Sembravano “un’esclusiva” della Via Lattea, ma eruzioni gigantesche simili a quelle avvenute due secoli fa nel sistema stellare Eta Carinae sono state osservate per la prima volta in altre galassie.
Ancora misteriosa sotto molti aspetti, l’eruzione di Eta Carinae che avvenne nel 1840, scagliando nello spazio una massa di materia 10 volte superiore a quella del nostro Sole. A scovare dei possibili gemelli di Eta Carinae è stato Rubab Khan, del Goddard Space Flight Center della Nasa, grazie alle immagini raccolte dai telescopi spaziali Spitzer e Hubble.
Pubblicata sull’Astrophysical Journal Letters, la scoperta potrebbe aiutare a capire l’origene degli “strani” cambiamenti di luminosità di Eta Carinae, come quello che due secoli fa la portò a essere per alcuni anni la seconda più luminosa del cielo.
Quel che si conosce con certezza su Eta Carinae la sua composizione: una coppia di grandi stelle, la maggiore con una massa di 90 volte quella del Sole e una luminosità 5 milioni di volte superiore e la minore ha una massa pari a 30 volte il Sole. Attorno alle due stelle sono visibili grandi nubi di gas prodotte da violentissime esplosioni ripetutesi nel tempo, analoghe a quella avvenuta nel ‘800 ma le cui cause sono ancora in gran parte ignote.
Per tentare di capire questo mistero i ricercatori sono andati alla ricerca di coppie di stelle simili e dopo un lungo lavoro analisi delle foto scattate negli anni dai due telescopi hanno scoperto 5 possibili sosia di Eta Carinae.
Stelle come queste sono molto rare e per trovarle i ricercatori hanno dovuto spingere il loro sguardo al di fuori dei confini della Via Lattea. Le 5 ‘gemelle Eta’ si trovano tutte in altre galassie, a una distanza minima di 15 milioni di anni luce, e per poterle analizzare meglio bisognerà attendere il nuovo potentissimo telescopio spaziale James Webb, della Nasa, la cui messa in orbita è prevista nel 2018.