Ancora morti nel canale di Sicilia e ancora inerzia dell’Ue. Diciassette cadaveri sono stati recuperati ieri su un gommone carico di migranti, al largo della Libia, dai marinai della nave Fenice, della Marina Militare, intervenuti in soccorso dell’ imbarcazione in difficoltà. A bordo, vicino ai morti, 217 migranti tratti in salvo. Stavolta non è stato un naufragio.
Accertamenti sono ancora in corso sulle cause della morte delle 17 vittime. Potrebbero essere morte di stenti, o magari calpestate nel tentativo di conquistare un posto, come già accaduto su un altro gommone soccorso nel Canale di Sicilia all’inizio di maggio.
Secondo quanto apprende l’Ansa, il gommone con 234 persone a bordo è stato raggiunto dalla nave Fenice, nell’ambito del dispositivo “Mare sicuro”, dopo una richiesta di soccorso fatta con un telefono satellitare. Raggiunto il gommone, gli uomini della Marina hanno recuperato i 17 cadaveri, e trasferito sulla nave Fenice i 217 migranti superstiti, i quali saranno ora identificati ed interrogati per chiarire le cause della tragedia.
I viaggi della speranza, che sempre più spesso finiscono in morti disperate, non conoscono tregua. Nelle ultime 24 ore sono state soccorse al largo della Libia 3.300 persone in 17 diverse operazioni, tutte coordinate dal Centro Nazionale Soccorsi della Guardia Costiera. Ai soccorsi hanno partecipato unità della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, della Marina Militare italiana, delle Marine tedesca e Irlandese, oltre a unità navali inquadrate nel dispositivo Triton e a mercantili dirottati in direzione di gommoni e barconi in difficoltà.
E poco prima che giungesse la notizia dei 17 morti il premier Matteo Renzi, parlando ad Ancona, ha rivolto un nuovo appello all’Unione europea. “Non accetteremo mai di cancellare secoli di civiltà. Quando il barcone è affondato – ha detto riferendosi al naufragio del 19 aprile – i leader europei hanno accettato di fare una riunione straordinaria e sono arrivati tutti visibilmente commossi. E’ passato un mese, sembra sia stato cancellato tutto. Ma noi andremo a recuperare quella nave a 387 metri di profondità per dare ai fratelli e alle sorelle che sono lì sepoltura”.
“Dirò anche domani ai miei partner europei – ha aggiunto ancora il premier – che non si inabissa la coscienza” Ed è di ieri l’accorato appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Troppi morti” ci sono voluti per risvegliare almeno un po’ la “coscienza collettiva” di un’Europa che stenta ancora a comprendere come quello dell’immigrazione sia ormai “un dramma epocale” che rischia di far smarrire gli ideali fondanti dell’Unione, ha detto ieri a Londra, ponendo la questione al centro di un discorso di impronta fortemente europeista. In cui ha espresso “grande rammarico” per “il ritardo con cui la macchina europea si è messa in moto” sulla tragedia dei migranti. “Troppi morti, purtroppo – aveva concluso – sono stati necessari per risvegliare la nostra coscienza collettiva”.