Un anno prima della tragedia, il 16 agosto 2016, Lucio, il fidanzato killer reo confesso di Noemi Durini, scrisse una lettera alla sedicenne in cui le manifesta tutto il suo folle amore e dove parla della sua vita da “sballo” prima di conoscerla rivelando l’alta tensione in famiglia a causa del suo rapporto con la ragazza sfociato anche in un tentato suicidio. “Quando avrò 18 anni, troverò un lavoro, una casa e ci sposiamo”. Dalla missiva, mostrata ieri sera a “Quarto Grado” e che riproponiamo testualmente, emergono particolari sul carattere del giovane che possono essere di grande interesse.
«Mi chiamo Lucio, ho quasi 18 anni, siamo nel 2017, e vorrei farti sapere com’era la mia vita prima di conoscerti. Avevo un migliore amico che si chiama Alessio; ci divertivamo con la musica reggea a tutto volume nella stanza mia con le casse e fumavamo grosse quantità di marijuana e spacciavamo in tutti i paesi delle nostre vicinanze. Un giorno, non mi ricordo quando, (Alessio) mi disse che dovevamo fare un patto: che io non dovevo fidanzarmi e lui neanche. Un giorno andando con lui alla villetta del paese per incontrare gli altri amici, vidi una ragazza di nome Noemi, che mi piaceva già da un bel po’ e venendo a sapere che aveva problemi con il suo ragazzo ne approffittai a far di tutto per rimorchiarla.
Mi misi a parlare con lei bevendo del the al limone, e lei mi chiese se poteva sorseggiare e io tutto felice gli dissi di si. Ci siamo scritti su Messenger per poterci incontrare il giorno dopo e le mi chiese a me se potevamo andare da soli allo spiazzale. Io felicissimo dissi di si. Arrivati allo spiazzale con musica depressa e pianti riuscì a calmarla e ad un tratto si avvicinò a me e mi abbracciò. Io furbo, ne approfittai e cercai subito di baciarla e ci riuscì.
Mi feci delle promesse e quella in particolare di non abbandonarla mai. Lei si fidava di me, ma allo stesso tempo aveva paura di perdermi. Io invece non ci credevo veramente di stare con lei, perché era un sogno per me. Passati i giorni e i momenti più belli e indimenticabili, tra feste, mare, uscite, lei a casa mia, la doccia insieme, le dormite, tutto insieme, arrivarono i giorni più brutti della mia vita. Cioè vederti tuo padre che ti dice ‘lasciala stare’. Mi stavo iniziando a stressare, perché quando una cosa è mia io la voglio mia per sempre, a tutti i costi. E così sarà per sempre.
Iniziano pesanti problemi in famiglia, con mio padre e mia madre che mi portano all’esaurimento nervoso. Io incominciai a ribellarmi, scatenando tutta la rabbia che avevo verso di loro. Quella sera volarono forti manate tra me e mio padre, talmente tante che svenii e loro chiamarono il 118, dicendo che ero sclerato e poi è svenuto. Mi portarono in Pschiatria dandomi dei medicinali devastanti a tal punto che io dormivo e basta. Questo è durato 7 giorni di Tso, ma avevo quella forza nel cuore grazie a lei e quella forza mi aiutava a scappare da mio padre, per potermi vedere con lei.
Tutti i miei amici mi sfottevano perché con quei medicinali non capivo niente. Mi ripresi, ma siccome io con questa ragazza litigavo spesso stavo male e per giorni non ci sentivamo, e io soffrivo dentro. Ma io ero innamorato pazzo di lei e nessuno me la leva dalla testa. Un giorno stanco della mia vita perché non potevo più stare con lei, presi una forbice affilatissima e mi bucai con violenza il braccio sinistro, per tre volte, trovando la vena.
Ho perso dopo 4 minuti conoscenza e dopo quattro minuti svenii. Il giorno dopo mi trovai in un’atra Psichiatria per tentato suicidio. Passata la settimana del Tso, uscito da lì, convinsi mio padre e mia madre che lei l’avrei eliminata dalla testa, ma così non fu. Io la amo ancora e non la tradirò mai per potermela tenere stretta e più in là sposarmela. E che farò presto a trovare una macchina, una casa e vivere con lei per sempre. Lo giuro. Adesso devo pensare al lavoro, poi dopo i miei 18 anni la vita è mia e la promessa sarà quella di convivere con te per sempre. E poi sposarsi per sempre.
Ti amo, 12 agosto 2016»