28 Aprile 2024

Covid, il Parlamento UE boccia la stretta degli Stati: “Rispristinare subito diritti, libertà e democrazia”

Approvata a Strasburgo una risoluzione che invita gli stati membri a rispettare i principi della carta dei diritti fondamentali. "Stato di emergenza non può durare all'infinito". Monito sulla censura delle opinioni, fino alle limitazioni delle libertà individuali compresse e sulla libertà di circolazione

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Il Parlamento europeo ha bocciato le durissime misure restrittive imposte dai singoli stati nazionali per fronteggiare l’emergenza Covid. L’assemblea qualche giorno fa ha approvato una risoluzione dal titolo “Impatto delle misure connesse alla COVID-19 sulla democrazia, sui diritti fondamentali e sullo Stato di diritto”, e invita gli stati membri a uscire dallo stato di emergenza ed a ripristinare i diritti fondamentali, le libertà violate e la democrazia, fortemente limitati con il pretesto del virus. La risoluzione approvata era stata presentata dall’europarlamentare spagnolo Juan Fernando López Aguilar. Intervento in plenaria

Il Parlamento sostiene che non è possibile procedere a restrizioni con atti deliberativi, come  ad esempio i dpcm legati allo stato di emergenza, ma invita a coinvolgere i parlamenti nazionali (totalmente esautorati), in considerazione – si legge – che la Commissione di Venezia sostiene lo stato di emergenza costituzionale de jure piuttosto che lo stato di emergenza de facto basato sulla legislazione ordinaria, in quanto “un sistema di poteri costituzionali di emergenza de jure può fornire migliori garanzie per i diritti fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto e meglio servire il principio della certezza del diritto che ne deriva”.

Una considerazione che richiama le dichiarazioni della Commissione europea con la presidente Ursula von der Leyen che a marzo dichiarò come “le misure di emergenza devono essere limitate a quanto necessario ed essere rigorosamente proporzionate e non devono protrarsi sine die, ossia a tempo ‘indeterminato’.

La risoluzione evidenzia che in questo quadro di limitazioni “la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità traggono beneficio dall’evoluzione delle circostanze causata dalla pandemia; che deve essere riconosciuto l’importante ruolo svolto da Europol nel monitoraggio dell’impatto della pandemia di COVID-19 sulla criminalità organizzata, le forme gravi di criminalità e il terrorismo nell’UE sin dall’inizio della pandemia.

C’è un passaggio pure sulla sistematica censura che è in atto in molti paesi ad opera di canali social e del mainstream. Nota infatti il Parlamento Ue che in alcuni Stati membri la libertà di espressione è stata limitata con il pretesto della lotta alla disinformazione; che alla pubblicazione di opinioni critiche sui social media sono seguiti arresti per “allarmismo” o per aver “messo in pericolo il pubblico”. Inoltre, in un passaggio successivo, è scritto che “il modo migliore per combattere la disinformazione è proteggere e garantire il diritto all’informazione e la libertà di espressione, fornendo sostegno per garantire il pluralismo dei media e un giornalismo indipendente”, quest’ultimo oggi fortemente limitato e censurato da social e media tradizionali.

Alcuni Stati membri – si legge sempre nella risoluzione Ue – hanno fatto ricorso a misure eccessivamente repressive per far rispettare le restrizioni, come la criminalizzazione della violazione delle norme di confinamento e arresto delle attività, che si traducono in sanzioni elevate e precedenti giudiziari permanenti.

Il parlamento europeo, tra gli altri punti, invita gli Stati membri a considerare la possibilità di uscire dallo stato di emergenza o di limitare in altro modo il suo impatto sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, valutare le norme costituzionali e istituzionali in vigore nei rispettivi ordinamenti interni alla luce delle raccomandazioni della Commissione di Venezia, ad esempio passando da uno stato di emergenza de facto basato sulla legislazione ordinaria ad uno stato di emergenza costituzionale de jure, prevedendo quindi migliori garanzie di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali in caso di emergenza; definire esplicitamente in un atto legislativo, in cui viene mantenuto uno stato di emergenza de facto, gli obiettivi, il contenuto e la portata della delega di potere dal legislativo all’esecutivo.

Occorre inoltre garantire che sia la dichiarazione che l’eventuale proroga dello stato di emergenza, da un lato, sia l’attivazione e l’applicazione dei poteri di emergenza, dall’altro, siano soggette a un efficace controllo parlamentare e giudiziario, tanto interno quanto esterno, e assicurare che i parlamenti abbiano il diritto di sospendere lo stato di emergenza.

