27 Aprile 2024

Ucraina, Conte (M5S): “Nessuna sconfitta della Russia. Leader UE subordinati a Washington”

L'ex premier: "La strategia sin qui perseguita in ambito Nato basata su continue forniture militari all’Ucraina e sulla logica dell’escalation, non ha determinato la sconfitta militare russa. Tutt’altro. Non c’è stata nessuna sconfitta dell’esercito russo a Bakhmut, non c’è stato nessuno sfaldamento dei suoi comparti militari e paramilitari, non c’è stato nessun ripiegamento sotto la controffensiva ucraina"

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La strategia della NATO per il conflitto in Ucraina, basata sulle forniture militari e sulla logica dell’escalation, ha fallito, mentre la crisi stessa ha messo in luce l’incapacità dell’UE di dimostrare leadership e ha sottolineato la sua subordinazione agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e ora capo politico del Movimento Cinque Stelle.

“La strategia sin qui perseguita in ambito Nato, – prosegue Conte – basata su continue forniture militari all’Ucraina e sulla logica dell’escalation, non ha determinato l’auspicata sconfitta militare russa. Tutt’altro. Non c’è stata nessuna sconfitta dell’esercito russo a Bakhmut, non c’è stato nessuno sfaldamento dei suoi comparti militari e paramilitari, non c’è stato nessun ripiegamento sotto la controffensiva ucraina”.

“L’isolamento della Russia non si è affatto realizzato. Anzi. Si è appena concluso il 15° summit del raggruppamento Brics, a guida russo-cinese, con la prospettiva concreta di un suo ulteriore allargamento nel 2024, che sfiorerebbe il 45% della popolazione mondiale e il 38,2% del Pil globale”, ha continuato Conte.

“Anche i calcoli sul fronte russo si sono rivelati completamente errati. Se Putin pensava a una guerra lampo, si è invece ritrovato coinvolto in un conflitto dispendioso sotto tutti i punti di vista, con l’accusa personale di aver commesso crimini contro l’umanità e la prospettiva di avere compromesso il suo ruolo anche sul piano internazionale. Dopo un anno e mezzo di guerra, qual è la realtà che prevale su tutte queste semplicistiche previsioni pompate dalla propaganda guerrafondaia?

“La realtà sono i 500 mila morti di entrambi i fronti. La realtà sono gli oltre 6 milioni di profughi ucraini che hanno lasciato il loro Paese. La realtà sono intere città e vasti territori completamente distrutti che noi dovremo aiutare a ricostruire nei prossimi anni, con un impegno finanziario europeo, stimato nella sola fase iniziale in 50 miliardi di euro. La realtà è che il conflitto russo-ucraino ha avuto un effetto traino per la crescita del 3,7% della spesa militare mondiale nel 2022 rispetto all’anno precedente, con il risultato che la spesa militare l’anno scorso ha raggiunto, nell’intero pianeta, la somma record di 2.240 miliardi di dollari.

Secondo il capo dei pentastellati, “la realtà è che questo conflitto nel cuore della vecchia Europa ha messo a nudo l’incapacità dell’Unione europea di elaborare una efficace strategia comune e di esprimere un’autonoma leadership, politica ed economica, evidenziando, al contrario, la subalternità dei nostri governanti agli Stati Uniti”.

Come ha osservato l’ex primo ministro italiano, il suo partito è sempre stato “convinto dell’errore di voler infliggere una sconfitta militare alla Federazione Russa”.

Conte, ma non solo negli ambienti grillini, ha più volte chiesto l’avvio dei colloqui di pace con l’Ucraina. In particolare, si è detto favorevole ad una “svolta decisiva nel processo negoziale” con la partecipazione del Vaticano e “di tutti gli altri attori della comunità internazionale”.

“Quando è scoppiato il conflitto – scrive testualmente Conte – abbiamo subito chiesto, come Movimento 5 Stelle, un forte e chiaro impegno per impostare una linea di dialogo con tutte le parti in conflitto e per perseguire la strada del negoziato di pace. Abbiamo portato avanti questo nostro impegno in tutte le sedi, a ogni livello, sollecitando infinite volte, prima Draghi e adesso Meloni. Abbiamo promosso un confronto democratico in Parlamento, in ossequio ai nostri principi costituzionali. Abbiamo utilizzato ogni possibile strumento parlamentare (mozione, risoluzioni, ordini del giorno) e ogni mezzo di dialogo per fare in modo che l’Italia, senza rompere la tradizionale alleanza atlantica, assumesse un ruolo propositivo per indirizzare il conflitto verso una via d’uscita che non fosse la sola escalation militare. Siamo stati tra i protagonisti della marcia dei 100 mila per la pace, a Roma, il 5 novembre dell’anno scorso.

Siamo stati aggrediti e derisi dalla becera propaganda bellicista con ogni tipo di accuse e dileggi. Noi abbiamo tirato sempre diritto, consapevoli che il cammino verso un negoziato e in direzione di un percorso di pace e sicurezza, richiedesse molto più coraggio rispetto all’allineamento acritico a una strategia militare priva di lungimiranza politica.
Siamo sempre stati convinti, insieme alla Santa Sede e a pochi altri attori, che questo fosse il modo migliore per tutelare gli interessi della popolazione ucraina e il suo legittimo diritto all’autodeterminazione.

Siamo sempre stati convinti che fosse un errore lasciarsi guidare dall’ossessione di infliggere una disfatta militare alla Federazione russa, incuranti delle prospettive geo-politiche che rischiano di portarci a un equilibrio internazionale rigidamente bipolare, secondo la logica di una new cold war.

L’anno prossimo si terrà la campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane. È facile prevedere che anche negli Usa questo conflitto sarà al centro del dibattito politico, creando le premesse per un disimpegno militare, visto che la strategia sin qui seguita è costata ai contribuenti americani già decine e decine di miliardi di dollari.
Noi non vogliamo le scuse da chi ci ha aggredito e ci ha dileggiato. Le scuse non ci interessano. Noi vorremmo semplicemente che si ravvedano coloro che sin qui hanno mostrato i muscoli, vantandosi di avere coraggio nel far combattere agli ucraini una guerra per procura. Noi vogliamo semplicemente che questo ravvedimento li spinga ad adoperarsi con solerzia per indirizzare il conflitto verso l’unica soluzione possibile, nel segno della pace e della sicurezza internazionale”.


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