27 Aprile 2024

Corruzione, arrestato il figlio dell’ex ministro Visco

Blitz della guardia di finanza che ha arrestato insieme a lui altre tre persone su richiesta della Procura di Roma. Secondo l'accusa Gabriele Visco con la mediazione di un imprenditore romano, avrebbe favorito, a fronte di denaro e altre utilità, l'aggiudicazione di un bando di gara di oltre 4 milioni di euro a una società riconducibile a un costruttore

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Presunti accordi corruttivi per mettere le mani, in cambio di favori e mazzette, su appalti milionari. Questo il quadro che emerge dall’indagine della Procura di Roma e che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone, tra cui l’ex dirigente pubblico, Gabriele Visco, figlio dell’ex ministro delle Finanza, Vincenzo. Contestualmente con l’applicazione delle misure cautelari, i Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito anche un sequestro preventivo per un ammontare di 230 mila euro.

L’indagine riguarda illeciti compiuti, nel 2022, circa un anno e mezzo fa. Nel procedimento sono coinvolti anche l’avvocato romano Luca Leone, l’imprenditore Pierluigi Fioretti che ha un passato da consigliere comunale in Campidoglio nelle fila di Alleanza Nazionale e Claudio Favellato imprenditore originario di Isernia.

“Per il momento non ho nessuna idea in proposito, salvo essere molto sorpreso”, commenta la notizia dell’arresto del figlio, Vincenzo Visco, annunciando che domani incontrerà l’avvocato per “vedere quali sono gli argomenti”.

Gli inquirenti contestano, a seconda delle posizioni, oltre che la corruzione anche il reato di traffico di influenze illecite. In base all’impianto accusatorio dei pm di piazzale Clodio, Visco, che ha lavorato in passato per Telecom e Invitalia, “con la mediazione” dell’imprenditore romano, avrebbe favorito, a fronte di denaro e di altre utilità, “l’aggiudicazione di un bando di gara – sostiene la Procura – di oltre 4 milioni di euro a una società riconducibile a un costruttore e tentato di agevolare l’assunzione presso una partecipata pubblica di una persona vicina a quest’ultimo”. “Mo riscuoterò tutti i crediti che c’ho da riscuotere in giro per carità… quello è il minimo”, affermava intercettato Visco dopo il licenziamento da Invitalia a dimostrazione, scrive il gip, “della solidità e redditività delle sue relazioni”.

Le verifiche della Guardia di Finanza hanno fatto emergere, inoltre, una “vicenda corruttiva” in cui il figlio dell’ex ministro e parlamentare ha un ruolo centrale. Visco jr avrebbe, infatti, affidato un incarico di consulenza, per un importo di 230 mila euro, nell’ente in cui era impiegato a un avvocato di sua conoscenza, ottenendo la retrocessione di parte dei compensi fatturati dal legale per prestazioni in realtà mai effettuate. Nelle esigenze cautelari il gip scrive “che neppure il licenziamento” del figlio dell’ex ministro da Invitalia, avvenuto il 12 aprile 2023, “mina la sua capacità di proseguire nelle attività illecite così come esso non mina quella degli altri in quanto ciò che hanno fatto emergere le risultanze investigative è che l’aggiramento delle regole per il perseguimento dei propri obiettivi di interesse economico o comunque privato costituisce un vero e proprio modus operandi di tutti gli indagati, disponibili ad ogni forma di compromesso”.

Il gip aggiunge che “nessuno di loro ha mai mostrato infatti alcuna remora nell’avanzare richieste di natura illecita o nell’ottenere remunerazioni e compensi non dovuti, dunque appare evidente che è proprio quello il loro modo di operare, caratterizzato dalla completa noncuranza degli interessi pubblici violati”. Dal canto suo Invitalia specifica che ha “cessato ogni rapporto di lavoro con Visco ad inizio 2023”. L’Agenzia aggiunge che resterà “a disposizione delle autorità inquirenti per fornire tutte le informazioni e i documenti necessari e valuterà ogni possibile azione al fine di tutelare la propria posizione come parte lesa”.


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