26 Aprile 2024

Bufera in Regione Lombardia, arrestato Fabio Rizzi. "Corruzione"

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Bufera in Regione Lombardia, arrestato Fabio Rizzi. "Corruzione"
Il consigliere regionale della Lega Nord in Lombardia, Fabio Rizzi

Milano – All’alba di martedì, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno arrestato 21 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio. L’inchiesta verte su presunti appalti pilotati nella sanità lombarda, in particolare nei servizi odontoiatrici. Tra gli arrestati spicca il nome di Fabio Rizzi, medico anestesista, consigliere della Lega Nord alla Regione Lombardia dove ricopre il ruolo di presidente della Commissione “Sanità e Politiche Sociali”.

Il provvedimento restrittivo, eseguito nelle province di Milano, Monza e Brianza, Como, Varese, Bergamo, Brescia e Palermo, è stato emesso dal Gip presso il Tribunale di Monza, Emanuela Corbetta, su richiesta della procura brianzola.

SVILUPPI DELL’INCHIESTA
L’indagine, denominata “Smile”, svolta dal Nucleo Investigativo di Milano ed avviate nell’autunno del 2013, ha riguardato dinamiche interne al mondo della sanità regionale che, dal 2004, ha conosciuto il proliferare di numerosi appalti pubblici d’ingente valore attraverso cui numerose Aziende ospedaliere hanno esternalizzato il servizio di gestione di ambulatori odontoiatrici.

Gli inquirenti hanno potuto ricostruire come negli anni, al moltiplicarsi delle gare, sia corrisposta la nascita ed il consolidamento di una posizione di sostanziale monopolio di un gruppo imprenditoriale con sede ad Arcore (Odontoquality), vincitore della pressoché totalità degli appalti.

Gli accertamenti hanno permesso di ricostruire come questa situazione sia stata la conseguenza dell’esistenza, in Lombardia, di un presunto circuito criminale orientato ad influenzare (mediante la turbativa delle gare d’appalto bandite) le dinamiche di tale peculiare ambito, interferendo sul piano amministrativo, imprenditoriale e politico.

Secondo l’accusa, sul fronte amministrativo vi sono funzionari pubblici di diverse Aziende Ospedaliere che, corrotti dalle imprese fornitrici dei servizi sanitari, hanno reso loro favori illeciti nella gestione delle pratiche di loro competenza;

Su quello imprenditoriale, vi sarebbero corruttori che hanno beneficiato dell’aggiudicazione di importanti appalti pubblici truccati o di altre prestazioni illecite, accaparrandosi i proventi di un giro d’affari complessivo stimato in circa 400 milioni di euro dal 2004 ad oggi.

Sul fronte politico, il consigliere della Regione Lombardia Fabio Rizzi ed un componente del suo staff che avrebbero garantito, con il loro appoggio strategico, le condizioni per far perdurare l’esistenza del “sistema” clientelare. La ricerca della necessaria “copertura politica” da parte dell’imprenditrice al vertice del gruppo si è tradotta in un interessato connubio tra i livelli imprenditoriale e politico, dando vita ad una presunta associazione per delinquere responsabile della commissione di molteplici reati contro la Pubblica amministrazione la cui figura centrale risulta essere Maria Paola Canegrati, amministratrice del complesso sistema societario che – secondo gli investigatori – ha potuto procurarsi negli anni, “attraverso turbative d’asta, la corruzione degli associati Longo e Rizzi e la corruzione dei funzionari pubblici preposti alla gestione dei servizi di odontoiatria affidati in service ai privati dalle singole aziende ospedaliere e alle forniture per i medesimi servizi, la stipulazione di vantaggiosi contratti per le predette società, nonché, sempre attraverso la corruzione degli associati Longo e Rizzi, la stipulazione di vantaggiosi contratti con strutture sanitarie private e private convenzionate”.

Nello specifico Fabio Rizzi e Mario Longo, si legge nell’ordinanza, “nelle rispettive qualità, il primo di consigliere Regionale della Regione Lombardia e presidente della Commissione “Sanità e Politiche Sociali” del Consiglio Regionale, il secondo di appartenente allo staff del primo con incarichi pubblici nell’ambito dell’odontoiatria, abusando dei propri ruoli e poteri, inducevano i funzionari pubblici preposti alla gestione dei servizi di odontoiatria e alle forniture odontoiatriche dell’aziende Ospedaliere della Regione, nonché gli amministratori delle strutture private e private convenzionate della Regione, a favorire nell’indizione delle gare d’appalto o nella scelta del contraente privato le società riconducibili alla Canegrati”.

