Una delegazione rappresentativa di otto regioni, guidata dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega), ha depositato presso la Corte di Cassazione il quesito per proporre un referendum sulla legge elettorale. La richiesta prevede di abrogare la parte proporzionale del Rosatellum, trasformando la legge elettorale in maggioritario puro.
A sostegno dell’iniziativa referendaria i consigli regionali di Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli, Piemonte, Abruzzo, Liguria e Basilicata, tutte guidate dal Centrodestra. Secondo l’articolo 75 della Costituzione per proporre un referendum abrogativo o di modifica di una legge dello Stato ci vogliono o 500mila firme oppure l’approvazione da parte di 5 regioni.
La volontà di presentare il quesito referendario era stata espressa dal leader della Lega Matteo Salvini per evitare “inciuci di palazzo” dopo la formazione del governo giallorosso: “Chi prende un solo voto in più governa per 5 anni”, aveva detto l’ex vicepremier parlando della necessità di fare il maggioritario puro. Forza Italia, che nutre perplessità sull’abolizione della quota proporzionale, alla fine ha trovato convergenza con gli alleati del centrodestra.
Se dovesse andare in porto il referendum, con l’ammissione della Corte, (Calderoli in una intervista si dice certo, ndr) c’è da riordinare i collegi elettorali anche sulla scorta del taglio dei 345 parlamentari proposto dal M5s e che sarà in discussione alla Camera il prossimo 7 ottobre.
Il senatore Calderoli ha postato delle foto dalla Corte: “Sono con i delegati delle otto regioni che hanno votato la richiesta di referendum abrogativo della quota proporzionale della legge elettorale”, scrive sui social
“Non temo rifiuti dalla Consulta”, ha fatto sapere il senatore Roberto Calderoli. “Otto regioni che sono molto al di sopra delle cinque richieste soprattutto in rappresentanza di tutto il Nord del Paese, del Centro, del Sud e delle isole hanno deliberato la proposta di un referendum abrogativo della legge elettorale in modo tale che nasca un sistema completamente maggioritario – aggiunge -. Ovvero l’elettore sceglie chi andrà a governare e chi perde andrà all’opposizione”.