Cinquantanni fa il terremoto del Belice che sconvolse la Sicilia e il paese intero. Nella notte tra il 14 e 15 gennaio del 1968 una violenta scossa di magnitudo 6.4 della scala Richter (il Decimo di quella Mercalli) rase al suolo alcuni paesi nella Valle del Belice, area compresa tra la province di Trapani, Agrigento e Palermo, e provocò la morte, secondo diverse fonti, tra le 250 le 380 persone. 14 centri nella zona furono danneggiati. Totalmente distrutti Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice e Santa Ninfa.
Un sisma devastante di cui non si aveva memoria dai tempi dal terromoto del 1908 tra Messina e Reggio Calabria che provocò morte e devastazioni epocali: centomila vittime, secondo i testi di storia.
A ricordare la tragedia del Belice il capo dello Stato Sergio Mattarella che a Partanna ha detto: “Ricordiamo oggi, a mezzo secolo di distanza, il sisma che devastò la Valle del Belìce, primo terremoto devastante del dopoguerra. Otto anni anni dopo avvenne quello del Friuli. Centodieci anni fa erano state colpite Reggio Calabria e Messina, con oltre 100.000 morti: la prima devastazione di queste proporzioni a ferire l’Italia unita”.
“Le capacità dell’intero Paese di reagire alle calamità naturali hanno rappresentato momento della verità, misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino”. “Il Belice non è morto”, anzi è riuscito a “rialzarsi dopo la catastrofe” ma lo Stato deve onorare i suoi debiti, ha affermato Catania. E’ una storia di sacrifici, impegno sociale, politico e culturale, lotte di tanti anni, caparbietà imprenditoriale.
“Questa terra – ha detto ancora – oggi vuole mostrarsi come un insieme di bellezze naturali, di eventi culturali di alto spessore, di beni culturali di rara bellezza, innovative reti museali, rinomati percorsi enogastronomici e di un’offerta turistica di alta qualità”.