“Chiedo al governo italiano e faccio un appello: aiutateci a fare uscire dal Pakistan me e la mia famiglia perché siamo in pericolo”: questo l’appello urgente del marito di Asia Bibi, la donna 47enne cristiana condannata 8 anni fa all’impiccagione per blasfemia e a fine ottobre assolta dalla Corte Suprema pakistana, ma che non può lasciare il Paese a causa delle proteste dei fondamentalisti islamici. Ashiq Masih ha lanciato la sua richiesta di aiuto all’Italia in un videomessaggio ad Aiuto alla Chiesa che Soffre.
“La nostra vita è in pericolo, abbiamo difficoltà anche a trovare da mangiare”, dice Ashiq Masih nel suo appello all’Italia. Lui e la figlia Eisham erano stati in Italia lo scorso 24 febbraio come testimoni dell’evento di Acs ‘Colosseo Rosso’ in occasione del quale il monumento romano era stato illuminato in solidarietà con chi è perseguitato per ragioni di fede. “È molto importante l’attenzione della comunità internazionale e dei media per mantenere viva Asia Bibi e per proteggerci”, conclude.
“Ci stiamo lavorando con altri Paesi occidentali, con discrezione per evitare problemi in loco alla famiglia che vuole avere un futuro. Posso assicurare che io, da ministro ma anche da leghista, ci tengo che donne e bambini a rischio della vita, possano avere un futuro, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al programma ‘Non stop news’ di Rtl 102.5 intervistato da Pierluigi Diaco.
L’assoluzione di Asia Bibi ha provocato dure proteste e diversi giorni di disordini in Pakistan: i fondamentalisti islamici insistono a chiedere la pena capitale per la donna e hanno presentato un ricorso contro la decisione della Corte suprema.
L’avvocato Saif ul-Mulook, che ha salvato la cristiana pachistana Asia Bibi dall’impiccagione per blasfemia, è stato costretto a lasciare il paese, temendo per la sua vita, dopo le minacce da parte degli islamici radicali.
Mulook ha guidato il collegio difensivo di Asia Bibi nei quasi dieci anni che ha passato in prigione con una condanna a morte sulle spalle, decretata nel 2010 da una corte del distretto di Nankana, nella provincia centrale del Punjab con l’accusa di aver offeso Maometto. Mercoledì scorso la giovane donna è stata assolta dalla Corte Suprema ma resta in carcere, in seguito ad un accordo tra il governo pakistano e i leader della protesta.