Il candidato europeista e sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, ha ricevuto il 53,93% dei voti dopo lo scrutinio delle schede, mentre il suo rivale, il leader del partito nazionalista Alleanza per l’Unione dei Romeni, George Simion, ha ottenuto il 46,07%, secondo quanto riportato dall’Autorità elettorale permanente. Una vittoria, quella di Dan che desta stupore, e secondo molti osservatori “sospetta” soprattutto dopo che i giudici, in modo unilaterale, lo scorso dicembre, avevano annullato le elezioni vinte a novembre da Calin Georgescu (per presunte ingerenze russe), su pressioni di Bruxelles e da alcuni paesi Ue. Al primo turno del 4 maggio Simion aveva preso il 40,9% mentre Dan venti punti in meno.
Così, Nicusor Dan è diventato il quinto presidente della Romania dopo la caduta del regime totalitario di Ceausescu nel 1989. Prima ancora che i risultati fossero completamente resi noti, i media lo hanno annunciato come il vincitore “matematico” del secondo turno delle elezioni presidenziali, perché aveva ricevuto il necessario 50+1% dei voti dopo lo scrutinio del 92,4% dei voti.
Dan ha ottenuto una vittoria convincente tra i rumeni che hanno votato in Romania, ma ha perso contro Simion tra coloro che hanno votato all’estero. Dopo aver conteggiato l’82% delle schede della diaspora rumena, Simion ha ricevuto il 55,12% dei voti, mentre Dan il 44,88%.
L’Alleanza per l’Unione dei Romeni ha riconosciuto la vittoria elettorale di Nicusor Dan. “Vorrei congratularmi con il mio avversario Nicusor Dan, ha vinto le elezioni”, ha dichiarato “diplomaticamente” il leader del partito George Simion in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. “Questa era la volontà del popolo rumeno. Voglio ringraziare tutti gli oltre cinque milioni di rumeni che hanno riposto la loro fiducia in me”, ha sottolineato. Successivamente Simion aveva protestato per presunti brogli elettorali. “4 milioni di romeni deceduti erano iscritti nelle liste elettorali”, ha fatto sapere il nazionalista sottolineando (“prove alla mano”) che i media mainstream occidentali avrebbero ricevuto quasi 650 milioni di euro per influenzare il voto e censurare i post a favore della destra nazionalista romena.
🚨🇪🇺 €649 MILLION
This is the cost of #censorship and silencing conservative voices in the #EuropeanUnion through projects funded by the @EU_Commission. @vonderleyen’s tyrannical regime will come to an end. Very soon. #Freedom#Democracy— 🇷🇴 George Simion 🇲🇩 (@georgesimion) May 20, 2025
Che ci siano sospetti su presunte ingerenze straniere nel ballottaggio di domenica 19 maggio viene confermato anche dal fondatore di Telegram Pavel Durov che in un post sul suo social ammette di essere stato contattato da un paese Ue (la Francia, ndr) per censurare i contenuti della campagna di Simion. Durov si è rifiutato esplicitamente.
“Un governo dell’Europa occidentale (indovinate quale🥖 ) si è rivolta a Telegram, chiedendoci di mettere a tacere le voci conservatrici in Romania in vista delle elezioni presidenziali di oggi. Ho rifiutato categoricamente. Telegram non limiterà le libertà degli utenti rumeni né bloccherà i loro canali politici. Non si può “difendere la democrazia” distruggendola. Non si può “combattere l’interferenza elettorale” interferendo con le elezioni. O si ha libertà di parola ed elezioni libere, oppure non si hanno. E il popolo rumeno merita entrambe le cose.”, ha scritto Durov su Telegram.