Omicidio eccellente ad Ankara. L’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, è stato ucciso da un folle durante una mostra fotografica nella capitale. L’attentatore è stato poi ucciso in un blitz della polizia turca. Il diplomatico è morto in ospedale, dove era stato inizialmente ricoverato. La notizia è stata confermata dal ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova.
“Oggi è un giorno tragico per la diplomazia russa”, ha detto la ministra citata dall’agenzia Tass. “L’omicidio del diplomatico russo si qualifica come un atto terroristico”, ha aggiunto Zakharova
“Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui”. È questa una delle frasi che l’attentatore avrebbe urlato prima di sparare all’ambasciatore russo. Secondo i media turchi l’attentatore è stato identificato come un diplomato dell’accademia di polizia di nome Mert Altintas, di 22 anni, che aveva conseguito il titolo nel 2014 al Rustu Unsal di Smirne.
Il giovane, secondo quanto appreso dalla Tass sarebbe stato respinto allontanato dalle forze dell’ordine a seguito delle indagini per il fallito colpo di stato del 15 luglio. L’attentatore era bollato come membro di un’organizzazione terroristica, ritenuto tale perché molto vicino al fanatismo islamico.
“Condanniamo questo atto di violenza, qualsiasi sia la sua fonte”, ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, John Kirby, riguardo all’attentato. “I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con lui e la sua famiglia”.
L’omicidio dell’ambasciatore russo squarcia la fragile tregua diplomatica tra Mosca e Ankara dopo la “guerra di nervi” registrata a seguito dell’abbattimento di un jet russo al confine con la Siria. Il presidente Vladimir Putin ritenne allora che fu il suo omologo Erdogan a ordinare l’attacco del caccia.