Il giorno dopo la strage di Ankara, domenica è il giorno della commemorazione e delle proteste. Diversi cortei sono partiti in tutta la Turchia già dalla serata di sabato. Le concentrazioni maggiori sono ad Ankara e Istanbul.
Migliaia di persone si sono ritrovate nel centro della capitale turca per commemorare la strage avvenuta ieri vicino alla stazione di Ankara prima di una manifestazione per la pace dove due esplosioni hanno causato 97 morti e circa 400 feriti.
In molti chiedono a Erdogan di rassegnare le proprie dimissioni, per essere “responsabile” dell’attacco durante la manifestazione pacifista pro curdi. Se non “responsabile diretto”, dicono i manifestanti, deve riternersi l'”ispiratore”.
Per la Turchia è il più grave attentato terroristico nella storia del paese. Il corteo di oggi ad Ankara è diretto a piazza Sihhiye, a poca distanza dal luogo delle due esplosioni nei pressi della stazione ferroviaria. In testa i due co-leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag.
Poco prima, momenti di tensione si erano registrati tra i manifestanti e la polizia, che ha impedito la deposizione di garofani nel punto dell’attacco perché si troverebbe ufficialmente ancora a disposizione delle forze dell’ordine per le indagini.
Già ieri sera manifestazioni di commemorazione per le vittime e di protesta contro il governo, giudicato da molti dimostranti responsabile dell’attacco, erano state organizzate a Istanbul e in diverse altre città turche.
VIDEO ESPLOSIONE E IL DRAMMA DEI FERITI AD ANKARA
Il più sanguinoso attacco terroristico nella storia della Turchia ha colpito una marcia per la pace nella capitale Ankara ad appena 20 giorni dalle cruciali elezioni politiche anticipate. Due violente esplosioni in pochi secondi e a pochi passi dalla stazione ferroviaria, nel pieno centro della città, hanno fatto strage di uomini e donne tra le migliaia di persone radunatesi per chiedere di fermare l’escalation del conflitto con il Pkk curdo e riaprire i negoziati di pace.
Nessuna rivendicazione immediata, ha fatto sapere il governo, che parla di un probabile attacco kamikaze. Una strage senza precedenti in un Paese che pure neanche tre mesi fa aveva già dovuto piangere i 33 attivisti filo-curdi diretti a Kobane e uccisi da un kamikaze a Suruc, al confine con la Siria. Un attacco che aveva trascinato la Turchia nel caos, facendo da miccia per la riapertura del conflitto con il Pkk dopo una tregua in vigore dal 2013.
Intanto Papa Francesco esprime “grande dolore” per la “terribile strage” di Ankara, in Turchia. “Dolore per i numerosi morti. Dolore per i feriti. Dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace”, ha detto all’Angelus. “Mentre prego per quel caro Paese chiedo al Signore di accogliere le anime dei defunti e di confortare i sofferenti e i familiari”. Il Papa ha anche inviato al presidente turco Recep Tayyip Erdogan un messaggio di cordoglio per le vittime di Ankara.