26 Aprile 2024

Crisi di governo, da oggi le consultazioni. Le ipotesi in campo

Si inizia mercoledì pomeriggio sino a giorno 29 gennaio. Gli scenari sono dal Conte ter, a un governo tecnico, da uno politico fino alle elezioni anticipate. Cruciali sono i numeri, se non c'è maggioranza in Parlamento Mattarella dovrà sciogliere le Camere

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Con le dimissioni del premier Giuseppe Conte la crisi di governo entra nella fase cruciale. Dal pomeriggio di oggi sino al 29 gennaio il capo dello Stato Mattarella riceverà le delegazioni dei partiti con i big alla fine. Oggi pomeriggio saliranno al Colle i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, giovedì e venerdì i partiti. Dopo aver ascoltato tutti i gruppi, il presidente della Repubblica dovrà fare sintesi e capire se dalle consultazioni emerge la possibilità di incaricare qualcuno per formare un nuovo governo in grado di trovare la maggioranza nei due rami del Parlamento.

Le ultime notizie fanno riferimento alla nascita di un gruppo di “responsabili” al Senato, gli ‘Europeisti’. Sono diversi gli scenari all’orizzonte: dal Conte ter fino alle elezioni anticipate. Queste, al momento, le ipotesi più accreditate. Intanto, il Centrodestra, che chiederà le elezioni, salirà al Colle con una sola delegazione, non in ordine sparso ha fatto sapere il leader della Lega Matteo Salvini.

CONTE TER

E’ la soluzione auspicata dal premier dimissionario (“Serve un governo di salvezza nazionale”), ma i numeri al momento non sembrano dalla sua parte. Soprattutto al Senato. Per tenere in piedi la maggioranza, infatti, resta decisivo Matteo Renzi, artefice della crisi: una constatazione che rende fragili i nervi dell’intera maggioranza, dal Pd a Leu, passando da M5S allo stesso Conte. I numeri a Palazzo Madama sono infatti fermi sotto quota 10 (necessaria quota 161) e le dimissioni di Conte non hanno portato alla svolta auspicata dai ‘pontieri’.

GOVERNO GUIDATO DA UN TECNICO
E’ una delle ipotesi che sta prendendo corpo in queste ore sulla scia del cosiddetto ‘modello Ciampi’, ossia il governo guidato nel 1993 dall’allora Governatore della Banca d’Italia. I nomi che girano sono sempre gli stessi: Carlo Cottarelli, Marta Cartabia e Luciana Lamorgese, con le due donne in pole, mentre l’ipotesi Mario Draghi sembra tramontare anche se non del tutto esclusa. Draghi piacerebbe pure al Centrodestra, che tuttavia in questa fase chiede le elezioni. In scena potrebbe entrare anche il super tecnico Vittorio Colao, attualmente consulente del governo. Colao piacerebbe all’establishiment internazionale, e trova sponde in particolare tra i dem italiani.

UN POLITICO AL POSTO DI CONTE
Al momento appare complessa la possibilità di sostituire Conte con un politico. I nomi di Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, considerati i ‘papabili’ del Movimento 5 Stelle, difficilmente avrebbero l’avallo del Partito Democratico. E sull’altro versante, i pentastellati non potrebbero metabolizzare un premier dem. Il problema resta sempre quello dei numeri: bisogna incassare la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. A meno di racimolare senatori alla Ciampolillo, come Binetti e altri centristi.

GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE
L’idea è stata lanciata dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi: un governo formato dalle principali forze politiche per traghettare il Paese fuori dall’emergenza alimentata dall’emergenza sanitaria e soprattutto economica, prima di ridare la parola agli italiani. E’ un’opzione che tuttavia non sembra scaldare le diverse anime del centrodestra, a cominciare da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che si è espressa chiaramente per il ritorno alle urne così come Salvini.

ELEZIONI
Il ritorno alle urne è l’extrema ratio e allo stesso tempo un’ipotesi che ad oggi è tutt’altro da scartare. Se la crisi di governo non si riuscisse a ricomporre, al presidente Mattarella non resterebbe che sciogliere le Camere e indire le elezioni. Per alcune forze politiche, dalla Lega di Matteo Salvini a FdI di Giorgia Meloni, sarebbe proprio questa la strada da percorrere, sebbene – dato non trascurabile – tra i mille parlamentari nessuno vorrebbe tornare a casa a due anni dal termine di legislatura.


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