Donald Trump ha annunciato di aver nominato “il grande Elon Musk, in collaborazione con il patriota americano Vivek Ramaswamy” alla guida del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge).
“Insieme, questi due meravigliosi americani spianeranno la strada alla mia amministrazione per smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative eccessive, tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali, essenziali per il movimento ‘Save America’. Diventerà, potenzialmente, ‘il progetto Manhattan’ dei nostri tempi”.
Trump ha annunciato anche di aver nominato come capo del Pentagono il 44enne Pete Hegseth, un veterano di guerra pluridecorato ma soprattutto conduttore di Fox News per otto anni. Una nomina a sorpresa. Trump ha confermato di aver nominato come segretaria alla Sicurezza interna (Homeland Security) la governatrice del South Dakota, Kristi Noem.
Un falco anti-Cina sanzionato a Pechino alla guida della diplomazia, un ex colonnello delle forze speciali alla sicurezza nazionale (anche lui duro su Pechino), una governatrice ‘killer di cani’ alla sicurezza interna. E in serata l’annuncio della nomina dell’ex direttore della National Intelligence John Ratcliff, un altro falco, come capo della Cia, e del magnate dell’immobiliare Steven C. Witkoff come inviato speciale per il Medio Oriente.
Donald Trump e i media americani continuano a svelare il casting della sua futura amministrazione alla vigilia del suo sbarco a Washington, dove incontrerà Joe Biden nello Studio Ovale ma anche lo speaker della Camera Mike Johnson e il neo leader della maggioranza repubblicana al Senato.
Per i network Usa il tycoon è pronto a nominare agli Esteri il 53enne senatore della Florida Marco Rubio, che diventerebbe così il primo segretario di Stato latino.
Un premio anche per il ruolo decisivo che ha giocato in campagna elettorale (e che potrà continuare a giocare) con l’elettorato ispanico, dove Trump ha aumentato sensibilmente i suoi consensi. Mentre per la Homeland Security la scelta sarebbe caduta su Kristi Noem, la fedelissima governatrice del South Dakota che voleva far scolpire il volto di The Donald tra quelli di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln nel celebre monumento nazionale del Monte Rushmore nel suo Stato.
Nel frattempo Trump ha confermato su Truth il nome del deputato Michael Waltz come consigliere per la sicurezza nazionale: è stato il primo Green Beret a servire in Congresso, pluripremiato in 27 anni di missioni di combattimento all’estero, e ha servito come consigliere della Casa Bianca nonché dei segretari alla Difesa Robert Gates e Donald Rumsfeld. “Mike è un leader rinomato nella sicurezza nazionale e un esperto delle minacce poste da Cina, Russia, Iran e dal terrorismo globale”, ha scritto il tycoon su Truth sottolineando che Waltz è “un forte sostenitore dell’agenda della mia politica estera e sarà un sostenitore della pace attraverso la forza”.
Nelle primarie del 2016 Rubio e Trump se n’erano dette di tutti i colori (il primo aveva fatto allusioni sessuali evocando le mani piccole del tycoon) ma poi il senatore, vicepresidente della commissione Intelligence ed ex di quella Esteri, si è progressivamente allineato alle posizioni del tycoon, anche sulla guerra in Ucraina: prima diventando uno dei 15 senatori repubblicani che non votarono i 95 miliardi di aiuti a Kiev in aprile, poi definendo inevitabile una “soluzione negoziata”. Ma non è un isolazionista, è per il mantenimento della Nato (nella prima presidenza Trump co-promosse un emendamento per rendergli più difficile ritirarsi dall’Alleanza) e si è battuto per il blocco di Huawei e anche di TikTok, che il tycoon invece ora vorrebbe salvare per non alienarsi milioni di utenti-elettori. Ma Rubio è considerato un falco sulla Cina – da cui è stato sanzionato nel 2020 per le dure critiche alla stretta di Pechino su Hong Kong – sull’Iran, sul Venezuela di Maduro e su Cuba, l’isola di cui è originario: è nipote di un uomo entrato illegalmente negli Stati Uniti nel 1956, espulso e poi ammesso.
Noem, come Rubio, era tra i candidati a vice di Trump ma era stata travolta dalle polemiche quando si era vantata nella sua autobiografia di aver ucciso brutalmente il suo cane da caccia di soli 14 mesi, Cricket, perché “inaddestrabile”: una macchia che avrebbe pesato sugli elettori, dato il posto che occupano i cani nella vita di numerose famiglie americane, ma che ora può essere ripulita al governo. Finora il tycoon ha annunciato solo alcuni nomi della sua futura squadra: la sua campaign manager Susie Wiles come chief of staff, l’ex capo della Immigration and Customs Enforcement Tom Homan come zar del confine, la capogruppo alla Camera Elise Stefanik come ambasciatrice all’Onu e l’ex deputato Lee Zeldin alla guida dell’agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa). Ultimo l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, designato come nuovo ambasciatore in Israele.
Si attende anche la nomina come vice chief of staff del nazionalista bianco Stephen Miller, artefice delle sue politiche sull’immigrazione. Per la giustizia salgono le quotazioni dell’ex presidente della Sec Jay Clayton, dopo che il senatore del Missouri Eric Schmitt si è chiamato fuori. In pole per il Tesoro l’hedge fund manager Scott Bessent, top fundraiser di Trump e suo ex consigliere economico (favorevole ai dazi), dopo che si è sfilato dalla corsa il suo collega John Paulson. Il senatore repubblicano del Tennessee ed ex ambasciatore in Giappone Bill Hagerty, che ha chiesto il taglio immediato degli aiuti all’Ucraina, è in lizza per diversi incarichi. L’insediamento è previsto, salvo altri attentati alla vita del tycoon, per il 20 Gennaio 2025.