Testimoni di giustizia mai più soli. Sono molti i casi in Italia, di testimoni che hanno con coraggio denunciato clan e organizzazioni mafiose salvo poi ritrovarsi isolati e facili “prede” della ‘ndrangheta. Vulnerabili. Con una proposta di legge ad hoc, non dovrebbe più sentirsi isolato il testimone di giustizia che denuncia i propri aguzzini.
Almeno sembra essere questo lo spirito della proposta ultimata e consegnata alla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi la Pdl per i testimoni di giustizia, ossia coloro che denunciano racket, pizzo, omicidi, estorsioni, e qualunque attività illecita a loro danno o a danno della società.
A darne notizia è il coordinatore del V° Comitato dell’Antimafia che si occupa di testimoni, collaboratori e vittime di mafia, Davide Mattiello (Pd).
La proposta di legge è frutto della relazione approvata all’unanimità dalla Commissione Antimafia nell’ottobre del 2014. Saranno definiti in maniera più rigorosa i criteri di accesso alle misure speciali, saranno certi i tempi e le modalità di uscita dalle misure speciali ma soprattutto le misure speciali saranno confezionate addosso al testimone e ai suoi familiari “come un abito sartoriale” per evitare danni e traumi.
Per questo, spiega Mattiello, si propone, tra l’altro, di istituire la figura del “referente per il testimone” e il Comitato di sostegno: “strumenti per prevenire il più possibile contenziosi amministrativi tra testimoni e ministero dell’Interno.
Insomma, commenta Mattiello – una proposta rigorosa, che aumenta la qualità della vita dei testimoni di giustizia e il contenimento dei costi di protezione”.
Il deputato Pd, , che dedica questo atto parlamentare a Rita Atria, giovanissima e coraggiosa testimone di giustizia morta il 26 luglio 1992, perchè, spiega, “nessun testimone di giustizia debba mai più sentirsi così solo”, ringrazia per questo lavoro i consulenti della Commissione Antimafia e il particolare la dottoressa Marzia Sabella.
“Auspico – conclude Magttiello – che la proposta di legge, che la presidente Bindi presenterà prima di tutto ai membri della Commissione, possa essere firmata da tutti i commissari e presentata sia alla Camera che al Senato. Auspico che presto ci si possa confrontare con il Governo che a maggio 2014 ha istituito un tavolo tecnico sulla medesima materia”.
L’assenza di un apposito strumento, di tutela verso i testimoni di giustizia, ha in qualche modo reso “meno agevole” per la vittima di abusi mafiosi di denunciare proprio per i timori di essere poi lassciati soli e abbandonati dallo Stato.