovrebbe essere “oggetto” di uno scambio con l’ingegnere iraniano Mohamed Abedini, arrestato a Malpensa una settimana prima della Sala, su mandato degli Usa.
Il primo ministro italiano e poi ripartito poco meno di 5 ore per far rientro a Roma. Poche ore ma molti i temi di confronto, oltre al caso Sala, raccontano indiscrezioni dei media, i due hanno parlato di dazi, del gas, fino alla guerra in Ucraina e negoziati di pace, tema a cuore del presidente eletto americano.
Organizzata all’ultimo istante, la missione americana di Meloni ha visto la regia di Elon Musk che nel tardo pomeriggio di ieri aveva lasciato piccoli indizi su X sull’imminenza di un contatto tra The Donald e Giorgia.
Con Trump e Meloni (accompagnata dall’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia) si sono invece visti il futuro segretario di Stato Marco Rubio e il futuro segretario al Tesoro Scott Bessent, il prossimo consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e quello che sarà il nuovo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta. Una formazione che consolida la convinzione che la ‘toccata e fuga’ della premier italiana in Florida abbia affrontato anche il tema delicatissimo della detenzione di Cecilia Sala a Teheran e non solo – come riporta il New York Times – la volontà di “rafforzare le speranze dei sostenitori della Meloni che la premier conservatrice italiana diventi l’alleata di riferimento di Trump in Europa”. Mediando, spiega il quotidiano americano, “le tensioni tra altri leader europei e Trump”.
Un comune sentire e un comune vedere, tra i due, che sempre secondo il Nyt, avrebbe visto “premere aggressivamente” la leader italiana per affrontare il dossier della giornalista che si intreccia, appunto, con quello dell’ingegnere iraniano Mohammed Abedini-Najafabadi, detenuto in Italia su mandato Usa e di cui Washington ha chiesto l’estradizione, mentre i giudici italiani hanno negato i domiciliari chiesti dal suo avvocato.
Una determinazione che, probabilmente, ha rafforzato la stima di Trump nei confronti dell’alleata europea: Giorgia Meloni “ha davvero preso d’assalto l’Europa”, ha esordito – secondo quanto riportato dal Wall Street Journal – il presidente eletto presentando la leader italiana agli invitati aggiungendo che “è molto emozionante” essere “qui con una donna fantastica”.
“Invitati”, sì. Perché a Mar-a-Lago non c’era solo una consistente parte del futuro gabinetto statunitense, ma anche alcuni sostenitori (tra cui Rudy Giuliani) per i quali le porte del resort si sono aperte per poter assistere alla première di un documentario incentrato sui ricorsi nelle elezioni del 2020 (quando Trump denunciò brogli di massa), con un focus sugli sforzi dell’avvocato John Eastman. La prima, insomma, del docu “The Eastman Dilemma: Lawfare or Justice”, in cui l’esperto di diritto costituzionale sostiene che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno assistito all’ascesa di un “sistema giudiziario con due pesi e due misure” in cui il sistema legale ha ingiustamente preso di mira gli avvocati che rappresentano clienti conservatori.
La proiezione ha però occupato solo una piccola parte delle poche ore americane di Meloni accolta con tutti gli onori anche da Marco Rubio che, dandole il benvenuto in Florida, l’ha definita “un grande alleato e un forte leader”.