L’Iran ha lanciato contro Israele centinaia tra missili, anche balistici, e droni. Lo ha fatto sapere il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari. La maggior parte dei missili sarebbero stati intercettati dal sistema di difesa aerea Arrow e abbattuti fuori dallo spazio aereo israeliano.
L’attacco avviene dopo che Israele lo scorso 1 aprile aveva attaccato il consolato iraniano a Damasco, capitale della Siria, uccidendo oltre quindici funzionari. Quello di oggi è il primo raid di Teheran contro lo stato ebraico con cui vi è un profondo risentimento reciproco.
L’Iran ha attaccato Israele con centinaia di droni, lanciati in tre ondate. Teheran avvia l’offensiva, nell’operazione “Vera promessa”, utilizzando un’arma ben nota: i droni Shahed, protagonisti anche nel conflitto tra Russia e Ucraina perché usati ampiamente da Mosca per colpire le città ucraine.
I droni Shahed sono sotto i riflettori dalla fine del 2022 e in particolare dall’inizio del 2023 per il ruolo che ricoprono nelle strategie russe. I droni Shahed-136 sono piccoli veicoli aerei senza equipaggio (Uav) progettati con costi limitati per eludere le difese aeree e colpire bersagli a terra dopo averli individuati.
“I droni Shahed-136 sono munizioni vaganti. Le loetering munition a livello tattico hanno più o meno le stesse caratteristiche”, ha spiegato in passato all’Adnkronos Tiziano Ciocchetti, analista militare di difesa online. Il drone – lungo circa 3,5 metri, con apertura alare di 2,5 metri e velocità di 180/190 km orari – ha una caratteristica forma a delta con la fusoliera, dove si trova la testata esplosiva, direttamente integrata nelle ali, ai cui margini si trovano gli stabilizzatori.
Sullo sfondo c’è l’azione tesa a contrastare l’ampia presenza politico-militare dell’Iran in Siria, in particolare i pasdaran della Divisione Qods. I tre alti ufficiali iraniani uccisi erano dirigenti che coordinavano aspetti operativi nell’area siriana, libanese e palestinese.