L’America ha il suo nuovo “comandante in capo”. Dopo le elezioni dello scorso 5 novembre Donald Trump ha giurato come 47esimo presidente degli Stati Uniti, all’interno del Campidoglio. Per il leader repubblicano è un ritorno alla Casa Bianca, dove era stato inquilino dal 2016 al 2020.
Subito dopo l’insediamento, il presidente Trump ha firmato decine di “ordini esecutivi” che sono le premesse della sua campagna elettorale; dall’economia, all’immigrazione, al taglio degli sprechi, alla politica estera, all’eliminazione dell’ideologia woke e alle politiche ‘gender’; e poi l’uscita degli Usa dall’Oms. Insomma, primi atti per “rifare di nuovo grande l’America”, il suo slogan da anni. “Sarà una nuova era dell’oro per gli Stati Uniti”, ha anticipato.
Un nuovo corso di cui, si spera, dovrebbe beneficiare anche il resto del mondo. E nell’ambito della politica estera molti sono in fervente attesa di un suo fermo intervento sui conflitti in corso, da quello tra Russia e Ucraina al Medio Oriente, tra Israele e Palestina. Il presidente russo Putin gli ha inviato le sue congratulazioni prima della cerimonia.
Il presidente Trump è stato prima in chiesa e poi ha incontrato l’ormai ex presidente Joe Biden con la moglie. In Campidoglio presenti molte autorità, dagli esponenti della nuova amministrazione, agli ex presidenti Usa a rappresentanti del parlamento di entrambi gli schieramenti, repubblicani e democratici e tanti altri.
La presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni è l’unica esponente dell’Ue presente a Washington, metropoli blindatissima per l’evento. Trump ha giurato insieme al suo vice Vance, con accanto le rispettive consorti.