Garantire che, in caso di trasferimento di poteri legislativi all’esecutivo, gli atti giuridici emessi dall’esecutivo siano soggetti ad una successiva approvazione parlamentare e cessino di produrre effetti se non ottengono tale approvazione entro un determinato lasso di tempo; affrontare l’eccessivo ricorso ad un processo legislativo accelerato e di emergenza, una questione sottolineata anche dalla Commissione nella sua relazione sullo Stato di diritto del 2020 (COM(2020)0580).

Esaminare come garantire meglio il ruolo centrale dei parlamenti in situazioni di crisi e di emergenza, in particolare il loro ruolo nel monitoraggio e nel controllo della situazione a livello nazionale,

Prendere in considerazione l’opinione della commissione di Venezia secondo cui i parlamenti devono tenere le loro sessioni plenarie e non dovrebbero consentire la sostituzione temporanea dei deputati né ridurre la loro presenza (anche se proporzionalmente).

Esaminare le riflessioni della commissione di Venezia sulle elezioni e valutare la possibilità di ricorrere a metodi di voto a distanza, quali il voto per corrispondenza, il voto su Internet, le urne elettorali mobili e il voto per delega, nonché il voto anticipato, in particolare in caso di pandemia.

Strasburgo invita gli Stati membri ad applicare le misure connesse alla COVID-19 tenendo debitamente conto della proporzionalità delle misure di esecuzione; afferma che l’applicazione delle misure connesse alla COVID-19 deve rispettare i diritti fondamentali dell’UE e lo Stato di diritto e ritiene che la parità di trattamento delle persone sia fondamentale a tale riguardo.

Invita gli Stati membri a valutare le misure da essi attuate che hanno limitato la libertà di circolazione e a dar prova della massima moderazione e a garantire il pieno rispetto del diritto dell’UE, in particolare il codice frontiere Schengen e la direttiva sulla libera circolazione, al momento di valutare la possibilità di imporre nuove restrizioni alla libertà di circolazione; ricorda che, conformemente al codice frontiere Schengen, la valutazione della necessità di un controllo alle frontiere interne e la sua proroga se introdotto quale azione immediata dovrebbero essere monitorate a livello di Unione. Per questa ragione “invita la Commissione, a tale riguardo, a esercitare un adeguato controllo sull’applicazione dell’acquis di Schengen, in particolare a valutare le misure già adottate dagli Stati membri come pure la tempestività e la qualità delle notifiche trasmesse dagli Stati membri, a monitorare attentamente gli sviluppi e, se necessario, a ricordare agli Stati membri i loro obblighi giuridici nonché a formulare pareri”.

Il parlamento Ue incoraggia la Commissione ad avvalersi delle sue prerogative per richiedere informazioni supplementari agli Stati membri; invita la Commissione a migliorare la sua comunicazione con il Parlamento sul modo in cui esercita le sue prerogative a norma dei trattati; ricorda l’importanza di un’ulteriore integrazione dello spazio Schengen, sulla base delle valutazioni e delle raccomandazioni della Commissione.

Occorre rispettare il diritto alla vita familiare, in particolare delle famiglie che vivono e lavorano in diversi Stati membri e oltre, e a consentire restrizioni solo se strettamente necessarie e proporzionate; invita gli Stati membri a consentire il ricongiungimento delle coppie e delle famiglie separate da misure connesse alla COVID-19, indipendentemente dal loro stato civile, e ad astenersi dall’imporre standard inutilmente elevati di prova della relazione.

Gli Stati membri sono invitati a limitare la libertà di riunione solo se strettamente necessario e giustificabile alla luce della situazione epidemiologica locale e ove proporzionato, e a non utilizzare il divieto di manifestazioni per adottare misure controverse, anche se non correlate alla COVID-19, che meriterebbero un adeguato dibattito pubblico e democratico;

E insiste affinché gli Stati membri si astengano dall’adottare misure che avrebbero un profondo impatto sui diritti fondamentali, quali ad esempio i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, soprattutto in una situazione in cui i problemi di salute pubblica non consentono il dovuto dibattito democratico e una protesta in condizioni di sicurezza, per cui i manifestanti sono costretti a mettere in pericolo la loro salute e la loro vita per difendere i loro diritti.

Incoraggia gli Stati membri ad adottare misure volte a garantire il diritto all’istruzione durante questa pandemia; invita gli Stati membri, alla luce delle ondate di recrudescenza della pandemia, a fornire i mezzi e un quadro sicuro all’interno del quale garantire il proseguimento delle lezioni e a garantire un accesso effettivo a tutti gli studenti.


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