
E’ ancora in alto mare la pratica “governo”. Dopo le prime due consultazioni a vuoto del capo dello Stato Mattarella, anche l’esplorazione della presidente del Senato Elisabetta Casellati non ha portato frutti dopo gli incontri lampo delle ultime 48 ore. Intanto volano gli stracci tra i partiti e tra i cosiddetti leader.
Il M5s ha rilanciato ieri la chiusura a FI e a Berlusconi, mentre la Lega ha fatto sapere che la pazienza è ormai finita, dopo i veti incrociati tra azzurri e Di Maio. Ma ora la polemica matura a distanza tra Berlusconi e Salvini, col primo che vorrebbe le larghe intese con Pd e altri (ma non coi stellati), e il secondo che resta fermo sul no a governi tecnici o con chi è stato sconfitto (i dem). Se necessario, “mi metto in campo io, poi come va va”, ha detto rimarcando che “sono pronto a tutto contro un governo tecnico telecomandato da Bruxelles”.
Il M5s avverte: “Piuttosto che tirare a campare, meglio tornare al voto” e invita la Lega a rompere con FI, nel tentativo di sganciare Salvini dal centrodestra facendolo contare solo il 17% (anziché il 37 della sua coalizione), aprendo a Di Maio, col 32%, l’ambiziosa strada dell’incarico e di palazzo Chigi.
Di fronte al tutti-contro-tutti, il capo dello Stato si è riservato due giorni di riflessione: parlerà lunedì. “Siamo la prima forza della maggioranza, non staremo a guardare, aspettiamo Mattarella e prenderemo in mano la situazione”, dice Salvini che attacca Berlusconi.
Durissimo il Cavaliere col M5s: “Un pericolo per l’Italia, a Mediaset pulirebbero i cessi”. I Stellati contr’attaccano: “Meglio i cessi che stare con la mafia”. La polemica è nata dalla sentenza (di primo grado) della Conte d’Assise di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, con cui sono stati condannati gli ex vertici dei Ros, ma anche Marcello Dell’Utri e alcuni boss. “Oggi muore la Seconda Repubblica”, ha detto Di Maio che avvisa Salvini come leader del centrodestra: “La Sentenza è una pietra tombale su ogni interlocuzione con Forza Italia”.
Il cavaliere replica: “Assurdo accostare il mio nome alla mafia”, dice dopo che il pm Di Matteo considera che il patto tra Cosa nostra e le istituzioni sarebbe avvenuto anche durante i governi Berlusconi. La difesa degli ex vertici del Ros annuncia battaglia: “Questa sentenza è frutto del pregiudizio. In Appello ci aspettiamo il Giudizio”.