Oltre che al Copasir, “ho il dovere anche di fronte ai cittadini e all’opinione pubblica di riferire alcuni elementi di questa vicenda anche perché ha suscitato un tale clamore mediatico che ne sono nate una serie di ricostruzioni fantasiose che rischiano di gettare ombra anche sul nostro operato istituzionale e non possiamo permettercelo”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a palazzo Chigi, dopo l’audizione di circa due ore e mezza al Copasir sulla vicenda Russiagate.
Durante l’audizione “non mi sono sottratto ad alcuna domanda riferendo anche sulla vicenda Barr” sottolinea il premier. “Barr ha fatto pervenire attraverso canali ordinari diplomatici la richiesta di avere uno scambio preliminare di informazione con la nostra intelligence – spiega Conte – al fine di verificare l’operato di agenti americani, cioè il quesito era di verificare l’operato dell’intelligence americana”. “Quindi – aggiunge – la premessa di questa richiesta è avvenuta da parte dell’interlocutore americano con il presupposto di non voler mettere in alcun modo in discussione l’operato dell’Italia”.
“La richiesta americana risale a giugno” e non ad agosto durante i giorni della crisi, spiega ancora. “E non è pervenuta da Trump ma dal ministro Barr. La richiesta si ricollega alla presunta vicenda Trump-Russia nella campagna elettorale del 2016”. Quanto agli incontri tra l’intelligence italiana e “Barr non si sono svolti nella sede dell’Ambasciata americana né in bar né in alberghi o cunicoli della Roma antica ma a piazza Dante, la sede del Dis”.
Incontri rispetto ai quali il premier sottolinea la “piena correttezza” e “senza ledere nostri interessi nazionali” e che “anzi ci hanno consentito di chiarire con un alleato storico, a dispetto delle ricostruzioni giornalistiche, che non siamo alcun modo coinvolti in questa vicenda e quindi tutte le speculazioni non hanno colto nel segno”. Nel corso del secondo incontro, quello del 27 settembre, “è stato chiarito che, alla luce delle verifiche fatte, la nostra intelligence è estranea a questa vicenda. Abbiamo rassicurato interlocutori americani sulla nostra estraneità e questo ci è stato riconosciuto”. I due incontri, quelli del 15 agosto e quello del 27 settembre, “hanno avuto come esito quello di vedere acclarata l’estraneità della nostra intelligence”.
“Se ci fossero stati illeciti – premette il presidente del Consiglio – io avrei avuto l’obbligo di segnalare all’autorità giudiziaria, avrei fatto scattare una denuncia” e la vicenda “avrebbe preso una piega diversa”. Le richieste pervenute da Barr “erano sull’intelligence americana di stanza a Roma, è chiaro che non venivano a chiedere a noi cosa fa la Fbi qui. C’era la possibilità che avessero lavorato con la nostra intelligence, abbiamo fatto le opportune verifiche” riscontrando che non era così.
“Per completare i chiarimenti – dice ancora Conte – tra le varie illazioni e opinioni anche legittime, qualcuno ha ipotizzato che io avrei voluto informare singoli ministri o leader di partito di questa interlocuzione” tra l’intelligence italiana e William Barr. “Io avverto la grande responsabilità” del mio ruolo anche sul comparto dei servizi di intelligence e “cerco di operare e assolvere questo compito sempre nel rispetto delle legge”. E la legge dice che “se io avessi informato persone non legittimate ad esserlo, avrei violato la legge”.
Ancora, “è stato detto che il famoso tweet del presidente Trump che esprimeva apprezzamento nei miei confronti sarebbe collegato a questa vicenda. E’ falso” scandisce Conte.
Poi, a una domanda sulla vicenda dei presunti fondi russi alla Lega, il premier risponde: “La puntata di Report non l’ho vista, sono state giornate molto intense, ho orecchiato e letto qualcosa e mi pare di capire che sono venuti fuori ulteriori elementi. Voglio essere chiaro: non è mia abitudine attaccare gli avversari politici, non l’ho mai fatto, ma mi sorprende che Salvini pontifichi quotidianamente sulla questione Barr e mi ha sollecitato a chiarirla perché non gli tornava. Credo sia legittima la sua richiesta di chiarimento, così come è legittima da parte degli italiani. A questo punto io la verità chiesta da Salvini l’ho riferita, in sede istituzionale sono stato più dovizioso di particolari, ma quel che mi sorprende è come Matteo Salvini, che non solo era ministro dell’Interno, un ruolo di primaria importanza, ma si è anche candidato a guidare il Paese” chiedendo “pieni poteri ai cittadini, non avverta la necessità di chiarire questa vicenda”.
“Io sono stato in forte imbarazzo – continua Conte sul cosiddetto ‘Moscopoli’ – sono andato in Parlamento, al Senato, a riferire al suo posto, tra l’altro non avendo alcuna informazione da lui. Il ministro dell’Interno non ha risposto al suo presidente del Consiglio che per iscritto gli chiedeva informazioni, mancando di sensibilità istituzionale, qui non c’è affatto sensibilità istituzionale. Lui dovrebbe chiarire cosa ci faceva con Savoini in incontri riservati con le massime autorità russe – il ministro dell’Interno, il responsabile dell’intelligence russa – portandosi dietro Savoini che non ha alcun ruolo. Dovrebbe chiarirlo soprattutto agli elettori leghisti, a chi oggi lo sta vagliando per capire se sia o no idoneo a guidare il Paese”.