Il bilancio delle vittime dell’escalation del conflitto nella Striscia di Gaza ha superato le 15.200, ha affermato il ministero della Sanità di Gaza.
“Il numero delle persone uccise a causa dell’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza è salito a quasi 18.000”, ha detto il portavoce del ministero, citato dal canale televisivo Al Jazeera. Più di 49.500 persone sono rimaste ferite.
Il 22 novembre, Hamas ha annunciato un accordo con Israele, con la mediazione di Egitto e Qatar, per una tregua umanitaria di quattro giorni nella Striscia di Gaza, entrata in vigore il 24 novembre. L’accordo prevedeva il rilascio delle donne e dei bambini israeliani detenuti ostaggio a Gaza in cambio del rilascio di donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane.
Le parti hanno prolungato più volte il cessate il fuoco, ma la mattina del 1 dicembre le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno affermato che Hamas aveva violato la tregua a Gaza e aveva aperto il fuoco sul territorio israeliano, spingendo così l’IDF a riprendere le operazioni di combattimento nella Striscia di Gaza. Le autorità palestinesi hanno attribuito la colpa della ripresa delle ostilità agli Stati Uniti.
Intanto torna a far sentire la sua voce l’Onu: “A Gaza c’é l’inferno sulla Terra” il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, al Forum di Doha (Qatar).
Serve “subito un cessate il fuoco che è vitale per porre fine all'”inferno sulla Terra” a Gaza, ha ribadito.
“La disumanizzazione dei palestinesi ha permesso alla comunità internazionale di sopportare i continui attacchi israeliani a Gaza”, ha detto Lazzarini, sottolineando che l’agenzia è sull’orlo del collasso. “E’ sicuramente la situazione peggiore che abbia mai visto”, ha aggiunto: “Le persone vengono all’Onu per chiedere protezione, ma anche la bandiera blu non è più protetta. La situazione ha raggiunto un carattere catastrofico”.