Si a euro e all’Europa, ma no all’austerity, ha detto il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio alla stampa estera, rassicurando sul fatto che “noi non siamo estremisti”, come qualcuno (Renzi e Berlusconi, ndr) dipinge il movimento.
Tuttavia c’è necessità di politiche “espansive” per tirare fuori il paese dalle secche e dare risposte agli undici milioni di italiani che il 4 marzo hanno premiato il programma del M5s. E sul tetto del 3%?: “Mi pare che ormai tutti concordino che vada rivisitato o superato, ora vediamo come”.
Sulle alleanze per un possibile governo di cui si sente parlare in questi giorni, Di Maio ha affermato che “nessuna delle forze politiche” finora “si è fatta avanti per parlare dei temi che interessano gli italiani”, ma “sento parlare di cariche e problemi interni ai partiti”.
Esclude governi istituzionali e sottolinea, come del resto ha fatto Salvini (che oggi ha chiuso al Pd, aprendo di fatto ai 5 Stelle), che gli elettori hanno scelto un candidato premier, un programma e una squadra di governo, ma non ha escluso l’ipotesi più plausibile (vista l’assenza dei numeri), e cioè un’alleanza di governo che sia basata sui temi.
Un ritorno alle urne non lo spaventa: Se gli avversari politici “vogliono sentire ancora più forte il messaggio degli italiani dato il 4 marzo, siamo disponibili”, ha ribadito tornando però sulla necessità maggiore “responsabilità a tutte le forze politiche”. “Abbiamo improntato la nostra politica sul dialogo e non vogliamo lasciare l’Italia nel caos”, ha rimarcato ancora il leader pentastellato.
Sull’elezione dei presidenti di Camera e Senato Di Maio ha precisato che queste “non devono essere legate a dinamiche di governo, ma sono figure di garanzia. Dialoghiamo sui temi, non sulle cariche”, ha detto ancora il capo del M5s.