La stazione spaziale cinese Tiangong-1 è caduta nell’Oceano Pacifico alle 2.16 di questa notte, ora italiana. Scampato pericolo dunque per i frammenti tanto temuti. Ad annunciarlo l’Agenzia spaziale italiana e la Protezione civile.
L’area prevista in un primo momento era fissata a sud, tra lo specchio che va dall’America del sud alla Cina, (con probabilità di centrare l’Atlantico meridionale), che comunque escludeva l’Italia, precedentemente inclusa come potenziale area di impatto. Ma l’ingovernabilità del blocco spaziale, che ha spiazzato anche gli esperti, ha fatto sì che alla fine, insieme ai frammenti, cadesse nell’Oceano Pacifico meridionale. La stazione spaziale cinese ha concluso così la sua storia, dopo avere trascorso in orbita 2.375 giorni e 21 ore (sei anni e mezzo).
“Il processo di decadimento naturale della stazione spaziale cinese Tiangong-1 è giunta al suo epilogo, entrando in contatto con l’atmosfera terrestre e infine impattando nell’Oceano Pacifico alle ore 00.16 UTC (02.16 ora italiana)”.
Il comitato tecnico scientifico, riunito in seduta permanente presso la sede del Dipartimento della protezione Civile, sulla base degli ultimi dati forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), ha escluso la possibilità che uno o più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 abbiano impattato sul territorio nazionale.
Il Capo Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, in accordo con Asi e con gli altri partecipanti al tavolo, ha pertanto dichiarato concluse le attività ringraziando tutte le componenti del Sistema Nazionale di Protezione Civile, il Consigliere Militare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri dell’ Interno, degli Esteri, della Difesa, Enac, Enav, Ispra-Snpa, Cnr, Inaf, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e Politecnico di Milano”.