L’ex generale Ratko Mladic è stato condannato all’ergastolo per genocidio dal tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi). L’ex comandante dell’esercito serbo-bosniaco è stato condannato in primo grado per genocidio e crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati durante la guerra in Bosnia (1992-95).
“A Sarajevo Ratko Mladic – ha detto il giudice leggendo la sentenza – volle portare avanti una campagna micidiale di bombardamenti e cecchini e a Srebrenica volle perpetrare genocidio, persecuzione, sterminio, assassinio e atti disumani attraverso trasferimenti forzati”.
Mladic, tra le altre cose, era accusato di essere stato alla testa delle peggiori atrocità commesse durante il conflitto, come l’assedio di tre anni di Sarajevo ed il massacro di ottomila musulmani nell’enclave di Srebrenica, la peggiore esecuzione di massa in Europa dalla Seconda guerra mondiale.
La Bosnia è divisa, per i serbi è un eroe, per i musulmani bestia
“A Ratko Mladic auguro che gli appaiano in sogno ogni notte i miei due figli di cui ho potuto seppellire solo due ossa, sua figlia Anna che si è suicidata nel 1994 e tutti i bambini uccisi”, ha detto all’Aja Munira Subasic, presidente di una delle associazioni delle madri di Srebrenica che hanno esultato oggi nell’aula del Tribunale internazionale dell’Aja all’annuncio dell’ergastolo inflitto all’ex generale serbo-bosniaco per genocidio e crimini di guerra e contro l’umanità.
La sentenza del Tpi ha suscitato in Bosnia-Erzegovina reazioni differenti a seconda dell’appartenenza etnica. Mladic resta un eroe per i serbi, quasi senza eccezione, che accusano di parzialità il tribunale dell’Aja. E alcune decine di manifestanti nella Sarajevo orientale (la periferia della capitale che fa parte della Republika Srpska, l’ entità a maggioranza serba di Bosnia) sono scesi in piazza mostrando cartelli con scritte quali “Eroe”, “Europa, vergognati”.
Per i croati e i musulmani invece Mladic ha avuto ciò che si meritava, anche se la maggioranza ritiene che non esiste una pena adeguata all’efferatezza dei crimini commessi. Sebbene non ci sia alcun serio segnale di insoddisfazione a Sarajevo né si è verificato alcun incidente, è visibile che è stata rafforzata la sicurezza intorno all’ambasciata della Serbia nella capitale.