Rizzi e Longo, in ragione del loro ruolo, secondo l’accusa, avrebbero favorito l’imprenditrice nello svolgimento di due gare d’appalto bandite dalle Aziende ospedaliere “Istituti Clinici di Perfezionamento” (del 2015, da 45 milioni di euro) e “Ospedale di Circolo di Busto Arsizio“ (del 2014, da 10 milioni di euro). Inoltre, nei rapporti economici intrattenuti con importanti strutture sanitarie private (Clinica San Pio X, Istituto Stomatologico Italiano e San Raffaele) accreditate con il Sistema sanitario regionale, al fine di ottenere nuove commesse o di scongiurare la rescissione di contratti già in essere con le aziende della donna.

Infine, nei progetti d’espansione della stessa anche in altre regioni d’Italia, in particolare intercedendo sulle decisioni di un ulteriore gruppo imprenditoriale gestore di servizi presso alcune strutture sanitarie toscane a sua volta favorito, dagli stessi Longo e Rizzi, in un progetto di collaborazione Lombardia-Brasile che prevedeva la costruzione di un ospedale pediatrico nella regione del Goias. Un progetto, che sarebbe stato gestito in prima persona da Rizzi e da Longo, e comportava la costruzione, in Sud America, di un ospedale per bambini “gemello” del milanese Buzzi.

Per fare ciò Fabio Rizzi e Mario Longo sarebbero stati remunerati attraverso il finanziamento della campagna elettorale di Rizzi per le elezioni regionali del febbraio 2013, con dazioni in denaro, tra cui una presunta tangente di 50.000 euro (pagata in contanti grazie all’intermediazione di un soggetto accusato di riciclaggio) ed una serie di finte consulenze – per 5.000 euro al mese – fatturate dalla moglie di Longo.

Altra formula accertata dagli inquirenti, è stata la creazione di una società utilizzata per istituire alcuni ambulatori odontoiatrici in strutture sanitarie private, le cui quote sono state intestate alla Canegrati e, per interposta persona, al Longo ed al Rizzi. Nonché la promessa di ulteriori future nuove dazioni in denaro o di incarichi di natura privata.

Le indagini, oltre al contesto associativo illecito generato dalle aderenze tra la sfera politica e quella imprenditoriale hanno permesso anche di dimostrare la commissione di una serie di reati coincisi con le turbative di ulteriori gare d’appalto ottenute attraverso la corruzione dei singoli funzionari pubblici e la loro “induzione ambientale”. I pubblici amministratori, cioè, da una parte si sono visti remunerare gli appoggi garantiti all’imprenditrice, dall’altra, operando in seno ad Aziende Ospedaliere i cui vertici sono di nomina politica, hanno scelto di non ostacolare Maria Paola Canegrati in forza degli appoggi strategici a lei garantiti da Longo e Rizzi.
I magistrati contestano la corruzione di tre funzionari dell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, in relazione alla turbativa d’asta di una gara d’appalto del 2010 dell’Ao di Desio e Vimercate del valore di 90 milioni di euro circa e all’omessa contestazione di gravi carenze nella qualità del servizio reso dalle aziende dell’imprenditrice in seno all’AO di Desio e Vimercate in forza del predetto appalto; la corruzione di un funzionario amministrativo degli Istituti Clinici di Perfezionamento (ora ASST Nord Milano) in relazione alla turbativa della già citata gara d’appalto del 2014 dell’Ao “Istituti Clinici di Perfezionamento” di Milano del valore di 45 milioni di euro circa; la corruzione di un odontoiatra dell’Ao “Policlinico di Milano”, in relazione alle illecite condotte poste in essere per favorire le aziende dell’imprenditrice nell’esecuzione di un appalto in essere presso detta struttura. La corruzione di due ex funzionari dell’Ao di Melegnano (ora ASST Melegnano e della Martesana), in relazione all’illecita estensione di un contratto d’appalto già in essere presso l’AO di Melegnano. La turbativa di una gara d’appalto del 2015 dell’Ao di Desio e Vimercate del valore di 105 milioni di euro circa (rinnovo del precedente appalto), contestata, oltre all’imprenditrice, ai vertici dell’Ao al momento dell’indizione del bando (ora mutati); la corruzione, da parte di un imprenditore, di Rizzi, Longo e di un ulteriore soggetto dell’entourage del primo, per favorire l’assegnazione di un finanziamento concesso da Finlombarda (finanziaria di Regione Lombardia).

Le indagini hanno fatto, infine, emergere gli “effetti deleteri del continuo asservimento degli infedeli pubblici ufficiali e incaricati di pubblici servizi agli interessi di privati”, dimostrando come “non solo sono stati violati i principi cardine di trasparenza, imparzialità, legalità, indispensabili per una buona amministrazione pubblica, ma si è determinata l’erogazione di servizi scadenti con ricadute, di natura economica e non, sia sugli enti pubblici che sui pazienti”.

Il provvedimento cautelare ha disposto, inoltre, il sequestro della somma di 50.000 euro a carico – in solido – del Longo e del Rizzi e di 38.000 euro a carico del solo Longo, quale profitto della corruzione ai fini della confisca per equivalente.


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