Matteo Renzi si è formalmente dimesso dalla carica di presidente del Consiglio dei Ministri. Nel pomeriggio è salito al Quirinale e ha rassegnato le sue dimissioni così come aveva annunciato nel discorso alla Nazione dopo la sconfitta al referendum costituzionale. Renzi si è recato al Quirinale dopo l’approvazione stamane al Senato della manovra e dopo la direzione del partito di cui è segretario. Il colloquio tra lui e Mattarella è durato meno di un’ora.
Con le dimissioni di Renzi è crisi di governo. Le prossime fasi saranno gestite dal presidente della Repubblica che ha la prerogativa di esplorare nuove possibili maggioranze prima di un eventuale scioglimento delle Camere per un voto anticipato. Ipotesi al momento più remota secondo quanto ha riferito martedì.
Il Quirinale ha già fatto sapere che giovedì, alle ore 18, partiranno le consultazioni con il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente emerito Giorgio Napolitano. Le consultazioni procederanno con il ricevimento delle delegazioni dei partiti e saranno concluse sabato con Forza Italia, M5S e Pd.
“Siamo il partito di maggioranza relativa”, ha detto Renzi in direzione. Per questo tocca “dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi nelle modalità che individuerà. Un passaggio interno sarà molto duro nella chiarezza che deve contraddistinguere il Partito democratico, ma dovrà arrivare dopo la crisi di governo che si dovrà aprire adesso. Propongo che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente (Orfini) e dai due capigruppo (Ettore Rosato e Luigi Zanda).
“Propongo che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità. Noi non abbiamo paura di niente e nessuno, se gli altri vogliono andare a votare, dopo la sentenza della Consulta, lo dicano perché qui si tratta tutti di assumersi la responsabilità. Il Pd non ha paura della democrazia e dei voti”.