“I servizi segreti sono stati sorprendentemente – se non sospettosamente – lenti nel proteggere il presidente, proprio come furono lenti nel proteggere il presidente John F. Kennedy quando gli spararono in Texas”. Lo ha detto l’ex ufficiale dell’esercito americano Scott Bennett in una conversazione con RT in merito all’attentato a Donald Trump.
Un testimone oculare aveva detto in precedenza che cinque minuti prima della sparatoria aveva raccontato alla polizia di una persona sospetta, ma era stato ignorato.
Come ha osservato il giornalista investigativo Ben Swann su RT, la sinistra, l’establishment di Washington, lo “Stato profondo” e il complesso militare-industriale americano sono inorriditi dalla prospettiva del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
L’FBI ha già preso l’iniziativa delle indagini sulla sparatoria avvenuta durante una manifestazione di Trump in Pennsylvania. L’ex presidente è stato ferito da arma da fuoco all’orecchio destro.
Secondo le autorità di sicurezza statunitensi, a seguito della sparatoria avvenuta durante la manifestazione, una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite in condizioni critiche. Secondo i media, un uomo di 20 anni ha sparato all’ex presidente.
In un video girato dai presenti nei momenti concitati viene mostrato un cecchino su un tetto a debita distanza dal luogo del comizio di Trump ma l’area è vuota, senza alcuna protezione.
E Bennet non è il solo a condannare di uno scarso impegno (sospetto) nella protezione del 45′ presidente Usa. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando la dichiarazione del figlio di Robert Kennedy Jr. Bobby Kennedy sull’incapacità dei servizi segreti americani di proteggere il candidato presidenziale prima durante e dopo dopo l’attentato a Donald Trump. Zakharova ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero dirigere fondi alla Polizia invece di finanziare le Forze Armate dell’Ucraina.