Oltre alla raccolta di firme per il referendum abrogativo della legge sul cosiddetto Green pass, c’è anche il primo ricorso alla Corte costituzionale allo scopo di ripristinare i diritti e libertà fondamentali sancite dalla Costituzione italiana, minati dall’introduzione della certificazione verde discriminatoria.
A presentare il ricorso alla Consulta, al fine di sospendere gli effetti del decreto legge 111, già convertito, del 6 agosto 2021, è stato l’avvocato cassazionista e costituzionalista Daniele Granara, professore aggregato all’Università degli Studi di Genova e docente all’Università “Carlo Bo” di Urbino. La notizia è riportata da questo sito che allega anche il ricorso integrale, di 104 pagine, per conflitto di attribuzione.
In sostanza, nel mese di agosto erano state raccolte migliaia di firme (27.252 sottoscrizioni per l’esattezza) per presentare una petizione alle Camere (organizzata sempre dal giurista nel rispetto dell’art. 50 della Costituzione) volta a contrastare l’introduzione del Green Pass in ambiente scolastico e universitario, ma una volta presentata alla Camera e al Senato il 1′ e il 9 settembre scorsi, è stata totalmente ignorata dal Parlamento e dalle Commissioni competenti. Una decisione, secondo il professor Granara, illegittima da cui emerge appunto un conflitto di attribuzione che spetta adesso alla Consulta dirimere.
“Il ricorso – comunica il legale – è stato proposto contro la Camera dei Deputati, in persona del Presidente in carica, il Senato della Repubblica, in persona del Presidente in carica, le Commissioni permanenti delle due Camere che hanno svolto l’istruttoria, il Governo e il Presidente della Repubblica, per la declaratoria della menomazione della attribuzione dei cittadini sottoscrittori la petizione ex art. 50 della Costituzione depositata alle Camere il 1° settembre 2021, consistente nel potere dello Stato Comunità, qui integrato dall’esercizio di un diritto di petizione costituzionalmente perimetrato dall’art. 50 della Costituzione (quì l’approfondimento sulla petizione depositata alle Camere) in relazione all’esercizio della potestà legislativa delle Camere e qualificato dal “comune interesse” che unisce i sottoscrittori della petizione medesima, in ragione della mancata valutazione della comune necessità rappresentata dai sottoscrittori da parte, rispettivamente, del Governo con l’apposizione della questione di fiducia, del Presidente della Repubblica in sede di emanazione del decreto legge e di promulgazione della legge di conversione, delle 1° e 12° Commissione permanente della Camera dei Deputati e della 1° e 10° Commissione permanente del Senato in sede istruttoria, della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica in sede di approvazione della legge di conversione”.
Il professor Granara aveva infatti preannunciato che, qualora la petizione alle Camere non avesse sortito gli esiti sperati, avrebbe sollevato il conflitto di attribuzioni alla Corte.
Il docente auspica quindi “che la Corte Costituzionale possa, in relazione alla pluralità delle violazioni della Costituzione e del Diritto europeo (e segnatamente del Regolamento UE 2021/953 del Parlamento europeo sul Green pass), sollecitamente ristabilire la legalità costituzionale e ripristinare l’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali”.