Il sindaco di Roma Ignazio Marino starebbe pensando a “dimissioni volontarie” dopo l’incessante pressing del suo partito, il Pd, che vuole costringerlo alle dimissioni dopo i ripetuti “scandali” di cui sarebbe protagonista il primo cittadino di Roma Capitale.
Secondo quanto appreso dall’Ansa, sono insistenti le voci di un’uscita di scena volontaria del sindaco, sotto attacco non solo per la gaffe con Papa Francesco durante la visita negli Usa (“Io non invitato il sindaco Marino, sia chiaro!”), ma ultimo scandalo in ordine, ma tra l’altro, appunto, per le spese istituzionali che hanno generato un vespaio di polemiche e l’apertura di una inchiesta da parte della procura guidata da Giuseppe Pignatone.
Queste voci, che rimbalzano in tutta Roma e, soprattutto in ambienti autorevoli Pd, si sono fatte tra ieri e oggi più insistenti anche all’interno di Palazzo Senatorio. Alle 11 in Campidoglio è convocata una Giunta comunale sul Giubileo, ma slitta alle ore 12. L’Assessore alla Legalità della capitale, Alfonso Sabella ha affermato che “ci sono stati dei problemi”.
Circolano pure indiscrezioni che se non dovesse fare un passo indietro Marino, nelle prossime ore l’intera giunta potrebbe dimettersi in massa. Marino è alle strette e non molla. Resta in trincea e ieri ha promesso che pagherà di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. Il sindaco rinuncerà anche alla carta di credito intestata al Comune.
La volontà di pagare di tasca propria tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma è stata annunciata ieri durante la riunione di giunta che si è tenuta ieri nel pomeriggio. Successivamente, in una nota, ha ricordato di essere stato lui “a mettere on line tutti gli atti di cui si parla in queste ore. Dopo gli anni opachi e neri è la mia amministrazione ad aver portato trasparenza.
PD PER EXIT STRATEGY CON SFIDUCIA E POI GABRIELLI
Sul versante maggioranza, anche Sel chiede un passo indietro del sindaco e oggi pomeriggio incontrerà il commissario del Pd capitolino Matteo Orfini nel quale si valuterà una exit strategy per uscire dall’empasse politica che sembra gravare sul Campidoglio. Sul piatto una possibile mozione di sfiducia o azioni comunque risolutive. In attesa di eventuali elezioni anticipate, il comune sarà retto dal commissario Franco Gabrielli, già nei fatti “sindaco facente funzioni” dopo l’esautoramento di Marino dall’evento del Giubileo.
“Faccio questo gesto per i romani, non per chi mi attacca”, puntualizza Ignazio Marino. “Ma ora voglio che Roma guardi avanti, guardi all’ impegno per il Giubileo, ai cambiamenti necessari perché i cittadini vivano meglio in una città più moderna e accogliente”.
“Guardo all’obiettivo giubilare, all’anno che si apre in anticipo l’8 dicembre e che si chiuderà a fine novembre del 2016. E’ una sfida – ha aggiunto – che Roma, con lo sforzo di tutti i cittadini e con il concorso del governo, saprà vincere. Da due anni c’è il tentativo di sovvertire la scelta democratica dei cittadini. Io continuerò sulla strada del cambiamento e gli stessi cittadini giudicheranno”.
Insomma, il cielo non è azzurro sopra il Campidoglio e Ignazio Marino è alle strette. E a rincarare la dose ci pensa il M5S, da sempre in trincea contro Marino. Beppe Grillo su Twitter scrive: “#marinodimettiti e Roma subito al voto!”.
“Non è più una questione di legittimità, ora è diventata una questione morale per questo Marino si deve dimettere”. Aveva affermato mercoledi il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista nel corso di una conferenza stampa sulle spese di rappresentanza del sindaco. “Abbiamo chiesto più volte le dimissioni di Marino – ha aggiunto – soprattutto alla luce delle bugie in merito alla cena con la Comunità di Sant’Egidio che poi ha smentito”.