Lo strappo era già nell’aria, e lui Denis Verdini, aveva fatto di tutto per convincere Silvio Berlusconi a tornare nella “strettoia” del Nazareno. Non solo.
Verdini, secondo alcuni bene informati, gradiva anche la leadership che fu di Giovanni Toti, per coordinare il partito che pure è stato sotto il suo coordinamento fino all’addio al patto del Nazzareno tra Berlusconi e Matteo Renzi; cosa che avvenne all’indomani del voto al Senato che lo ha dichiarato decaduto causa legge Severino. Con Forza Italia all’opposizione, Denis e suoi hanno sofferto e non poco. Da mesi era sparito dalla scena politica.
Vi sono due versioni su questo tormentato addio. La prima è che alla fine Berlusconi non ha concesso al senatore né l’uno né l’altro. E il “falco” di tante battaglie, sentitosi “isolato” con uno deciso battito d’ali ha lasciato Silvio Berlusconi per volare verso lidi “migliori” e più “autonomi”. Lo ha fatto per costituire “Ala”, acronimo di Alleanza liberalpopolare per le autonomie.
“Ufficialmente”, è una pattuglia di parlamentari che dall’opposizione “asfissiante” in cui si trovava, trasloca verso la maggioranza renziana. Nel senso che non diventeranno di sinistra, ma in Parlamento sosterranno le “riforme” di Matteo Renzi come prevedeva il famigerato patto.
“Ufficiosamente”, (ed entriamo nella seconda versione) secondo i più maliziosi, sarebbe un’operazione condotta proprio da Silvio Berlusconi per trovare un modo di continuare a far sopravvivere il patto del Nazzareno. Il senatore toscano era il più portato per fare un’operazione di questo tipo perché se le “larghe intese” sono nate col governo Letta e proseguite con Renzi si deve dire grazie a lui.
In Forza Italia “Eravamo a disagio”, spiega oggi Denis Verdini. Come a disagio si sentivano “all’interno dei gruppi dove avevamo militato. Ma non rinneghiamo niente”, puntualizza. “Noi siamo stati eletti dentro il Pdl, ognuno di noi ha la sua tradizione, voglio dire una cosa – ha precisato – per tranquillizzare gli amici della sinistra Pd: nessuno di noi ha desiderio di iscriversi al Pd”.
“E’ uno strappo – ha detto ancora Verdini – e come tutti gli strappi addolora e fa male. Quando non ci sono identità di vedute nessuno finisce o muore, uno vede le cose in maniera diversa. Ho una grandissima lealtà che mi lega a Berlusconi ma vediamo le cose in maniera diversa”.
Berlusconi, prosegue Verdini “è sempre stato in questi 20 anni lungimirante però questo non significa che sempre si vedono le stesse possibilità. Come tutti gli strappi fanno male il dolore uno se lo tiene e tira fuori l’ottimismo. La nostra storia legata a Berlusconi è straordinaria e fa male parlarne. Non ne vogliamo parlare, parliamo di quello che facciamo”.
Nei giorni scorsi era stata fatta filtrare una “velina” sull’addio. Non lo ha annunciato Verdini direttamente. Secondo la prima versione Denis voleva sondare gli umori dell’ex primo ministro. Un ultimo tentativo per portare Berlusconi sui suoi passi. E invece niente. Come a tanti transfughi il leader di Forza Italia gli avrà detto “Auguri e buona fortuna”.
Secondo l’altra, la velina, era un modo di Berlusconi per lanciare a Renzi messaggi criptati. Per dire, “ok, ti lascio Verdini perché quel patto non deve assolutamente morire, ma sappi di non fare il furbo”. Due versioni che hanno sullo sfondo due presunte verità.