10 Dicembre 2024

Corte penale chiede l’arresto di Netanyahu e leader Hamas: “Crimini di guerra”

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Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Kahn ha chiesto che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo ha detto lo stesso Kahn in un videomessaggio condiviso sui social dicendosi “profondamente preoccupato” dalle “prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio”.

Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini. Ovvero “aver causato uno sterminio, l’uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto” seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Uno “scandalo”, la replica di Netanyahu, che ha ribadito: “Questo non mi fermerà, non ci fermerà”.

Per quanto riguarda Hamas, invece, oltre che per Sinwar il procuratore capo della Cpi ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di ”sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”.

Una giuria della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Con i mandati chiesti nei confronti dei politici israeliani è la prima volta che la Cpi prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti. La Cpi aveva invece in precedenza emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin per la guerra lanciata contro l’Ucraina. Tuttavia Mosca aveva fatto sapere di non riconoscere l’autorità della Cpi e di non avere aderito alla sua costituzione, così come Stati Uniti e Cina.

Le Nazioni Unite avevano già definito “genocidio” le offensive militari israeliane nella Striscia di Gaza in cui sono morti finora oltre 35mila palestinesi, tra cui migliaia di bambini.


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