27 Aprile 2024

Dal Britannia a Maastricht, così Draghi e altri hanno distrutto l’Italia dal 1992

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Sono giusto 30 anni. Trent’anni fa, nel 1992, l’Italia fu messa sul mercato degli speculatori e svenduta di tutto, spogliata di tutti i suoi gioielli industriali. Il declino inarrestabile del Paese più bello e tra i più potenti del mondo inizia proprio in quell’anno, con un’azione concordata e sincronica dai grandi potentati economici e finanziari, con una classe politica emergente che portò avanti la loro agenda di devastazione.

Tutto ebbe inizio con il golpe giudiziario di Mani Pulite, l’inglorioso “pool” milanese che spazzò via i maggiori partiti come DC e PSI, ma non sfiorò mai il PCI, il partito comunista più forte in occidente, che pure percepiva più degli altri immensi capitali come finanziamento illecito ai partiti, in particolare dall’estero.

Erano i tempi delle manette facili di Di Pietro, della gogna mediatica del mainstream sui maggiori esponenti di quei partiti, le monetine contro uno statista come Craxi, contestato dai sinistri telecomandati e costretto poi in esilio dove morì; la riunione decisiva sul panfilo Britannia dove era presente il “liquidatore” del Paese, tale Mario Draghi (o “vile affarista”, come lo definì Cossiga), in cui venne deciso il trattato di Maastricht che diede vita alla moneta unica, l’Euro; le pilotate e destabilizzanti stragi di mafia (leggi trattativa stato-mafia o servizi segreti), e le stragi in cui persero la vita Falcone e Borsellino, magistrati onesti e non corrotti che stavano pure indagando sugli ingenti capitali illeciti che ricevettero i comunisti italiani da Mosca e altrove. Riina e Brusca erano mafiosetti agricoli, i probabili esecutori, ma i mandanti di quelle stragi devono cercarsi nello “stato profondo” made in Italy, Londra, Tel Aviv e Washington.

Dal 1992 in poi, quando l’Italia da quinta potenza industriale al mondo iniziò a declinare, c’è stata un’ascesa fulminante di mezze tacche appartenenti ai circoli massonici e finanziari. Da Ciampi a Dini ad Amato, fino a Monti e appunto a Draghi, per citarne alcuni. Tutti banchieri o professoroni accreditati, cari allo stato profondo Usa, Ue e alla massoneria.

Amato nel 1992, da Presidente del Consiglio dei ministri decretò il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani per lo 0,06% (una manovra da 90mila miliardi di vecchie lire), e ‘riparare’ l’affondo dell’infame speculatore “presunto filantropo” George Soros, il sionista ungherese della “Open society” e primo finanziatore dell’immigrazione clandestina, che portò alla svalutazione della nostra Lira del 30%.

Il primo, Ciampi, fu promosso addirittura capo dello Stato, il secondo presidente del Consiglio, il terzo pure premier e oggi alla guida la Consulta, mentre Draghi, uomo un tempo a libro paga di Goldamn Sachs e di altre istituzioni finanziarie, fino al 21 Luglio 2022 è stato a capo di un governo che prendeva ed eseguiva ordini dalle stesse èlite che gli spianarono la strada per diventare prima direttore generale del Tesoro, poi, come Ciampi, capo di Bankitalia e infine presidente della Banca centrale europea (Bce), fino a palazzo Chigi. Un uomo tutto d’un pezzo, Draghi, che stufo di avere a che fare coi morenti e delegittimati partiti italiani ha colto la palla al balzo per farsi mandare via in attesa, forse, di un incarico prestigioso a Bruxelles, dove del resto è di casa.

Trent’anni di tirannia finanziaria e speculazione, dove larga parte della classe politica che a quei tempi valeva e si faveva valere sui tavoli internazionali (leggi Craxi e Sigonella), è finita in cella e al suo posto, fino ad oggi, è stato protagonista un manipolo di traditori e codardi pilotato dai circoli finanziari fedeli al blocco euro-atlantico, che da burattinai ne tira i fili.

Dopo tre decenni finalmente questa classe politica al servizio delle èlite finanziarie si è autoliquidata a vicenda. Alle prossime elezioni è previsto un fortissimo astensionismo. Sono milioni di elettori che protestano per i crimini commessi da Conte e Draghi negli ultimi due anni. Non si recheranno alle urne. Un segnale importante, sì, ma non risolutivo come ad esempio potrebbe esserlo una rivolta di popolo che scenderà in piazza per la situazione esplosiva economica e sociale che questi servi della finanza hanno provocato in questi anni. E’ arrivata l’ora di riprendersi la sovranità nazionale e monetaria, non quella propagandata da falsi d’autore come Lega e FdI, entrambi partiti appartenenti ai circoli della finanza internazionale che in questi tre decenni ha distrutto il più bello e ricco Paese del mondo.


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