26 Aprile 2024

Governo, Mattarella fa fallire governo M5s-Lega. Vince la Troika

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Conte Il Professor Giuseppe Conte ha sciolto la riserva rimettendo il mandato di formare il nuovo governo nelle mani del presidente della Repubblica. Il capo dello Stato ha ringraziato il giurista per il suo impegno dal conferimento dell’incarico.

Poche parole per dire che il tentativo di formare un governo con l’unica maggioranza possibile in Parlamento, M5s e Lega, è fallita. Alla base di questo fallimento il veto posto da Sergio Mattarella sul nome dell’economista Paolo Savona alla guida del Mef, nome che negli ultimi gorni è stato al centro di un vero e proprio braccio di ferro istituzionale.

Il professore in una breve dichiarazione ha detto di aver fatto di tutto per formare un esecutivo e ha ringraziato Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due leader che lo avevano indicato come possibile premier del governo gialloverde.

Durissimo il commento in un video su Fb da parte del leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio di cui riportiamo una sintesi. “La decisione del presidente della Repubblica è incomprensibile. Abbiamo fatto di tutto per dare un governo al Paese, ma questo non ci è stato consentito. Non per il nome del Paolo Savona, ma perché molti remano contro all’idea che il M5s vada al governo. Ritengo inaccettabile che la scelta del governo o di un ministro venga determinato dalla volontà delle agenzie di rating o di altri paesi”.

Il leader pentastellato ha poi letto la lista dei ministri che Conte ha presentato stasera a Mattarella. Il giurista, se ci fosse stato il via libera, avrebbe avuto Salvini e Di Maio vicepremier con delega il primo all’Interno e il secondo allo Sviluppo economico e Lavoro, confermando il ruolo di Savona all’Economia.

“Se questa maggioranza, che rappresenta il 60% del consenso, non può permettersi di indicare un ministro perché anni fa ha criticato (come molti) l’euro, anche con l’80% sarebbe impossibile fare un governo con Savona. allora che senso ha andare a votare?”. “Non so cosa accadrà nei prossimi mesi, ma state certi che non finisce quì”, ha chiuso Di Maio.

La dichiarazione integrale di Sergio Mattarella

“Dopo aver sperimentato, nei primi due mesi, senza esito, tutte le possibili soluzioni, si è manifestata – com’è noto – una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega che, pur contrapposti alle elezioni, hanno raggiunto un’intesa, dopo un ampio lavoro programmatico.

Ne ho agevolato, in ogni modo, il tentativo di dar vita a un governo.

Ho atteso i tempi da loro richiesti per giungere a un accordo di programma e per farlo approvare dalle rispettive basi di militanti, pur consapevole che questo mi avrebbe attirato osservazioni critiche.

Ho accolto la proposta per l’incarico di Presidente del Consiglio, superando ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un presidente non eletto in Parlamento. E ne ho accompagnato, con piena attenzione, il lavoro per formare il governo.

Nessuno può, dunque, sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento. Al contrario, ho accompagnato, con grande collaborazione, questo tentativo; com’ è del resto mio dovere in presenza di una maggioranza parlamentare; nel rispetto delle regole della Costituzione.

Avevo fatto presente, sia ai rappresentanti dei due partiti, sia al presidente incaricato, senza ricevere obiezioni, che, per alcuni ministeri, avrei esercitato un’attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere.

Questo pomeriggio il professor Conte – che apprezzo e che ringrazio – mi ha presentato le sue proposte per i decreti di nomina dei ministri che, come dispone la Costituzione, io devo firmare, assumendomene la responsabilità istituzionale.

In questo caso il Presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia, che non ha mai subito, né può subire, imposizioni.

Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia.

La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari.

Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano.

A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato.

L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane.

Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.

È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani.

In questo modo, si riafferma, concretamente, la sovranità italiana. Mentre vanno respinte al mittente inaccettabili e grotteschi giudizi sull’Italia, apparsi su organi di stampa di un paese europeo.

L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, e ne è protagonista.

Non faccio le affermazioni di questa sera a cuor leggero. Anche perché ho fatto tutto il possibile per far nascere un governo politico.

Nel fare queste affermazioni antepongo, a qualunque altro aspetto, la difesa della Costituzione e dell’interesse della nostra comunità nazionale.

Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani: se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento. Anche perché si tratta di un tema che non è stato in primo piano durante la recente campagna elettorale.

Sono stato informato di richieste di forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. Si tratta di una decisione che mi riservo di prendere, doverosamente, sulla base di quanto avverrà in Parlamento.

Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”.


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