Finanzieri del comando provinciale di Roma hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di persone considerate appartenenti a un’organizzazione criminale “radicata nel Comune di Guidonia Montecelio, dedita stabilmente e da lungo tempo, alla perpetrazione di reati contro la Pubblica Amministrazione”.
I destinatari dei provvedimenti sono dirigenti e amministratori comunali, imprenditori e professionisti. Sono ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, peculato e falso. Decine le perquisizioni nell’ambito dell’operazione che è stata chiamata “Ragnatela”.
Tra gli arrestati figura l’ex vice sindaco del comune di Guidonia Montecelio, Andrea Di Palma, 46 anni, dal 2014 sindaco facente funzioni dopo l’arresto dell’allora primo cittadino Eligio Rubeis (arrestato per un altro filone di inchiesta e ora sottoposto al divieto di entrare a Guidonia). In cella l’ex consigliere comunale di Forza Italia Alberto Morelli.
Arrestati fra gli altri, anche l’ex segretario generale Rosa Mariani e i dirigenti comunali Angelo De Paolis, Gilberto Pucci e Gerardo Argentino, oltre ai funzionari Michele Maccaroni e Maurizio Rocchi e l’imprenditore Francesco Dei.
Le indagini, condotte attraverso pedinamenti e intercettazioni anche ambientali hanno permesso agli investigatori di documentare quattro scambi di mazzette fra pubblici ufficiali e imprenditori. In un caso venivano sorpresi presso il parcheggio di un centro commerciale un dirigente comunale nell’atto di ricevere 3.700 euro in banconote. In un’altra occasione presso un bar lo stesso dirigente è un consigliere comunale ricevevano da un imprenditore del travertino 14 mila euro.
Si tratta di “un’organizzazione criminale – è scritto nell’ordinanza – che si è insediata all’interno del Comune di Guidonia Montecelio e, profittando della copertura offerta da ruoli amministrativi e politici di rilievo, ha depredato le risorse pubbliche e la fiducia dei cittadini, in un clima di connivenza e di omertà che ha offerto protezione ed impunità per anni ai partecipi del gruppo”.
“Una “mafia bianca” ha espugnato le istituzioni ergendosi a soggetto regolatore della vita pubblica ed economica di uno dei più importanti comuni della regione Lazio. Probabilmente è questa la linea di demarcazione più netta e significativa che l’Accusa ha inteso tracciare, nella propria richiesta di applicazione di misura coercitiva, tra la (purtroppo consueta) consumazione di reati da parte dei colletti bianchì e la costituzione di una mafia bianca che si struttura come gruppo criminale e che, mutuando le regole delle associazioni criminali, agisce con la disinvoltura e la protervia che solo i sodalizi mafiosi sanno praticare”.