
Crescita e questione migranti. Sono questi i punti principali del comunicato dei grandi del mondo al termine del G7 in Giappone.
“La crescita globale è la nostra urgente priorità”, è scritto in un comunicato ufficiale del vertice di Ise-Shima. I “migranti e i rifugiati sono una sfida globale che richiede una risposta globale”. Bisogna “aumentare l’assistenza globale per sostenere le esigenze dei rifugiati, delle comunità che li ospitano”.
“Ci sono potenziali shock di origine non economica: un’uscita del Regno Unito dall’Ue potrebbe “invertire il trend verso un maggiore commercio mondiale e investimenti, con i posti di lavoro collegati, e rappresenta un serio rischio per la crescita”. “Condanniamo duramente il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Siamo preoccupati dell’aumento degli attacchi”. Bisogna combattere le fonti di finanziamento tra le quali i riscatti, che – è l’appello – “non devono essere pagati”. “Lavoriamo accanto al governo di unità nazionale” di Sarraj come “il solo e legittimato governo della Libia e ci appelliamo a tutte le parti libiche affinché lo riconoscano”.
Renzi, qui orgoglio di essere italiani – “Ci vuole l’orgoglio di essere italiani che trova in queste ore la concretizzazione in un mix che è il mix di valori umani che rappresentiamo continuando a impegnarci nel Mediterraneo, il mix della scommessa strategica con il Migration compact”. “Nel nostro G7 terremo insieme sogno e concretezza. Farlo in Sicilia non è un caso. La Sicilia della Magna Grecia, della bellezza, della filosofia, del barocco ma anche del volontariato e del farsi carico degli altri”.
Il premier Matteo Renzi ha avuto una fitta serie di incontri bilaterali: ha visto il collega canadese Justin Trudeau e i leader di Papua Nuova Guinea, Laos, Vietnam e Sri Lanka.
Protesta del vice ministro degli Esteri russo Serghiei Riabkov, per il quale le dichiarazioni del G7 sulla necessita’ di prolungare le sanzioni contro la Russia sono “assurde, perché i partecipanti di questa struttura pongono l’esecuzione degli accordi di Minsk” per il conflitto ucraino “come condizione per abolire le sanzioni”.