
La Romania torna alle urne per la ripetizione cruciale delle elezioni presidenziali.
La Corte costituzionale del Paese aveva annullato le elezioni di novembre vinte al primo turno, a sorpresa, da Calin Georgescu, nazionalista critico della NATO.
I rumeni sono tornati ai seggi per le elezioni presidenziali dopo 4 mesi che una precedente votazione tenutasi a novembre 24 era stata annullata a causa di presunte accuse di ingerenza russa, mai provate.
Il “golpe”, che non ha precedenti, sarebbe stato orchestrato da Bruxelles perché evidentemente vuole imporre vincitori graditi all’establishment. L’ex commissario Ue Thierry Breton aveva detto: “Siamo stati capaci di fare annullare le elezioni in Romania e saremo in grado di farlo anche in Germania” se a vincere alle scorse elezioni fosse stato l’AfD di Alice Weidel, che non ha vinto ma ha raddoppiato i voti dal 10% al 21 percento, arrivando secondo dopo il partito filo-Ue di Merz.
Poi le stesse èlite hanno compiuto un altro colpo di mano giudiziario in Francia, con i giudici che hanno condannato Marine Le Pen alla ineleggibilità. La leader del RN è la favoritissima alle presidenziali del 2027.
I seggi in Romania sono stati aperti stamane alle 7:00 ora locale (04:00 GMT) e si chiuderanno alle 21:00 (18:00 GMT), con gli exit poll previsti subito dopo la chiusura dei seggi. Secondo i sondaggi, il politico di destra George Simion dovrebbe vincere il primo turno.
La Corte costituzionale ha annullato l’ultima votazione vinta dal sovranista Calin Georgescu, al quale è stata esclusa la possibilità di ripetere l’elezione. Qualche settimana prima era stato anche arrestato, con motivi pretestuosi, minacciato e, il collegio elettorale, aveva bocciato la sua ricandidatura.
L’annullamento è avvenuto tre giorni prima del ballottaggio di dicembre 2024 in cui il leader politico oggi più amato in Romania era dato nei sondaggi al 64%.
L’anomalo episodio ha scatenato vibranti proteste con centinaia di migliaia di rumeni scesi in piazza per chiedere il ripristino delle regolari elezioni e della democrazia. Anche J.D. Vance, vicepresidente Usa, a Monaco, ha condannato l’annullamento delle elezioni in Romania tacciando Bruxelles di essere “antidemocratica”. “La minaccia per l’UE non sono Russia e Cina ma la stessa Unione europea”, ha detto.
Dopo l’esclusione, Georgescu è stato poi sostituito da George Simion, a capo del partito Aur e uno degli 11 candidati alla presidenza in lizza per l’incarico.
Simion, come Georgescu, si oppone agli aiuti militari all’Ucraina, ed è critico nei confronti della leadership della commissione europea, affermando di essere allineato al movimento “Make America Great Again” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Attualmente i sondaggi lo danno a circa il 30 per cento, un vantaggio confortevole che lo porterebbe dritto al ballottaggio del 18 maggio. Ma lui su X ha denuncia sospetti brogli elettorali.
I principali rivali di Simion sono due centristi, l’ex senatore Crin Antonescu, 65 anni, sostenuto dai tre partiti dell’attuale governo filo-occidentale, e il sindaco di Bucarest Nicusor Dan, 55 anni, che si candida come indipendente con una piattaforma anticorruzione.
Entrambi sono pro-UE, pro-NATO e sostengono l’Ucraina. Victor Ponta, ex primo ministro di sinistra diventato nazionalista conservatore, è quarto, ma potrebbe rivelarsi un outsider.
“George Simion è uguale a Calin Georgescu, lui avrà il mio voto”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters Aurelia, 66 anni, una pensionata che ha rifiutato di fornire il suo cognome, e ha affermato di sentirsi “umiliata” dall’annullamento del primo turno di novembre.
“Qui manca tutto. I miei figli non ci sono: sono andati a lavorare all’estero perché qui le cose andavano così bene?”
La pensionata Eugenia Niculescu, 65 anni, che vive a Bucarest e ha faticato a pagare le medicine e altre bollette a causa dell’inflazione alle stelle, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP: “Vogliamo una persona capace che sappia parlare a nome del popolo rumeno nell’UE”.
Il presidente della Romania ha un limite di due mandati di cinque anni e ha un ruolo semi-esecutivo che comprende il comando delle forze armate e la presidenza del consiglio di sicurezza che decide sugli aiuti militari.
Il presidente rappresenta la Romania ai vertici dell’UE e della NATO, può porre il veto su importanti votazioni dell’UE e nomina il primo ministro, i giudici generali, i procuratori e i capi dei servizi segreti. Se dovesse prevalere George Simion come primo ministro potrebbe essere nominato proprio Calin Georgescu, dai rumeni apprezzatissimo leader che potrebbe favorire, insieme a Simion, una netta inversione di rotta rispetto alle politiche autocratiche e di austerità imposte dai piani alti di Bruxelles.