Sarebbe stato il copilota a volersi suicidare con l’Airbus 320 della compagnia Germanwings. Il suo nome è Andreas Lubitz, 28 anni, tedesco con 630 ore di volo sulle spalle. Lo affermano le autorità francesi dopo aver ascoltato le tracce audio prelevate da quel che rimane dei flight data recorder.
Fino a ieri non c’erano prove a sostegno di questa tesi, ma non mancavano indizi che avvaloravano sempre di più la pista terroristica o un gesto suicida deliberato. Che poi cambia poco nella sostanza. Se fosse questa la ricostruzione reale, ci troveremmo davanti a un kamikaze in giacca e cravatta e senza cinture esplosive che avrebbe deciso di trascinare con sé altre 149 persone.
Ieri, il New York Times, citando fonti anonime del Bea, aveva pubblicato in esclusiva indiscrezioni circa un pilota rimasto fuori dalla cabina. La pista di un’azione suicida insieme a quella di un commando era l’unica rimasta per esclusione delle altre: nessuna avversità meteo, niente avarie, niente depressurizzazione, niente imperfezioni nel sistema computerizzato di bordo. Niente di tutto questo.
Ricostruzione verosimile basata su quanto dichiarato dalle autorità francesi che indagano sul crash. Tuttavia manca il movente. Perché l’avrebbe fatto, resta un mistero tutto da chiarire. Gli sviluppi potrebbero essere diversi poiché alcune cose non tornano.
E’ altamente probabile che il presunto kamikaze per portare a termine la sua missione suicida abbia svuotato i serbatoi di carburante già prima di entrare nello spazio aereo francese da dove è cominciata la discesa verso la morte insieme al carico di passeggeri e membri dell’equipaggio. Un’azione “deliberata” che appare calcolata nei minimi dettagli. Appare.
Sui serbatoi, giovedi mattina avevamo pubblicato una ipotesi per cercare di fornire un elemento in più alla ricostruzione dell’accaduto. Sul luogo dell’impatto non sembrano esserci aree bruciate, al di là del poco fumo che si è visto nelle immagini. Dalle riprese dall’alto e dalle foto dei soccorritori i colori dei rottami appaiono vivi, non sfiorati dal fuoco, a differenza, invece, di altri disastri aerei come per esempio l’MH17, in Ucraina. Il jet della Malaysia Airlines quando è stato colpito dal missile sopra i cieli ucraini aveva nei serbatoi tonnellate di carburante, forse tre quarti o comunque a sufficienza per raggiungere Kuala Lampur, in Malesia. L’aereo, secondo immagini amatoriali, venne giù a picco schiantandosi a terra con tutto il carico di cherosene. Anche qui un’apocalisse, ma con chiazze d’olio bruciato dappertutto.
Nel caso del GermanWings lo scenario sembra molto diverso. L’aereo si infrange in migliaia di pezzi contro la roccia ma non va a fuoco. Non sembrano esserci aree oleose. Eppure doveva essere pieno di carburante per almeno tre quarti, avendo percorso meno di metà del tragitto. Per farsi un’idea, basti pensare per un attimo all’esplosione dei Boeing subito dopo il catastrofico impatto con le Torri gemelle di New York, l’11 settembre 2001. E fra l’altro ad una velocità molto inferiore di quella “certificata” dal Bea per il Germanwings. Nelle foto dell’attentato alle Twin Towers, si ricordano due giganteschi funghi di fiamme e fumo.
Un giallo? Forse. Se l’Airbus A320 non è andato a fuoco sulle Alpi significa che non aveva più carburante nei serbatoi. E’ stato fatto quello che in gergo si chiama “fuel dumping”? Non è dato sapere. Avvalorando per un momento questo assunto, il punto di domanda ulteriore (sollevato anche nei forum) è: perché il giovane “suicida”, consapevole fino “all’ultimo respiro” del suo gesto aveva bisogno di svuotare i serbatoi del carburante?
Il procuratore di Marsiglia non accenna nulla al riguardo. Le procedure dell’aviazione dicono che i serbatoi, per sicurezza, devono essere svuotati in aria in caso di emergenza. Quindi, può essere che le cose siano andate diversamente? Cioè che il pilota abbia svuotato il carburante per tentare un atterraggio di emergenza in seguito a un guasto per la compagnia “inconfessabile” o altro? Ma perché non ha comunicato con in controllori di volo a terra? Un malore? Mistero.
E’ un dettaglio che inizialmente sembrava “irrilevante”, ma che ora assume molta importanza dopo gli sviluppi di giovedi in cui viene ufficializzata una “verità” “frettolosa” e non proprio chiara sullo schianto. Un pilota fino al giorno prima definito da tutti “impeccabile” ma che all’improvviso è diventato “matto, depresso e kamikaze”. I magistrati francesi avrebbero fatto bene a rendere immediatamente pubblici i file audio delle scatole nere per fugare da subito ogni lecito dubbio…Leggi le contraddizioni sul disastro.
[ultimo aggiornamento 28/03/2015 ore: 13:36]