Erano le 23.48 del 29 giugno 2009, quando un treno merci deragliò mentre transitava per la stazione ferroviaria di Viareggio. Una cisterna carica di Gas Gpl nell’impatto esplose e le fiamme imponenti avvolsero il convoglio più alcuni edifici a ridosso dello scalo ferroviario. Fu una strage.
Il bilancio apocalittico: morirono 32 persone, tra cui bambini. Undici persone morirono subito bruciate vive o per il crollo di parte dei palazzi, due vittime decedute per infarto, mentre 19 morirono in seguito alle gravi ustioni riportate nel gravissimo incidente.
La causa del deragliamento, secondo le perizie e le indagini della procura, fu attribuita al cedimento strutturale di un asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato. In sostanza, il convoglio era troppo vecchio per poter circolare sulla rete ferroviaria, tanto meno per trasportare merce pericolosa.
Avviate le indagini, vennero indagate e rinviate a giudizio 33 persone e 9 società, tra cui gli ex Ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti e l’ex amministratore di Rete ferroviaria italiana, Michele Elia. Le accuse, a vario titolo, sono pesantissime: disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose.
A 7 anni dalla strage di Vireggio, dopo diverse udienze, ecco la sentenza che vede condannati a sette anni gli ex manager di Fs e Rfi. Un esito processuale definito dai legali “scandaloso e populista”.
I familiari delle vittime sono arrivati in corteo al Polo fieristico, dove si è svolto il processo. “Viareggio 29-6-2009 niente sarà più come prima” è lo striscione con le foto di tutte le vittime che ha aperto il corteo silenzioso.
Con loro anche una rappresentanza dei macchinisti delle Ferrovie, una bandiera del gruppo delle “Tartarughe lente”, alcuni rappresentanti dei No Tav. Chiudevano il corteo alcuni gonfaloni tra cui quello della Regione Toscana.
Mauro Moretti, secondo quanto spiegano i suoi avvocati, è stato assolto come amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, ma i giudici hanno disposto la sua condanna come ex amministratore delegato di Rfi, la società del Gruppo FS responsabile della gestione complessiva della rete ferroviaria nazionale.
Tra le società “imputate” prosciolte anche Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, mentre vengono condannate appunto Rfi e Trenitalia.